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Cantine Mazzella, quando la vendemmia profuma di mare

Di Malinda Sassu

Nonostante la stanchezza, Nicola Mazzella vorrebbe avere mille occhi e mille orecchie, mille braccia e mille papille gustative solo per essere sicuro di capire se la sua vendemmia andrà a buon fine. È settembre. Ed è tempo di caricare i mosti in barca. Da queste parti, a Campagnano, si vendemmia via terra e si trasporta via mare, e al concetto di vendemmia eroica è facile aggiungere un romanticismo che sa d’antico: la fatica è immane nel raccogliere i grappoli che quasi arrivano a sfiorare l’azzurro delle acque ischitane, percorrendo ogni giorno dislivelli notevoli, su e giù sfidando la natura. Non rimane che ammostare e trasportare quel succo prezioso avanti e indietro, per non perdere tempo, per non affrontare la risalita con quintali di cassette sulle spalle. Ma Nicola è sempre lì, pronto a raccontarti delle sue uve, della sua terra, del suo vino. Nonostante la stanchezza. Ormai sembra certo in tutta l’Isola che il 2016 non sarà una di quelle annate memorabili, una buona annata sicuramente ma non di quelle da incorniciare e metter via per i posteri. Dove si è lavorato bene il marciume non c’è, l’uva è molto pulita, non ci sono state malattie, peronospora e oidio sono andati in vacanza altrove. E mentre nelle zone alte dell’Isola splendeva il sole, il signor giugno ha pensato bene di regalare piogge e anche una grandinata, qui sul lato est, altro che tiepidi calori. Ma è andata bene, fin troppo bene: “Per fortuna gli acini erano ancora verdi e con il caldo di luglio e agosto e il vento da nord, erano comunque secchi, non hanno preso acqua e non si sono marciti” racconta un Nicola soddisfatto, stanco ma orgoglioso di aver ritardato la vendemmia delle uve più sane e aver destinato quei 25 quintali di “uva più bruttina” ad un decoroso e sincero IGT. Attento, curioso, sempre più competente. Sedici anni di vendemmie, vere, non formali, di sacrificio intenso e di coraggio; e sedici anni sono tantissimi per un viticoltore così giovane, ancora nulla se confrontate all’interminabile esperienza di papà Antonio e, in famiglia lo dicono, le uve più belle sono sempre quelle trattate e raccolte da lui, d’altronde è il capostipite, il più esperto.  Così vicini e mai distanti, padre e figlio in realtà si somigliano molto, entrambi ricchi di quella caparbietà tipica della gente vera di quest’Isola. Ma Nicola ne cadenza gli spazi, entrando in scena e determinando il futuro di una cantina che raccoglie sempre più consensi in Italia e all’estero e nasce un dialogo coinvolgente sulla vendemmia, sulla bellezza di vivere ogni giorno tra le sue uve, per respirarne la forza e insieme la loro luce, mentre attraversano il mare per arrivare in cantina.

vitivolturaeroica

Nicola Mazzella è uno di quelli veri, uno di quelli che costantemente ha cercato di migliorarsi giorno dopo giorno. “Sicuramente abbiamo fatto degli errori in passato” racconta “si vinificava in maniera diversa e disordinata ma col tempo ho imparato, tutto solo ed esclusivamente sulla mia pelle”. E poi la metamorfosi, costante ma importante, per costruire con testardaggine e ostinazione quello che adesso è il suo cavallo di battaglia: quel Vigna del Lume che dalla terra parte su piccole barchette, solca le onde e ne cattura i profumi, diffondendoli una volta in bottiglia, con la magia di uno dei luoghi del vino più belli del mondo. Perché questo è Ischia, val la pena non dimenticarsene mai. Era il 2000 e Nicola era alla sua prima vendemmia, un’emozione talmente forte che si rinnova ancora, anno dopo anno: “L’aspetti con l’acqua alla gola perché si sa che ogni vendemmia non è mai uguale all’altra ma una continua scoperta. Tutti gli anni con delle novità che possono essere buone o cattive, scoprire un mosto che ancora non ti parla ma che devi cercare di capire in modo corretto, da solo, con le tue capacità o con il consiglio di qualcuno più grande e competente di te”. E pensa alla vendemmia dedicata all’anno in cui nacque Antonio, suo figlio, mentre quest’anno tocca a Giacomo, il piccolo nato da sua sorella Vera, l’altro nuovo pilastro generazionale dell’azienda; e ancora una volta la vendemmia profumerà d’amore per la famiglia, di nuove generazioni che crescono e che, un domani, si spera possano avere la stessa caparbietà, lo stesso coraggio di queste persone straordinarie, ricche di tradizioni e di solidarietà.La vendemmia in casa Mazzella è ancora una festa: i parenti, gli zii e i loro vigneti confinanti, i cugini e i conferitori, tutti a darsi una mano vendemmiando nel terreno dell’altro per festeggiare insieme, alla fine del raccolto, la fatica e il sudore di un anno. È tutto un aiutarsi da un vigneto all’altro, dalle sei di mattina a sera inoltrata. Ci si ferma solo per uno spuntino, verso le 10, a mangiare quella che chiamano l’insalata della vendemmia: patate, peperoni, olive e tutto quello che di sostanzioso puoi dare per combattere la fatica e se al posto delle forchette hai solo delle canne appuntite ben vengano anche queste, tutto sa di tradizione, non ultimi il salame e il capocollo del maiale sacrificato l’anno precedente. Uomini e donne, la mamma, la sorella Vera e persino Valentina, la bella moglie di Nicola: nessuno si risparmia su questi declivi, a vendemmiare Biancolella e Forastera, Piedirosso e Aglianico. A casa Mazzella le stime, come è logico, sono ancora incerte: un leggero aumento del 20% in più di uve bianche, quest’anno ricche di catechine e carotenoidi, un po’ di grado in meno ma con acidità più stabile, grazie al clima fresco di giugno che ha favorito la formazione di acido malico. Segno che il Vigna del Lume e Villa Campagnano, nonostante le piogge, non ci tradiranno neanche quest’anno.

cassetteuva

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A Nicola poi piace molto sperimentare: protagonista indiscusso delle microvinificazioni di antichi vitigni recuperati e presentati al Vinitaly 2015 in quel grande progetto di Giancarlo Carriero per restituire all’Isola il suo patrimonio più prezioso e perduto nel tempo, la sua anima enoica. Progetto che vede Nicola coinvolto anche quest’anno, alla ricerca di Guarnaccia, Cannamela e Don Lunardo, da trattare e maneggiare con cura e speranza. La sperimentazione è di casa a Campagnano anche quando si parla di flavescenza, quel giallo dorato delle foglie che proprio non ci piace: “Dalle nostre parti si sente molto meno” racconta “stiamo facendo dei monitoraggi e dei trattamenti mirati come in tutta l’Isola, con metodi sistemici. La Regione ha preso tre dei nostri campi proprio per la sperimentazione, con delle trappole per vedere se compare la cicalina della flavescenza. Siamo quindi sempre in allerta”. Ben venga dunque la serenità della famiglia Mazzella, le uve sono a fermentare e a breve si inizierà il lavoro in cantina per una produzione che non fa in tempo a fare bella mostra di sé sugli scaffali che è già finita, grazie alle prenotazioni dall’America e dalla Germania, così come in Campania e su Ischia stessa. “L’ultima richiesta dall’America è di 15 giorni fa ma da tempo non abbiamo più vino. Il Vigna del Lume è finito il 10 agosto, di Villa Campagnano ne abbiamo solo 30 cartoni e mi rimane solo un po’ di Forastera che spero di lavorare per Natale. Dovrò anticipare l’imbottigliamento del Vigna di Levante, proprio per far fronte a qualche richiesta di rosso”: è grande la soddisfazione nella voce di Nicola Mazzella, grande come il suo cuore generoso mentre confida di voler pensare ad un buon rosato di qualità, un prodotto nuovo ma che è ancora in fase di sperimentazione. Intanto, ripensa alla sua prima vendemmia, a quando non avevano niente, neanche la cantina. E mentre quel mosto profumato attraversa il mare, il piccolo Antonio gioca con le uve: “Spero di avere la forza un domani di vedere mio figlio fare la mia stessa vendemmia e rinnovare la tradizione di mio nonno Nicola. Siamo partiti proprio da zero e se prima avevamo problemi a vendere ora invece tutto il vino ce lo prenotano”. La vendemmia in casa Mazzella è proprio questo, innanzitutto l’emozione!

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