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100 passi verso il 21 marzo, i ragazzi della “Scotti” a lezione di legalità

di Isabella Puca

Ischia – “La forza dell’impegno, senza neanche spettinarsi” è questo il titolo dell’incontro promosso dal presidio di Libera di Ischia e Procida intitolato alla memoria di Gaetano Montanino, tenutosi giovedì mattina alla scuola media “Scotti” di Ischia. Procendendo verso il 21 marzo il presidio ischitano sta infatti incontrando gli studenti dell’isola per far conoscere loro la storia di Luciana Di Mauro, vedova di Gaetano Montanino vittima innocente di mafia e quella di Nico Sarnataro, un giovane, impegnato con lo sport nella lotta contro la camorra. Ad accoglierli nell’aula magna della Scotti la Dirigente Scolastica, prof. Lucia Monti che si è detta sin da subito emozionata nel conoscere queste persone che, con la loro attività si muovono verso la memoria, l’impegno e la responsabilità.  La Scotti è da sempre attenta al tema e il prossimo 21 marzo presenterà il quaderno della memoria per Federica Taglialatela, un’ischitana, anche lei una vittima innocente. A portare i saluti del Sindaco Enzo Ferrandino il consigliere Luigi Di Vaia, «“Se la gioventù le negherà il consenso anche la misteriosa onnipotente mafia svanirà come un incubo” questa frase di Paolo Borsellino rappresenta l’importanza di celebrare giornate come questa dinanzi a voi.  Non voltate lo sguardo dall’altro lato, esistono delle realtà che è importante conoscere, la cultura della legalità deve far parte di noi e deve partire dalle scuole. Le nostre istituzioni rappresentano l’unico baluardo che può far fronte al fenomeno della malavita organizzata. Luciana ha fatto un gesto di coraggio, quello di perdonare, i supereroi della Marvel li lascerei in un’ altra dimensione gli eroi di questo mondo sono altri». A muovere le fila del presidio ischitano è Egidio Ferrante, a lui il compito di spiegare ai ragazzi come è nata l’idea di realizzare qui a Ischia, terra apparentemente felice, un’organizzazione contro le mafie.  «Il presidio nasce dai rapporti umani. Luciana era qui, appena un anno dopo quei giorni d’agosto in cui fu ucciso Gaetano. Pensammo di ricordarlo in un posto di bellezza perché è così che accade, i presidi nascono dal dolore e diventano bellezza. Il dolore si combatte, é una lotta impari, ma noi ci siamo e continuiamo il nostro percorso, lo facciamo con voi aspettando di vedere realizzati i vostri contributi». Nove anni fa a Piazza Mercato, a Napoli, la morte di Gaetano Montanino, due anni fa a Ischia la nascita del Presidio a lui intitolato. Sono tanti i passi fatti fin ora e a raccontare quelli più significativi è stata la giornalista Isabella Marino. È stata lei a spiegare a giovani della Scotti l’impegno dei ragazzi dell’Istituto Telese che, recatisi in terraferma, sono venuti a conoscenza di quanto Libera ha potuto realizzare in quei beni confiscati alla camorra dove oggi sono state create importanti attività lavorative. «Abbiamo toccato con mano come si vive in contesti fortemente condizionati. Abbiamo trovato situazioni di resistenza di giovani entusiasti di portare avanti quel sogno di rinnovamento del loro territorio da dove erano costretti a fuggire. Come quando abbiamo fatto visita a una fattoria sociale vicino all’ex manicomio di aversa, dove ci siamo trovati con un gruppo di giovani che portano avanti quest’ opportunità di riscatto.  O come quella volta a Quindici, in provincia di Avellino, dove trovammo persone disposte a portare avanti il sogno di giovani come voi di vivere una vita normale liberi dalla paura di essere ammazzati dinanzi alle dinamiche del loro paese. Abbiamo riflettuto che siamo fortunati di vivere in un’isola felice seppur in un territorio complicato, ma ci vuole impegno quotidiano nel mantenere questa nostra isola, salvaguardarla dalle infiltrazioni o da comportamenti nostri individuali che possono favorire questi fenomeni. Siamo chiamati a essere vigili e a dare così un contributo attivo all’antimafia». Commovente e fortemente significativa la testimonianza della vedova di Gaetano Montanino che, a distanza di nove anni dall’aver perso il marito, è riuscita a perdonare uno di quei ragazzi che quella notte si rese colpevole di un atto così brutale. «In Italia ci sono più di mille vittime. La camorra era lontana da me, la nostra era una vita tranquilla, pulita, ho sempre pensato che si uccidessero tra di loro e invece ho perso mio marito dopo che eravamo stati insieme per 30 anni. Tra i dolori più grandi ci fu quel sapere che furono dei ragazzini ad ammazzarlo. Quattro tossicodipendenti che ammazzano per soldi. Come mamma mi sono chiesta cosa abbiamo fatto verso questa società per creare ragazzi cosi violenti. Sono stata tanti mesi a letto, vedere il dolore negli occhi di mia figlia che aveva perso il papà e la mamma mi ha dato la forza di rialzarmi. Dovevo fare qualcosa, volevo dare un senso a quel sangue. Sono un’ assistente sociale – ha continuato la DI Mauro – ho sempre detto che a questi ragazzi va data una  seconda possibilità. Sono andata a Nisida per conoscer la storia di Antonio, uno dei ragazzini che era lì quella notte. Ho scoperto che era orfano di padre e succube di un cugino autore materiale della morte di mio marito. Il 21 marzo di due anni fa ho incontrato Antonio, lo immaginavo brutto e invece era un bambino in lacrime, aveva 24 anni. Quando ho incrociato il suo sguardo di dolore mi sono fatta forza e gli sono andata incontro; stava svenendo nel venirmi vicino e istintivamente l’ho abbracciato e accarezzato». Con il perdono di Luciana, Antonio ha potuto scontare 14 anni di pena fuori dal carcere. Si tratta del primo caso in Italia dove c’è un rapporto diretto tra l’assassino e la vittima. Oggi Antonio lavora onestamente come addetto alle pulizie in un bene confiscato alla camorra, lavora con gli immigrati ed è quasi responsabile della struttura. Antonio ha un figlio e Luciana è un po’ come fosse la sua nonna. La giornata si è arricchita anche di un’altra testimonianza, tra sport e legalità, quella di Nico Sarnataro presidente della Virtus Social Quarto che ha raccontato ai ragazzi quello che è il suo impegno per il suo paese.  «Ho 21 anni, sono uno studente della facoltà di architettura, e la nostra associazione svolge attività sportive per minori a rischio che togliamo dalla strada. Attività che però ha un costo: quello di battersi quotidianamente con il malaffare. A Gennaio di due anni fa sono stato vittima di minacce; avevo 18anni e a 100 metri da casa fui aggredito fisicamente. L’ esperienza di Libera cerco di trasmetterla ai miei coetanei, dobbiamo almeno provare a cambiare le cose, l’ impegno di noi giovani deve essere primario denunciando grandi e piccoli crimini. La generazione che sta uscendo fuori fa poco sperare, tra baby gang e bullismo. Vi invito a fare il vostro dovere, studiare per conoscere il fenomeno, il bene e il male e cosi saper dire di no». Il prossimo 21 agosto tra i mille colori di Libera che sfileranno a Pompei ci sarà anche Ischia, ai nostri giovani il compito di dire il no dell’isola a ogni tipo di mafia.

 

 

 

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