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Disperato appello della mamma :«Aiutatemi a salvare mia figlia dall’anoressia»

Di Isabella Puca

Ischia – «Mia figlia è arrivata a pesare  30 kg e 800 grammi in un mese. Per due mesi non ha né mangiato né bevuto. Ora ne pesa 44 ma l’anoressia non finisce quando si ricomincia a mangiare». A rivolgersi a noi de “Il Golfo” è mamma Cinzia, una mamma coraggio che ha preso di petto il disturbo alimentare della figlia e ha fatto della sua risoluzione una ragione di vita. Sua figlia, oggi, ha quasi 15 anni,  l’anoressia che l’ha colpita appena un anno fa è in fase di miglioramento. «Appena scoperto il problema – ci racconta – l’hanno ricoverata per tre mesi al Policlinico. In quel periodo ha visto di tutto e il trauma è aumentato. Deve la  sua vita a un pediatra e una nutrizionista che si occupava di diabete. Come sostegno sono ancora in lista d’attesa per un trasferimento a Bologna». Durante il mese di febbraio, in uno dei tanti pomeriggi trascorsi in ospedale per cercare di combattere un problema di cui sono affetti ormai, anche sulla nostra isola, buona parte degli adolescenti, in un servizio su Rai 3 mamma Cinzia ha sentito di una struttura del Asl presente nel territorio napoletano specifica proprio per i disturbi alimentari: il centro DCA di Soccavo. Da quel giorno, due volte a settimana, mamma Cinzia e sua figlia prendono l’aliscafo e poi la cumana che le porta direttamente dinanzi al centro. «Da marzo ha iniziato la ripresa – ci dice ancora – ma l’anoressia non è solo non mangiare o bere, il problema arriva dopo. In questo centro abbiamo trovato un importante sostegno psicologico, sia per me che per mia figlia. Oltre a sostenere i ragazzi sostengono anche noi genitori che così capiamo come relazionarci a loro. Obbligarli a mangiare, spesso, non è la soluzione al problema». Qui sull’isola non esiste un centro specializzato per la cura e il sostegno dei disturbi alimentari e sono tantissimi i ragazzi e le ragazze, dai 12 ai 16 anni che iniziano a soffrire di questi problemi legati all’alimentazione. «Qui sull’isola – ci dice ancora mamma Cinzia – siamo seguiti in parallelo con il centro dalla dott.ssa Francesca Amalfitano, biologa specialista in scienze dell’alimentazione, ma è davvero dura». Mamma Cinzia si è rivolta a noi perché il centro di Soccavo, che ha salvato sua figlia e tanti altri ragazzi da morte certa, rischia, ancora una volta, la chiusura. Ogni anno, per mancanza di fondi, il centro chiude costringendo i pazienti ad interrompere le terapie in maniera forzata , bloccando i progressi ottenuti e rallentando sempre di più l’iter per la guarigione. Tutti i genitori che hanno figli con disturbi alimentari in cura presso il centro DCA di Soccavo si sono allora riuniti in un’Associazione per far fronte alla chiusura del centro, tra questi c’è anche mamma Cinzia che ha sta cercando di combattere, da sola, anche questa battaglia sull’isola. Se avvenisse davvero la chiusura, sarebbero tutti costretti a emigrare al Nord e con loro chiunque dovesse, un domani, affrontare una simile problematica; quello di Soccavo è infatti l’unico centro in Campania per la cura e il sostegno dei pazienti affetti dai disturbi alimentari. La struttura, è dal 2010 che si occupa nello specifico di queste problematiche, oggi quanto mai attuali se pensiamo che ci troviamo nella società dell’apparenza, dove un like a una foto di Facebook conta di più di un bel voto a scuola. Ogni anno sospendono questo servizio e i trattamenti nonostante in Campania ci siano quasi cinque mila persone affette da anoressia o bulimia, circa il 10% degli adolescenti. Le aziende sanitarie e gli ospedali pubblici della Campania non dispongono di risorse umane, reparti o ambulatori specifici per il problema e il centro DCA di Soccavo rappresenta l’unica speranza per le famiglie che si trovano a dover combattere con queste problematiche, senza dover allontanarsi dalla propria famiglia, dalla propria Regione. «Stiamo cerando di combattere tutti noi genitori, organizzando  una raccolta firme. La gente sta rispondendo, qualcuno invece è restio a mettere il numero della carta d’identità. So che sull’isola alcuni genitori hanno figli con questa problematica, ma restano in silenzio. È sbagliato, nessuno sa quale misura adottare. Non si guarisce dall’anoressia riprendendo a mangiare».Con mamma Cinzia, noi de “Il Golfo” abbiamo deciso di renderci disponibili per raccogliere quante più firme possibile. Abbiamo deciso di farlo per chi di anoressia ci è morto, privandoci così del suo immenso sorriso e per chi sta combattendo con le unghie e con i denti per riconquistare una vita sana lontana dai disturbi alimentari.

Da oggi, nella nostra Redazione in Corso Luigi Manzi – Casamicciola, dalle 18:00, sarà possibile firmare per dare uno schiaffo all’anoressia. Domani sarà possibile farlo anche in piazzetta San Girolamo, dalle 18:00, in occasione della Festa della Zucca organizzata da Telethon. Chiunque abbia un esercizio commerciale può scriverci a quotidianoilgolfo@gmail.com per ricevere il form da far compilare ai suoi clienti. Una firma non costa niente, di anoressia, invece, si può morire.

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