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Pensieri in libertà

DI GAETANO FERRANDINO

L’isola dei morti è il più noto dipinto del pittore simbolista svizzero Arnold Bocklin. Le enciclopedie raccontano che tutte le versioni del dipinto raffigurano un isolotto roccioso sopra una distesa di acqua scura. Una piccola barca a remi, condotta da un personaggio a poppa, si sta avvicinando all’isola. A prua ci sono una figura vestita interamente di bianco e una bara bianca ornata di festoni. L’isolotto è dominato da un bosco fitto di cipressi,  associati da lunga tradizione con i cimiteri e il lutto, circondato da rupi scoscese. Nella roccia sono presenti quelli che sembrano essere portali sepolcrali. L’impressione complessiva è quella di uno spettacolo di desolazione immerso in un’atmosfera misteriosa e ipnotica. L’autore non ha fornito alcuna spiegazione circa un significato da attribuire al suo dipinto, anche se l’ha descritto come “un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe fare paura”. Non vorremmo, però, che Bocklin fosse stato munito in vita di doti soprannaturali, quasi da veggente, e vestendo i panni di Nostradamus si sia ispirato quasi alla nostra isola d’Ischia (peraltro l’opera fu anche raffigurata in occasione di una delle ultime edizioni della Festa di Sant’Anna, ed il particolare inquieta non poco) nel dipingere il suo capolavoro. L’isola come sarà, o come magari vorrebbero che fosse tra qualche tempo – possibilmente anche a stretto giro – diversi isolani, per adesso non ancora compiutamente identificabili e targettizzabili.

Böcklin dipinse diverse versioni del quadro fra il 1880 e il 1886. L’opera fu estremamente popolare all’inizio del ventesimo secolo e sempre secondo quanto raccontano i testi affascinò personaggi del calibro di Sigmund Freud, Lenin, Georges Clemenceau, Salvador Dalì, Gabriele D’Annunzio. Addirittura Adolf Hitler ne possedeva una copia originale, acquistata nel 1936. Ora l’impressione è che tra tutti questi personaggi storici, ce ne siano altri, magari meno noti. Parliamo di alcuni nostri concittadini che – evidentemente colti dalla Sindrome di Stendhal – hanno deciso che quel quadro deve essere la raffigurazione della nostra isola negli anni a venire, come se già non bastasse il fatto che qui certamente (compreso in estate, e sottolineo compreso in estate) certo non possiamo dire di fare concorrenza a Ibiza o Las Vegas.

Ho seguito con molta attenzione, e peraltro abbiamo anche avuto modo di dire la nostra a riguardo (fermo restando che siamo disponibili ad accogliere tutte le opinioni di natura divergente, come è giusto che sia su un giornale), la querelle nata nei giorni scorsi e che avrebbe – mi pare di capire – l’intenzione di rendere l’isola meno rumorosa. Ora, partendo dal presupposto che la libertà di pensiero è sacra e va rispettata sempre e comunque, mi chiedo: è mai possibile che a qualcuno possa venire in mente di alimentare una sollevazione popolare perché il giorno di Ferragosto, in piena estate (e questa fino a prova contraria è una località turistica) si sparano dieci massimo venti – dicasi venti – minuti di fuochi pirotecnici per giunta allo scoccare della mezzanotte e non certo alle quattro del mattino? Per non parlare di coloro che costantemente muovono crociate contro i locali notturni, che hanno la sola colpa di ospitare gente che si trova in vacanza e che magari dopo un anno di lavoro (o anche trascorso senza fare una mazza, cambierebbe ben poco…) non ha voglia di andare a dormire e vuole tirare tardi.

No, non ci siamo. In primis dimentichiamo che anche attività del genere muovono economia e garantiscono occupazione, ed in secondo luogo davvero stiamo pensando di mettere il silenziatore ad Ischia? Il problema, non da poco, è che siccome mi hanno raccontato che è stata indetta finanche una raccolta di firme, in molti potrebbero pensare davvero che questa è la soluzione ad ogni problema. Perchè noi isolani vogliamo il turismo, ma mica che i vacanzieri ci rompano gli zebedei, ci mancherebbe: devono venire ad Ischia e accettare il fatto che siamo noi a decidere come abbiano a trascorrere il proprio soggiorno. In fondo, chi credono di essere e dove credono di stare? Noi campiamo tramite loro, ma la notte dobbiamo comunque dormire, e se loro non ne hanno voglia si attaccassero al tram e si regolassero di conseguenza. Ma sì, magari anche andandosene in vacanza altrove, in fondo chi se ne frega. Verrebbe voglia di dire che siamo arrivati davvero al surrealismo cronico, se non fosse che con quest’ultima trovata davvero lo abbiamo superato. Oltre ogni soglia della più logica e fervida (e perversa pure, ma sì…) immaginazione.

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P.S. Quasi quasi lancio una raccolta di firme pure io, per cercare di rendere Ischia più silenziosa e meno rumorosa. Perché non lanciamo una petizione per chiedere che ogni nucleo familiare non debba muoversi, per tutti i dodici mesi dell’anno, con più di un mezzo di locomozione, a quattro o due ruote poco importa? Pensate che quiete e tranquillità sulle nostre strade, e magari pure qualche incidente di meno. Uau, sarebbe uno sballo,  vivremmo talmente tranquilli e meno stressasi, durante il giorno, che magari qualche decibel in più la notte lo sopporteremmo volentieri. E magari pure qualche improvvido botto. Che dire, sembra la classica vignetta con la dicitura “senza parole”. O meglio, quel signore lì chissà che non ci avesse visto giusto. Forse davvero dobbiamo diventare l’isola dei morti.

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