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Abusi su una minore, l’indagato respinge le accuse

ISCHIA. Ieri mattina a Poggioreale si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip per il procidano accusato di aver abusato sessualmente della figliastra minorenne. Assistito dall’avvocato Antonio Intartaglia, l’indagato non si è avvalso della facoltà di non rispondere,  e ha rigettato con decisione le accuse rivoltegli dalla giovane ragazza. L’avvocato ha prodotto gli atti che indicano che in un procedimento parallelo,  la cui ultima udienza si è tenuta lo scorso dicembre, c’è addirittura in ballo la possibile revoca della patria potestà alla madre della ragazza e al padre naturale.  Inoltre, nel 2016 e 2017 i servizi sociali avevano individuato nell’attuale indagato la persona più idonea per prendersi cura della quindicenne.

Durante l’interrogatorio sarebbero emerse le varie criticità della situazione familiare della minorenne, nata in Bulgaria e inizialmente allevata dalla nonna, fino all’arrivo a Procida insieme alla madre, che sull’isola si sposò col cittadino procidano ora agli arresti. Un matrimonio che tuttavia non avrebbe portato stabilità nella vita della donna, che avrebbe mancato di dedicare le dovute cure a sua figlia: la ragazza infatti qualche anno fa tornò in Bulgaria dalla nonna, rimanendovi per un biennio. Qui nel Paese balcanico la giovane avrebbe subìto una violenza, rimanendo incinta: una gravidanza che si sarebbe conclusa con un aborto.

Com’è evidente, si tratterebbe di un contesto problematico, irto di snodi negativi, con le prevedibili conseguenze anche a livello psicologico. La ragazza a Procida era comunque stata accolta presso il domicilio dell’indagato, il quale gli avrebbe imposto di frequentare quotidianamente le lezioni scolastiche. Questo sarebbe stato l’errore, se così si può dire, dell’uomo: la lite scoppiata il 21 novembre sarebbe stata infatti originata proprio dal fatto che, tornato a casa, il patrigno avrebbe constatato che ancora una volta la ragazza aveva saltato la scuola. Una “imposizione” che dunque non sarebbe mai stata digerita dalla minorenne, alla quale era vietato anche l’uso del tabacco. Di qui, secondo l’indagato, la denuncia della quindicenne, che avrebbe voluto “far pagare” al patrigno quelle che lei viveva soltanto come divieti e imposizioni, e non come prescrizioni dirette alla sua corretta educazione.

Le accuse della minorenne sono comunque pesanti, e la situazione resta delicatissima. Una storia che, da qualunque lato la si guardi, evidenzia una vicenda umana e familiare a dir poco complicata, di fronte alla quale le istituzioni cercano di agire con tutte le prudenze del caso.  La difesa comunque nutre una cauta e moderata fiducia, reputando affievolite le esigenze cautelari. Tuttavia, per l’eventuale applicazione di una misura cautelare meno afflittiva, c’è da attendere il parere del pubblico ministero, che potrebbe arrivare in queste ore, e la decisione del Gip. Solo in quel momento la difesa valuterà compiutamente l’ipotesi del ricorso al Tribunale del Riesame.

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