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A lezione di Cittadinanza e Costituzione: convegno al “V. Telese” sui valori della Carta

Sei insegnanti dell’Istituto di Via Fondobosso per un seminario dedicato alla Carta Costituzionale e rivolto agli studenti delle classi quinte. Principi e valori intesi come materia viva, bisognosi di “attuazione”, più che di revisione. Una strada ancora e sempre valida, sulla quale non smettere di camminare

L’occasione è arrivata dal nuovo esame di Stato che, nel colloquio orale, prevede anche l’accertamento delle conoscenze e competenze  nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”. L’obiettivo del MIUR è chiaro: diplomare bravi studenti, d’accordo. Ma soprattutto cittadini consapevoli. Risvegliarne il senso civico, educarli al rispetto verso gli altri e verso le istituzioni, ravvivare in loro i valori di solidarietà, uguaglianza, responsabilità, legalità. I maturandi isolani, nel frattempo, sono in fermento e fremono per sapere cosa dovranno studiare e approfondire per affrontare (e superare nel migliore dei modi) il colloquio orale il prossimo giugno. Oltre al citato rispetto per le persone e, più in generale, per la diversità altrui, è probabile che ci siano dei richiami alla Carta Costituzionale, in particolare alla prima parte (quella sui diritti) e agli articoli riguardanti l’organizzazione dello Stato. Potrebbero essere approfonditi temi di attualità, di politica internazionale e argomenti inerenti all’Unione Europea (storia, struttura e funzionamento). Aspetti che saranno quasi sicuramente affiancati da richiami all’educazione civica, all’educazione alla legalità e al buon comportamento, o da spunti di cittadinanza attiva come la lotta a bullismo e cyberbullismo, la difesa della legalità, l’impegno in educazione ambientale e alimentare. Perché dunque non aiutare gli studenti, verificare le disponibilità della scuola e garantire un potenziamento delle lezioni senza spese aggiuntive per l’istituto, ottimizzando le risorse già a disposizione all’interno di ogni organico?


Un progetto che è già realtà all’Istituto Professionale di Stato “Vincenzo Telese” di Ischia. Sei insegnanti (prof.ssa Clorinda Di Meglio, prof.ssa Viola Di Pietro, prof. Giovanni Aricò, prof.ssa Carmen Fasolino, prof.ssa Rosa Di Palo, prof. Lorenzo Radaelli), coordinati dalla collega prof.ssa  Maria Messina, in un seminario dedicato a “Cittadinanza e Costituzione” e rivolto agli studenti delle classi quinte. La Costituzione come materia viva, affatto vecchia o superata, bisognosa di “attuazione” più che di revisione. Una strada ancora e sempre valida, sulla quale non smettere di camminare. Diritti sul lavoro, sulla libertà, sull’uguaglianza, sulla solidarietà, sulla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, naturale, paesaggistico: nulla può essere dato per scontato.

Se la prof.ssa Di Meglio, con l’ausilio dei filmati d’epoca dell’Istituto Luce, ha illustrato agli studenti la complessa genesi della Repubblica, dell’Assemblea Costituente e della Carta Costituzionale, sintesi di un vasto compromesso tra visioni diverse dell’uomo, dello Stato e del mondo (quella della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista), i colleghi sono entrati nella carne vivissima dei diritti, delle norme, degli sviluppi così legati alla loro applicazioni in una realtà che cambia sempre più velocemente.
Il diritto alla salute (Art. 32) inteso non solo come diritto all’assenza di malattia. Benessere, sport, ma soprattutto corretta alimentazione. In un mondo dove l’obesità riguarda 2 miliardi di individui. Quando abbiamo iniziato a mangiare male? Quando abbiamo cambiato le nostre abitudini?

Lo Stato deve farsi garante della qualità del cibo che mangiamo (attraverso i controlli, la trasparenza, la tracciabilità dei prodotti, garantendo equità e sostenibilità), ma dobbiamo anche noi diventare attori attivi di un processo di consapevolezza sulla sana alimentazione. Protagonisti della nostra salute. E ancora l’Art. 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”
Una frase semplice, all’apparenza, su cui i Costituenti hanno combattuto molto. Anche qui la sintesi di un istituto complesso, con una storia complicata che attraversa il diritto romano, quello ecclesiastico, i compromessi dei Patti lateranensi, la grande conquista di civiltà del divorzio arrivato solo nel 1970. L’espressione “famiglia naturale”, oggi così dibattuta, non sta ad indicare la natura biologicamente definita della famiglia. Il termine utilizzato dai Costituenti, nato in un dato contesto storico e frutto di trattative estenuanti, mira a riconoscere nella famiglia una istituzione pre-statale, un’area che preesiste alla legislazione statale e che, dunque, mantiene una sua autonomia. Lo stesso Aldo Moro, nel dibattito interno alla assemblea Costituente, affermò che l’aggettivo “naturale” non deve far pensare ad una istituzione immutabile e determinata, ma va interpretato in senso evoluzionistico, al passo con i cambiamenti sociali e le nuove istanze culturali.

Ancora più incalzanti sono i temi dell’Art. 37, legati all’uguaglianza di diritti tra uomini e donne e alla protezione dei minori sul lavoro. E’ solo il XX secolo ad aver sancito, con questa affermazione e le successive battaglie nella società civile, l’affermazione di tale uguaglianza. Una determinazione che veniva da lontano: dalle lunghe, insopportabili ingiustizie patite nel rapporto uomo-donna. Ingiustizie che oggi riguardano le vittime del femminicidio ma soprattutto i minori, sfruttati in molte aree del mondo dalla logica disumana del capitalismo spinto. Come se dalla Rivoluzione industriale, o dalle pagine strazianti e terribili di Charles Dickens, non fosse passato manco un giorno. L’esempio drammatico di Iqbal Masih, bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, venduto da suo padre a 4 anni e ucciso a 11 in circostanze mai definitivamente chiarite, è un monito che ci riporta alla La Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia fu approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. Infine l’Art.13: «La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Materia incendiaria, in queste settimane avvelenate dalla propaganda, dall’intolleranza e da politiche di integrazione inesistenti in un Paese avviato già da tempo al multiculturalismo.

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«È del biennio di formazione e istruzione professionale che abbiamo avuto l’opportunità di approfondire lo studio della Costituzione», ci dice lo studente Lorenzo Palumbo, quinta classe dell’Indirizzo di accoglienza turistica. «Sono convinto che il senso civico sia alla base della vita civile di un sistema-paese. La Costituzione deve essere la nostra guida, è l’ossatura giuridica del nostro Paese, diventare cittadini consapevoli e responsabili è alla base di ogni formazione e istruzione. Ne ho avuto riscontro anche dal confronto con i miei coetanei europei: ogni individuo, a prescindere dalla professionalità che ha raggiunto o raggiungerà nel proprio lavoro, deve prima di tutto essere un buon cittadino. Conoscere perciò la Costituzione e i principi essenziali del nostro ordinamento.» «Un articolo a cui tengo particolarmente è quello sulla uguaglianza tra le persone, senza distinzioni di razza, sesso, religione» aggiunge la studentessa Roberta Colbrelli. «L’uguaglianza deve essere alla base di una società moderna e civile. Un principio che rischiamo di dimenticare di fronte a fenomeni difficili da gestire come la globalizzazione o l’immigrazione. Ma conoscere la Costituzione è importante anche per noi maggiorenni che andiamo per le prime volte a votare. E’ fondamentale per esprimere il proprio voto in maniera libera e consapevole, senza condizionamenti o lasciandosi influenzare dal sentito dire. La Costituzione come strumento di grande libertà.»

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