CULTURA & SOCIETA'

Due romanzi e tanti racconti: la scrittrice Bianca Monti figlia d’arte e scrittrice di talento da Casamicciola sua terra natia a Ladispoli dove vive e sogna

UNA DELLE PASSIONI DI BIANCA: AMA LE FINESTRE, LE GUARDA AMMIRATA E LE FOTORGRAFA / La scrittura di Bianca Monti è leggera e agevola il compito al lettore di addentrarsi nel romanzo senza farlo stancare. Il merito dell’autrice è anche questo. E non è cosa da poco. Scorrendo le pagine del suo secondo libro “I GIARDINI DI AMALIA” si apprende subito che la scrittrice isolana nella sua maniera di esprimersi tra l’altro non le manda a dire, specie quando espone i suoi personaggi ad essere protagonisti di storie personali scabrose trattate con un linguaggio diretto e realisticoRicerca e Elaborazione foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter Quando emerge un ischitano o ischitana e di lui o di lei si fa un lusinghiero meritato parlare, anche se vive fuori dell’isola, come colei di cui sto per commentare una sua fatica letteraria, che si cimenta nella scrittura per raccontarsi o inventarsi un romanzo con personaggi che, a volte, nell’evolversi del racconto gli somigliano, per me che sono anch’io di questo amato scoglio, è un fatto rilevante che mi inorgoglisce, è motivo di compiacimento. Per la tal cosa mi piace riproporre la storica frase: “ Italiani, un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. Questa espressione abbondante è tratta da un discorso che tenne Mussolini il 2 ottobre 1935 in opposizione alle Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia. La frase con i suoi richiami è famosa perché riportata sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’Eur. Per ciò che mi riguarda mi permetto di sostituire la parola ITALIANI con ISCHITANI per meglio riconoscerci in tendenze esistenziali che ci appartengono ( l’isola d’ischia da sempre feconda terra di scrittori, poeti ed artisti pittori). Ho tenuto sul comodino il libro di Bianca Monti originaria di Casamicciola che me ne ha fatto dono, senza aprirlo per giorni e giorni, settimane, mesi ripromettendomi sera dopo sera di iniziare la lettura senza però mantenere la parola che mi davo. Poi ho rotto gli indugi ed il libro di Bianca per incanto si è impossessato di me accompagnandomi in una lettura intensa senza sosta, fino alla morte ed oltre di uno dei protagonisti del romanzo, quel Salvatore croce e delizia delle due donne amiche principali del libro Amalia e Pamela. Ho saltato la prefazione per non lasciarmi influenzare nel giudizio e sopratutto per non conoscere prima ciò che accadeva nel romanzo. Con l’incalzare della lettura si capisce che il romanza nasconde sorprese e la voglia di venirne a conoscenza mi porta a divorare i capitoli pagina dopo pagina. Bianca Monti, ischitana doc di Casamicciola,figlia d’arte con madre Nunzia Zambardi affermata pittrice e con padre Vincenzo Monti scrittore e poeta che scrive versi con passione, è alle sue prime esperienze letterarie come scrittrice quasi esordiente nel panorama di color che con orgoglio e con comprensibile emozione vantano la pubblicazione del proprio secondo libro, “I Giardini di Amalia” per i tipi di CTL Editore – Livorno. 88 pagine da leggere tutte d’un fiato. Bianca Monti dopo gli studi avverte il bisogno di conoscere cosa le offre il mondo con le sue mode fuori della propria isola. Così decide di trasferirsi per un breve periodo a Londra e poi ad Assisi. Eredita dai genitori l’ amore per l’arte in ogni sua espressione. Nel 2009 Bianca pubblica il suo primo libro “Il Richiamo dell’ Appartenenza” con la casa editrice A&B dopo essersi sperimentata e messasi in prima luce con numerosi racconti brevi pubblicati in varie antologie. Il libro fu accompagnato dalla seguente nota: “Una telefonata, il viaggio verso Ischia è una corsa contro il tempo: Maria sta morendo. Il dolore profondo che genera la sua scomparsa aiuta la memoria a ripercorrere il sentiero delle proprie origini, ricostruendo la storia di una famiglia rivisitata attraverso gli accadimenti vissuti sull'isola dagli inizi del secolo scorso fino ai giorni nostri. Il Professore, la Signora, Lilian e i suoi gatti, il pilota eroe, la zietta e tanti altri personaggi guideranno il viaggio in bilico fra presente e passato, sfiorandosi e confondendosi nel turbinio di ricordi ed emozioni, dando corpo a questo viaggio a ritroso nel tempo, seguendo una traccia sottile e invisibile, quella del richiamo dell'appartenenza“. L’autrice attualmente vive a Ladispoli. La storia che Bianca Monti si è inventata nel suo secondo libro “I Giardini di Amalia”, è la narrazione di vite complesse dei suoi personaggi dove ciascuno è protagonista di tormentati episodi che l’autrice descrive con genuina naturalezza. “Amalia e Sasà ” , due dei personaggi chiave del romanzo, come dirà anche la prefazione del libro letta dopo,scritta da Giovanna Angelino,” vivono due dolori e due solitudini diverse”. A loro si aggiungono Pamela, Gianni ed altri figuri minori nel contesto narrativo dell’opera. La scrittura di Bianca Monti è leggera e agevola il compito al lettore di addentrarsi nel romanzo senza farlo stancare. Il merito dell’autrice è anche questo. E non è cosa da poco. Scorrendo le pagine del libro si apprende subito che l’autrice nella sua maniera di esprimersi tra l’altro non le manda a dire, specie quando espone i suoi personaggi ad essere protagonisti di storie personali scabrose trattate con un linguaggio diretto e realistico. Così senza peli sulla lingua arriva per Mario un secco “vaffanculo…” dopo essersi sentito dire “sparisci dalla mia vita, non ti sopporto più”. E’ chiaro che lui e lei avevano litigato di brutto, e Bianca descrive la lite cosi vera come se l ’avesse vissuta lei in prima persona. Ma la “chiarezza” di linguaggio e la ”vivacità” del racconto non finiscono qui. C’è da descrivere l’episodio di una inaspettata violenza sessuale subita da Amalia da quel Gianni per il quale la protagonista del romanzo stravedeva e mai si sarebbe aspettato ciò che le accadde. “…La invitò a sedergli accanto, su un materasso vecchio e umido, lasciato lì non si sa per quale motivo. La baciò, lei ricambiò con trasporto. Fu allora che la mano del ragazzo si fece largo sotto il suo vestito. “Gianni smettila” sussurrò. Non l’ascoltò. “Smettila Gianni !” la sua voce si fece più decisa. “Fermati Gianni” lo allontanò con forza. Incominciò a sferrare pugni, poi calci. Si scagliava, con tutte le forze, contro una realtà crudele, immeritata ed assurda. Si fidava di lui, perche le stava facendo questo? Mani vili le serrarono la bocca riducendo le urla ad impercettibili lamenti. Occhi sgomenti rimbalzarono nel cielo gelido di altri occhi. Non aveva mai visto un celeste impenetrabile come: muro ingannevole , meschino, senza orecchie, né cuore, cemento armato. Il doloro del corpo la teneva in vita. La sofferenza impediva la morte dell’anima. Poi non sentì più nulla e allora pensò di essere morta. Si abbandonò in quel luogo di miseria…”. Quell’atto impuro del focoso Gianni come è stato consumato poteva essere definito nel racconto, per la pubblica morale, stupro bello e buono ai danni di una ragazza che fino all’attimo prima dell’abuso di cui è stata vittima, ammirava il suo aggressore, tanto che “si considerava, parole del libro, una privileggiata quando gli era accanto”.-Ma L’autrice lo ha evitato, evidentemente, per una sorta di intima assoluzione dei suoi sentimenti feriti. Il libro della ischitana di Casamicciola Bianca Monti “ I Giardini di Amalia” scorre veloce verso la fine della storia dove ciascuno ha avuto la sua parte di gioia e di dolore, di affetto e di disprezzo, di inquietitudine e di pace, di odio ed di amore. Nessuno e niente è stato risparmiato. antoniolubrano1941@gmail.com info@ischiamondoblog.com

Quando emerge un ischitano o ischitana e di lui o di lei si fa un lusinghiero meritato parlare, anche se vive fuori dell’isola, come colei di cui sto per commentare una sua fatica letteraria, che si cimenta nella scrittura per raccontarsi o inventarsi un romanzo con personaggi che, a volte, nell’evolversi del racconto gli somigliano, per me che sono anch’io di questo amato scoglio, è un fatto rilevante che mi inorgoglisce, è motivo di compiacimento. Per la tal cosa mi piace riproporre la storica frase: “ Italiani, un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”.

Questa espressione abbondante è tratta da un discorso che tenne Mussolini il 2 ottobre 1935 in opposizione alle Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia. La frase con i suoi richiami è famosa perché riportata sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’Eur. Per ciò che mi riguarda mi permetto di sostituire la parola ITALIANI con ISCHITANI per meglio riconoscerci in tendenze esistenziali che ci appartengono ( l’isola d’ischia da sempre feconda terra di scrittori, poeti ed artisti pittori). Ho tenuto sul comodino il libro di Bianca Monti originaria di Casamicciola che me ne ha fatto dono, senza aprirlo per giorni e giorni, settimane, mesi ripromettendomi sera dopo sera di iniziare la lettura senza però mantenere la parola che mi davo. Poi ho rotto gli indugi ed il libro di Bianca per incanto si è impossessato di me accompagnandomi in una lettura intensa senza sosta, fino alla morte ed oltre di uno dei protagonisti del romanzo, quel Salvatore croce e delizia delle due donne amiche principali del libro Amalia e Pamela.

Ho saltato la prefazione per non lasciarmi influenzare nel giudizio e sopratutto per non conoscere prima ciò che accadeva nel romanzo. Con l’incalzare della lettura si capisce che il romanza nasconde sorprese e la voglia di venirne a conoscenza mi porta a divorare i capitoli pagina dopo pagina. Bianca Monti, ischitana doc di Casamicciola,figlia d’arte con madre Nunzia Zambardi affermata pittrice e con padre Vincenzo Monti scrittore e poeta che scrive versi con passione, è alle sue prime esperienze letterarie come scrittrice quasi esordiente nel panorama di color che con orgoglio e con comprensibile emozione vantano la pubblicazione del proprio secondo libro, “I Giardini di Amalia” per i tipi di CTL Editore – Livorno. 88 pagine da leggere tutte d’un fiato. Bianca Monti dopo gli studi avverte il bisogno di conoscere cosa le offre il mondo con le sue mode fuori della propria isola. Così decide di trasferirsi per un breve periodo a Londra e poi ad Assisi. Eredita dai genitori l’ amore per l’arte in ogni sua espressione. Nel 2009 Bianca pubblica il suo primo libro “Il Richiamo dell’ Appartenenza” con la casa editrice A&B dopo essersi sperimentata e messasi in prima luce con numerosi racconti brevi pubblicati in varie antologie.

Il libro fu accompagnato dalla seguente nota: “Una telefonata, il viaggio verso Ischia è una corsa contro il tempo: Maria sta morendo. Il dolore profondo che genera la sua scomparsa aiuta la memoria a ripercorrere il sentiero delle proprie origini, ricostruendo la storia di una famiglia rivisitata attraverso gli accadimenti vissuti sull’isola dagli inizi del secolo scorso fino ai giorni nostri. Il Professore, la Signora, Lilian e i suoi gatti, il pilota eroe, la zietta e tanti altri personaggi guideranno il viaggio in bilico fra presente e passato, sfiorandosi e confondendosi nel turbinio di ricordi ed emozioni, dando corpo a questo viaggio a ritroso nel tempo, seguendo una traccia sottile e invisibile, quella del richiamo dell’appartenenza“. L’autrice attualmente vive a Ladispoli. La storia che Bianca Monti si è inventata nel suo secondo libro “I Giardini di Amalia”, è la narrazione di vite complesse dei suoi personaggi dove ciascuno è protagonista di tormentati episodi che l’autrice descrive con genuina naturalezza. “Amalia e Sasà ” , due dei personaggi chiave del romanzo, come dirà anche la prefazione del libro letta dopo,scritta da Giovanna Angelino,” vivono due dolori e due solitudini diverse”. A loro si aggiungono Pamela, Gianni ed altri figuri minori nel contesto narrativo dell’opera.

La scrittura di Bianca Monti è leggera e agevola il compito al lettore di addentrarsi nel romanzo senza farlo stancare. Il merito dell’autrice è anche questo. E non è cosa da poco. Scorrendo le pagine del libro si apprende subito che l’autrice nella sua maniera di esprimersi tra l’altro non le manda a dire, specie quando espone i suoi personaggi ad essere protagonisti di storie personali scabrose trattate con un linguaggio diretto e realistico. Così senza peli sulla lingua arriva per Mario un secco “vaffanculo…” dopo essersi sentito dire “sparisci dalla mia vita, non ti sopporto più”. E’ chiaro che lui e lei avevano litigato di brutto, e Bianca descrive la lite cosi vera come se l ’avesse vissuta lei in prima persona. Ma la “chiarezza” di linguaggio e la ”vivacità” del racconto non finiscono qui. C’è da descrivere l’episodio di una inaspettata violenza sessuale subita da Amalia da quel Gianni per il quale la protagonista del romanzo stravedeva e mai si sarebbe aspettato ciò che le accadde.

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“…La invitò a sedergli accanto, su un materasso vecchio e umido, lasciato lì non si sa per quale motivo. La baciò, lei ricambiò con trasporto. Fu allora che la mano del ragazzo si fece largo sotto il suo vestito. “Gianni smettila” sussurrò. Non l’ascoltò. “Smettila Gianni !” la sua voce si fece più decisa. “Fermati Gianni” lo allontanò con forza. Incominciò a sferrare pugni, poi calci. Si scagliava, con tutte le forze, contro una realtà crudele, immeritata ed assurda. Si fidava di lui, perche le stava facendo questo? Mani vili le serrarono la bocca riducendo le urla ad impercettibili lamenti. Occhi sgomenti rimbalzarono nel cielo gelido di altri occhi. Non aveva mai visto un celeste impenetrabile come: muro ingannevole , meschino, senza orecchie, né cuore, cemento armato. Il doloro del corpo la teneva in vita. La sofferenza impediva la morte dell’anima. Poi non sentì più nulla e allora pensò di essere morta. Si abbandonò in quel luogo di miseria…”. Quell’atto impuro del focoso Gianni come è stato consumato poteva essere definito nel racconto, per la pubblica morale, stupro bello e buono ai danni di una ragazza che fino all’attimo prima dell’abuso di cui è stata vittima, ammirava il suo aggressore, tanto che “si considerava, parole del libro, una privileggiata quando gli era accanto”.-Ma L’autrice lo ha evitato, evidentemente, per una sorta di intima assoluzione dei suoi sentimenti feriti. Il libro della ischitana di Casamicciola Bianca Monti “ I Giardini di Amalia” scorre veloce verso la fine della storia dove ciascuno ha avuto la sua parte di gioia e di dolore, di affetto e di disprezzo, di inquietitudine e di pace, di odio ed di amore. Nessuno e niente è stato risparmiato.

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