CULTURA & SOCIETA'

Maschere solitarie in strade e piazze vuote, questo il Carnevale di domani sull’isola. Negata ai bambini ed agli… adulti in costume una festa d’evasione attesa tutto l’anno

QUANDO A PIEFDMONTE SI CANTAVA L’ANTICA FILASTROCCA PER IL “DEPROFUNDIS” A CARNEVALE: ““ Carneva', Carnevaletto! T'e mangiato tutt'e pulpette. T'aggio ditto: "Dammene una". T'e mangiate ' maccarune. T'aggiu ditto: "dammenne n'ata" M'e menato na zucculata / Carneva'! Pecchè si muorto? A 'nzalata steva all'uorto. Pane e vino nun te mancava. Schiatta e crepa, Carneva!

Domani sull’isola sin dal mattino doveva essere giornata piena per un Carnevale 2021 ricco e vario, dove i protagonisti dovevano essere la scuola, i bambini ed i ragazzi più grandicelli delle Medie,oltre alle singole maschere ed ai gruppi organizzati che se la sarebbero visto da soli in sale aperte ed addobbate per la festa finale di un Carnevale che invece, tutto sarà fuorchè la festa di Carnevale in maschera con mus, balli, canti e scherzi di ogni tipo. Per dirla in breve non si farà niente con i locali chiusi e tutti a casa , compresi i bambini delle scuole.

ire chiunque in qualsiasi momento, specie negli assembramenti incontrollati dove il contagio non fa eccezioni. Poiché c’è voglia di Carnevale. Casamicciola aggirerà l’ostacolo presentandolo sul web dove saranno pubblicate le foto delle iaschere indovinate. La nota triste è quella di Forio che col sul famoso Carnevale si è fermata alla sua 101esima edizione. Lacco Ameno ormai da tempo non è più sulla scena. Dall’altro lato dell’isola anche la frazione di Succhivo nel Comune di Serrara Fontana il suo carnevale 2021 se lo è conservato per il prossimo anno compresa la caccia al tesoro organizzata dall’ associazione Gertrud Streicher. Pertanto non resta , che pensare al passato, ai nostri carnev ali passati che ormai fanno parte della storia dell’isola di Ischia in tema di divertimento…invernale. Del resto l’isola d’Ischia col Carnevale ha avuto sempre un buon rapporto.

L’hanno “onorato” per il passato fino allo scorso anno quando tutto era normale ,bambini ed adulti, mascherandosi senza pudore, nel senso allegro della parola, uscendo anche fuori dalle ma subito rientrndovi.Ischia pensò ad un carnevale tutto suo che portasse le insegne dell’isola, con maschere e carri allegorici ispirati ai più famosi Carnevali di Viareggio e Rio del Janeiro in Brasile, guardando al fattore turistico. Si ebbero contatti anche con Venezia e Putignano in Puglia, per ottenere suggerimenti sulla creazione di nuovi costumi e maschere originali da utilizzare in quello che doveva essere il nascente Carnevale ischitano. Ideatore e sostenitore dell’iniziativa insieme all’architetto Ugo Ccciapuoti ed alla maestra Signora Sisina De Laurentiis, iniziativa che doveva rientrare nel programma promozional-turistico dell’allora Ente Autonomo per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia, il vecchio EVI, era il compianto Giannino Messina confortato per altro dall’appoggio del Comm. Vincenzo Telese e del Dr. Giacomo Deuringer, personaggi del passato di “maestri’” artigiani locali e l’intraprendenza di brave organizzatrici di eventi, in special modo nell’ambiente scolastico.

Ma qualcosa non andò per il verso giusto e la cosa si arenò per strada. Qualche anno dopo la scuola elementare Marconi di Porto d’Ischia pensò di scendere in campo e nel volgere di pochi mesi organizzò il primo vero Carnevale in cui i bambini avevano il ruolo principale. Correva l’anno 1964. Ci fu una vera e propria mobilitazione popolare con in prima fila le mamme e le maestre delle elementari di tutto il Comune d’Ischia. Chiunque concorse alla riuscita di quell’ indimenticabile Carnevale dei bambini. Furono dodici i carri allestiti e ciascuno con un tema ispirato alle maschere del teatrino dell’arte carnevalesca: da arlecchino a Pulcinella da Colombina a Patalone. Peccato che tutto finì lì, senza seguito per gli anni successivi. Per chiudere riportiamo pari pari la descrizione di un carnevale degli anni ’50 che si viveva a Piedimonte e dintorni e non solo raccontato da Maria d’Acunto che lo ha vissuto. Il racconto si apre e si chiude con i versi di un breve filastrocca in omaggio a Carnevale. Ecco il testo integrale: “ Carneva’, Carnevaletto! T’e mangiato tutt’e pulpette. T’aggio ditto: “Dammene una”. T’e mangiate ‘ maccarune. T’aggiu ditto: “dammenne n’ata” M’e menato na zucculata. Era l’unico vero giorno di una grande abbuffata: maccheroni, polpette, sanguinaccio e costolette .

LE MASCHERE DELLA PITTRICE ANGELA IMPAGLIAZZO

Delle costolette di cui si è perduto per sempre il sapore. Tutte pietanze che venivano da una vittima sacrificale, di cui si sentivano le grida di dolore mentre stava per essere scannato. Un rito cruento che risuona ancora dentro di noi. Tutti avevano un maiale. Quei pochi che non lo allevavano avevano il “segno”. E così tutti potevamo abbuffarci. Ma quello era anche il giorno delle doglianze. Perchè tra noi si aggiravano i morti. Si mascheravano per non lasciarsi scoprire, così come si fa ancora oggi. E piangevano insieme a noi durante il corteo funebre. Costruivamo un fantoccio di paglia e lo portavamo in giro per il paese. Accompagnati e guidati dal suono lugubre di una conchiglia o di una tromba improvvisata. Le lacrime venivano spontanee e noi piangevamo veramente. Forse di rimorso per quell’animale sacrificato. o forse per noi stessi, perchè sentivamo che il piacere era così effimero. Poi tornavamo sulla piazza. Il fantoccio veniva gettato sulla legna accatastata e si accendeva il fuoco. Tutti intorno, in cerchio, guardavamo le vampe che divoravano il nostro fantasma. E cantavamo in coro. Carneva’! Pecchè si muorto? A ‘nzalata steva all’uorto. Pane e vino nun te mancava. Schiatta e crepa, Carneva!

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano

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antoniolubrano1941@gmail.com

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