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L’estate di Lucianna, tra set e il mito di Demetra

Gianluca Castagna | Lacco Ameno – In tutte le civiltà antiche l’inno al sole celebrava con solennità i benefici che l’astro luminoso donava (e ancora dona) all’umanità. Nei versi di Akhenaton si fondono insieme la gioia che riempie tutte le creature di fronte al sole, la gratitudine per i suoi favori, la venerazione della sua potenza simbolica. Uno culto nel quale si scioglie anche il dolore di Demetra, mito della classicità separato con forza da sua figlia Persefone. La forza generatrice della dea, l’alternarsi di luce e oscurità, il succedersi delle stagioni sono simboli che raccontano il cuore pulsante del mondo e dell’uomo.
Tanto tempo fa, quando gli indovini sapevano predire il futuro e il cielo era popolato di divinità potenti e capricciose, tutto poteva accadere. Perfino che una madre, sconvolta dal rapimento della figlia, gettasse la terra in una sterilità implacabile, interrompendo il ciclo delle stagioni. Eppure il mito di Demetra ci insegna che il cambiamento è parte dell’evoluzione naturale delle cose. Resistere non serve a nulla. La Dea della fertilità può essere madre di tante creature, di un figlio non suo (Demoofonte, secondo il mito classico), di un animale, di un opera dell’ingegno o di un progetto creativo. Ma quale sia l’oggetto del suo amore, prima o poi deve imparare a lasciarlo andare perché segua il suo cammino.
Demetra è uno dei tre personaggi dello spettacolo “Inno al Sole”, scritto e diretto da Salvatore Ronga, in scena – caso più unico che raro – alle prime luci dell’alba di domenica, sul belvedere di Villa Arbusto a Lacco Ameno. A interpretare l’archetipo che presiede al ciclo naturale di morte e rinascita, l’attrice Lucianna De Falco. Il Golfo l’ha incontrata a pochi giorni da questa originale e suggestiva performance.
Foto otCom’è nata la tua partecipazione allo spettacolo “Inno al sole”?
«Desideravo tornare a lavorare con Salvatore Ronga, un amico e un autore che stimo molto. L’anno scorso l’ho chiamato quando mi avevano chiesto di festeggiare, con uno spettacolo, il termine dei lavori di restauro all’eremo di San Nicola, sul monte Epomeo, una delle più importanti chiese rupestri dell’isola d’Ischia. Mi piaceva l’idea di fare qualcosa insieme. Salvatore ha ripreso un progetto che aveva in parte realizzato anni fa: l’Inno al sole di Akhenaton, un bellissimo testo teologico e letterario dell’antico Egitto che influenzerà tutte le religioni successive. Quei versi rappresentano il compimento della performance teatrale che prenderà vita all’alba di domenica a Villa Arbusto. E’ nato tutto così».
Nel corso della tua carriera ti sei mai cimentata con i miti della classicità?
«Ti accade soprattutto quando sei alle prime armi, nei saggi di fine corso».
Ci sono difficoltà particolari per un attore?
«Dipende molto dalla scrittura. Quando si parla di testi classici, di rime, la recitazione è più celebrativa. In passato era così. Oggi, per fortuna, la drammaturgia moderna ha fatto una serie di adattamenti di testi importanti per renderli anche più agevoli alla comprensione del pubblico. Nel caso di “Inno al sole” e del personaggio che interpreto, Demetra, la scrittura di Salvatore è molto alta, per certi versi letteraria. Il lavoro che abbiamo fatto insieme è stato rendere il testo più popolare, diretto, in modo che gli spettatori sentissero tutta la potenza del testo, del personaggio e della sua vicenda. Nello spettacolo, naturalmente, non sarò sola: in scena ci saranno anche Roberto Scotto Pagliara e Giovangiuseppe D’Ambra. Il primo, ispirandosi al britannico Norman Douglas, sarà lo straniero sull’isola, un viaggiatore che sale sulla montagna alla scoperta di grotte e case abbandonate, per trovare un dirupo sul quale far risuonare potente una risata di pura gioia. Giovangiuseppe interpreta un naufrago che, preda di un delirio onirico, passa dai racconti della migrazione al mito delle Sirene. Ognuno di loro racconterà un’altra parte di questa attesa del sole, della luce, del giorno».
Ti era mai capitato di recitare all’alba?
«Mai, sono felicissima di poterlo fare. Il testo è stato concepito per essere messo in scena all’alba. Il progetto iniziale prevedeva una performance sul monte Epomeo, poi non è accaduta perché i lavori all’eremo erano in ritardo. Con Salvatore ne abbiamo fatto un reading, mentre stavolta la messinscena nasce come un vero spettacolo teatrale nel cartellone di “Metamorphisis”. Uno spettacolo che si compie proprio nelle prime luci del giorno. Sarà molto emozionante per tutti, compresi gli spettatori».
Al museo archeologico di Pithecusae sono custoditi frammenti piccoli, ma enormi, di una civiltà dove il teatro era quasi un fatto religioso.
«Villa Arbusto è il luogo dove le cose sono accadute. Testimonianze che si conservano e vivono qui. Tanta vita, morte, storia vissuta. Mettere in scena l’Inno al sole nei pressi del Museo archeologico di Villa Arbusto, e più in generale sull’isola d’Ischia, è anche un omaggio a questa terra dove i miti classici assumono un significato forte, vitale, emozionante».
L'artista tedesca Bettina Buttgen ha curato costumi e scene di 'Inno al sole' .jpg (foto quinta)Le scenografie e i costumi sono di un’artista tedesca ma ischitana d’adozione: Bettina Buttgen.
«Bettina sta facendo un lavoro straordinario, gli spettatori se ne renderanno conto. Mi piace molto l’idea di costruire e decostruire insieme il personaggio, la scena, l’evocazione di questo mondo in cui la presenza del trascendente, e del divino, è molto forte. Decostruire un mito come Demetra, una dea, è una sfida appassionante per tutti coloro che sono coinvolti in questo progetto».
Dalla rabbia di Demetra nascono le stagioni, la ciclicità del tempo, l’agricoltura. La rabbia distruttiva diventa creativa: questa la magia del mito, e forse dell’uomo. Capace di creare malgrado tutto. Oggi dove indirizzi più volentieri la tua creatività?
«A differenza della rabbia, che non ho ancora imparato completamente a trasformare, ho un rapporto con la creatività molto più naturale, tranquillo. Non so se artisticamente è un bene. Sto vivendo un periodo molto felice da un punto di vista professionale, forse si sono messi gli astri e le divinità di mezzo. C’è stata una serie di occasioni importanti che mi hanno molto gratificata, dando spazio alle mie emozioni e alla mia creatività. Come lavorare con Marco Tullio Giordana, uno dei registi italiani che amo di più. Il film si chiama “I due soldati”, racconta la storia di due giovani ragazzi napoletani che prenderanno strade diverse tra criminalità e legalità. Io faccio una cosa piccolissima che Giordana mi ha espressamente dedicato e cucito addosso. Per questo è stata un’esperienza meravigliosa, sono pazza di lui».
Cosa ti piace di questo regista?
«Marco Tullio Giordana ha la grazia dei registi di un tempo, quelli che posso dire di aver conosciuto. Sono quasi 30 anni che faccio questo lavoro, chi ha cominciato dopo non sempre ha avuto la fortuna incontrato certi registi. Le cose sono molto cambiate, nel frattempo: oggi vedi più il direttore di casting che il regista. Difficile trovare qualcuno con la grazia, l’autorevolezza, la personalità di un Fellini, di un Marco Ferreri. Un Maestro che crea e al tempo stesso guida la nave in porto con eleganza, educazione, sensibilità ma anche con il piglio di chi sa quello che vuole e come ottenerlo. L’incontro con Marco Tullio Giordana è stato un motivo di grande felicità per me».
La De Falco con Claudia Gerini e parte del cast di 'Nun è Napule', il nuovo film dei Manetti Bros (foto quarta)Hai appena finito di girare il nuovo attesissimo film dei Manetti Bros, tutto girato a Napoli.
«E’ una commedia musicale un po’ sopra le righe, si dovrebbe chiamare “Nun è Napule”, anche se il titolo è quello provvisorio. Non posso raccontare molto della trama: c’è azione, ironia, un camorrista e un finto funerale. E molta musica. Posso dirti che mi sono divertita un mondo sul set, accanto a colleghi e amici come Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Raiz degli Almamegretta. Il set napoletano è stato strepitoso, Napoli mi si è regalata e io mi sono perdutamente (re)innamorata di una città dove non avevo mai veramente lavorato così a lungo. Si sente una voglia di riscatto della gente, un desiderio di riappropriarsi di una dignità che sembrava perduta. Napoli in questo momento è ricca di humus cinematografico e stimoli artistici, c’è un’aria splendida per chi fa questo lavoro. Abbiamo girato a piazza Sanità, in un’atmosfera semplicemente straordinaria».
Lucianna De Falco sul set del nuovo film dei Manetti Bros (foto sesta)Una liaison che continua: in questi giorni sei sul set napoletano del nuovo film di Stefano Incerti “La parrucchiera”.
«Sono una delle parrucchiere, in una faida molto divertente, su un set coloratissimo. Giriamo in un posto meraviglioso interamente riqualificato: Lanificio 25, a Porta Capuana. Uno spazio, oltre che un progetto, che si occupa di promuovere e organizzare eventi innovativi, d’intrattenimento, sia artistico che culturale. Un po’ borgo antico, un po’ centro sociale, sembra di stare a Cinecittà».
Niente vacanze?
«In questo momento della mia vita sono così felice di lavorare che alle vacanze non ci penso. In generale prediligo luoghi di mare, possibilmente deserti, senza troppa gente. Se ne trovano anche sulla nostra bellissima isola, perfino ad agosto, quando è letteralmente invasa».
“Inno al sole” è uno spettacolo di “Metamorphosis”. La tua prossima trasformazione?
«Barbie, con i capelli biondi corti. O magari Giulietta Masina. Sarà una sorpresa, anche per me».
Foto settima

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