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A ISCHIA LA DRAMMATICA FUGA DEGLI EBREI PERSEGUITATI

Una Mostra fotografica, una esposizione di documenti originali del 1939 e una proiezione sulle immagini più crudeli dell’antisemitismo, sono stati allestiti nel Teatro del Polifunzionale per le 4. 5. Classi del Liceo Scotti: una manifestazione molto sentita e proposta dalla Università Telematica Pegaso in collaborazione con il quotidiano Il Golfo, che per l’occasione ha distribuito agli studenti copie della edizione del 27 gennaio u.s. con lo Speciale Inserto sulla Giornata della Memoria curato dal nostro Gino Barbieri.

La sala-teatro, messa gentilmente a disposizione dal Comune d’Ischia, rappresentato per l’occasione dal presidente del consiglio comunale Ottorino Mattera, è stata allestita con immagini originali e documenti risalenti al periodo fascista, quando, nell’isola d’Ischia, iniziò un incessante esodo di Ebrei in fuga dalla Germania e da altri paesi europei a seguito della emanazione delle Leggi Razziali di Norimberga.

Relatori, il dottor Giuseppe Mazzella, decano della Stampa Isolana, il prof. Michele D’Arco, il dottor Giovanni Cricco e lo scrittore e storico Gino Barbieri. Ha moderato il prof. Ambrogio Mattera, a cui va il merito di aver organizzato il Convegno, che segue analogo “Incontro” avvenuto all’Istituto Mattei di Casamicciola, giovedi 30 gennaio.

 

L’OLOCAUSTO E UNA SOCIETA’ CARATTERIZZATA DALLA VIOLENZA

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Dopo il saluto del presidente Mattera, che ha voluto ricordare il valore della Memoria per le nuove generazioni e il dovere di custodire un patrimonio di libertà conquistato a prezzo di sacrifici immensi dei nostri progenitori, ha preso la parola il giornalista Giuseppe Mazzella, che si è soffermato sull’attualità del messaggio proveniente dall’Olocausto,  inteso come il  riproporsi, in aspetti e sembianze diverse, di una tragedia umana da bandire dal contesto dei popoli civili e da condannare senza appello pere la brutalità e la ferocia della cosiddetta “Soluzione Finale” nazista.

Giuseppe Mazzella, nella sua lunga e articolata “relazione”, che ha toccato le corde più intime dei sentimenti umani calpestati dalla barbarie, ha orientato la discussione sull’Olocausto, su aspetti della società contemporanea, caratterizzata dalla violenza, dalla sopraffazione e da una ricorrente “mostruosità del potere”, che non ha bisogno della tirannìa nazista o fascista per imporre le proprie regole e le proprie leggi gravemente lesive della dignità dell’uomo. “Non sono un conferenziere ma un giornalista –ha esordito Mazzella- impegnato in questa Giornata della Memoria a dibattere su un problema qual’ è stato l’Olocausto nella sua immensa dimensione e nella sua crudeltà mai vista  nella storia dell’umanità.  Oggi  mi trovo di fronte a studenti liceali e per me il liceo è la migliore scuola superiore italiana. Io provengo dalla ragioneria e sebbene è opinione comune che l’istituto tecnico goda sudditanza di fronte al Liceo Classico, non posso fare a meno di ricordare ciò che diceva il nostro preside Severo Scoti: “La Cultura non ha bisogno di aggettivi qualificativi” come a dire che il bagaglio della formazione dell’uomo prescinde spesso dal tipo di scuola frequentata. Ma non allontaniamoci dal tema da trattare. Prendo il “Corriere della Sera” di oggi e vado a pag. 32, nella rubrica dedicata alla Cultura. C’è una intera pagina di Corrado Stajano dedicata alla recensione di un libro di Massimo Castoldi: Insegnare libertà. Storie di maestri antifascisti. E’ un libro che racconta le storie di dodici insegnanti che si opposero alla dittature fascista e che furono perseguitati. La stori8a di Alda Costa. Socialista, riformista, vittima delle persecuzioni dei fascisti che la insultavano sui loro giornali di Bologna nel 1922; l’aggredirono in trecento, le strapparono le vesti, le sputarono addosso e la costrinsero a bere l’olio di ricino. Fu sospesa dall’insegnamento, licenziata, inviata al confino. La storia di Anna Botto, maestra a Vigevano, che portò l’intera scolaresca alla messa funebre per il partigiano Carlo Alberto Crespi e finì nel forno crematorio del campo di Ravensbruck. Storie di 12 insegnanti delle elementari che entrano nella storia con oltre 70 anni di ritardo grazie a Castoldi.

Prendo “La Lettura” –il supplemento settimanale del Corriere della Sera- e trovo una bella intervista a Madeleine Albright, 81 anni, già segretario di Stato degli USA, a cura di Massimo Gaggi, sul suo libro “Fascismo – un Avvertimento”, dove alla domanda se possono risorgere oggi come Hitler e Mussolini, la Albright risponde che “Primo Levi sosteneva che ogni tempo ha il suo fascismo e che si può arrivare a drammi estremi come l’olocausto, anche senza il terrore  poliziesco. Semplicemente negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo la nostalgia per un “passato favoloso”, nel quale regnava “l’ordine”! Ed ancora l’Albright afferma che il punto vero è che il fascismo non è una ideologia, ma un processo, che si sviluppa a gradi e si impossessa dei suoi seguaci in modo totalizzante e pervasivo e con un cammino di non ritorno”.

Vi ho citato queste osservazioni prese da un giornale stampato per sottolineare l’importanza, il valore, la validità della stampa scritta anche al tempo di Internet e dei Social. Vi esorto quindi a non abbandonare il giornale scritto, che resta insostituibile.

Parliamo dell’Olocausto. E’ impossibile descrivere l’orrore della Shoah e la crudeltà di un uomo come Hitler.Nel recente film “L’ora più buia” di Wite, con la superba interpretazione di Oldam, nel  personaggio di Winston Churchill, il primo ministro inglese non pronuncia mai il nome di Hitler. Non sa come definirlo. E dal film per noi Italiani ed europei,  emerge la domanda come gli Inglesi possano aver deciso di uscire dal progetto Europa Unita, dopo aver fatto tanto per salvare l’Europa civile! In settant’anni, d’altra parte, in Europa non c’è stata più la guerra che funestò per secoli le nazioni asburgiche e quelle continentali. Tuttavia la guerra è sempre presente in Medio Oriente. Lì si combatte e si muore. Tutta la questione dello Stato d’Israele e l’Autorità Palestinese è ancora sul tappeto. I bambini continuano a morire e ci ricordano la fotografia del piccolo ebreo che alza le mani arrendendosi ai tedeschi nel ghetto di Varsavia, ma anche quella del piccolo Alyan, morto su di una spiaggia in Turchia per sfuggire alla guerra in Siria. Sono le due terribili immagini del XX e del XXI secolo, senza soluzione di continuità.

Non dobbiamo dimenticare. Se dimentichiamo, per noi non c’è più speranza, come scriveva Curzio Malaparte nella sua commedia “Anche le donne hanno perso la guerra”. Ma dobbiamo prendere atto che le crudeltà del mondo non sono finite; che sotto altre forme l’Olocausto si ripropone. Ritorna come i corsi e ricorsi storici di Vico. La storia è come un paesaggio di nuvole. La si vede bene solo da lontano. Chi c’è dentro non vede nulla e non capisce nulla. Vediamo la storia del Novecento, questo secolo di progresso e di barbarie, e cerchiamo di trarre una lezione. Ma pare che la Storia non sia Maestra di Vita!

Credo che spetta a Voi, carissimi liceali, giovani, costruire una società sempre più giusta e più umana, nonostante i corsi e ricorsi della Storia, e sono certo che sarete all’altezza del compito che vi assegna la Storia”.

 

IL PROF. MICHELE D’ARCO E GLI EBREI A ISCHIA

 

E’ la volta del prof. Michele D’Arco. Il professore, prendendo spunto dalla presenza degli Ebrei a Ischia, si è soffermato su di un episodio molto significativo, riguardante la comunità locale, spesso solidale con i fuggiaschi e a volte di prezioso aiuto per nascondere e proteggere i perseguitati dalle leggi infami del nazismo e del fascismo.. Il prof. D’Arco ha parlato della Famiglia Leiberg (ebrei tedeschi), riparata a Ischia grazie all’aiuto di un connazionale, l’Agente di Viaggi e Turismo George Raichard. Muniti di un visto di soggiorno per “cure termali”, i Laimberg  furono accolti dal proprietario della Villa Regina (una pensione diventata poi hotel Regina Palace), Edoardo Pilato, che diventò l’angelo custode e il protettore dei fuggiaschi, fin quando non fu operata una retata fascista contro tutti gli Ebrei rifugiati a Ischia. Una testimonianza agghiacciante, quella di D’Arco, che ha rivangato anni di brutture e di odio razziale, ma anche di grande solidarietà umana e di altruismo della gente ischitana, spesso impegnata a sfidare l’inflessibile figura del prefetto Marziali, l’uomo preposto dal Regime alla caccia agli Ebrei!

D’arco però aveva in serbo una storia a lieto fine. Infatti i Leimberg si salveranno dalla deportazione e una delle due ragazze riparate a Ischia (la bellissima Erna) sposerà Pilato dopo la guerra. La figliuola Giorgette, seguirà le orme materne e sposerà l’ex sindaco d’Ischia Giovanni Sorrentino. Oggi vive felice nella nostra isola che volle salvarla dal martirio.

 

GINO BARBIERI E UNA MOLE DI DOCUMENTI

 

Con l’inizio della ripresa filmata (slide) ha relazionato Gino Barbieri, portando all’attenzione dei presenti una notevole mole di documenti in originale riguardante la presenza di centinaia di Ebrei a Ischia negli anni 1938 e 1939, che avevano trovato temporaneo rifugio negli alberghi, nelle pensioni e in case private a seguito delle leggi razziali tedesche e italiane emanate per far sparire dalla faccia della Terra il popolo ebraico.

Fu l’impiegato comunale di Casamicciola, Luigi Barbieri, a salvare dalla distruzione centinaia di documenti “compromettenti” per i gerarchi fascisti isolani, e nasconderli in una soffitta allo scopo di far conoscere ai posteri le brutture di quel periodo. Il nipote Gino, ne raccolse “l’eredità” e custodì gelosamente il prezioso carteggio. Si tratta di direttive del Partito Fascista, (Angelo Monti), di informative della Prefettura di Napoli(Gian Battista Marziali), del questore Stracca,  di spiate dei podestà, del commissario prefettizio di Ischia, Giuseppe Fucci, dei controlli e investigazioni affidati ai reali carabinieri, alla polizia, ai servizi segreti Ovra e Gestapo. Fra i documenti sono emersi manifesti, tessere di riconoscimento fasciste, tessere d’identità con la sigla Jude, pagelle scolastiche, lettere riservate, corrispondenze segretissime, telegrammi investigativi, disposizioni di legge liberticide e foto di gerarchi ischitani impegnati nella “caccia all’Ebreo”.

Una montagna di carte preziosissime che saranno donate al Museo dell’Olocausto

di Napoli .

 

LA TOCCANTE TESTIMONIANZA DI GIOVANNI CRICCO

 

Ha chiuso l’applauditissima conferenza la testimonianza del dottor Giovanni Cricco, pronipote del bisnonno Giovan Battista, internato nei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Liberato  nel 1945 dagli Americani, dopo indicibili sofferenze, il poveretto moriva due giorni dopo la sua liberazione. Fu sepolto in una fossa comune sulla collina di Leitenberg, a due chilometri da Dachau. La famiglia Cricco in tutti questi anni ha svolto molte ricerche per conoscere nei dettagli la vita del familiare prigioniero dei nazisti. Fu la Croce Rossa internazionale ha relazionare sugli ultimi giorni di vita da uomo libero di Giovan Battista Cricco. La dolorosa storia, evocata con commozione da Giovanni, si conclude con il suo Viaggio nella Memoria a Dachau il 26 luglio 2017, quando le anime del nipote e del bisnonno si incontrarono sui luoghi della sofferenza e dell’orrore per affermare, in un simbolico atto di amore, la vittoria della Vita sulla morte. E così sarà per sempre, in chi crede nei valori perenni della Democrazia e della Libertà.

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