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ALLA BIT CON IL DISTRETTO TURISTICO

DI BENEDETTO VALENTINO

Domenica 10 febbraio alle ore 17,00 sarò tra i relatori della conferenza sui distretti turistici della Campania, ed in modo particolare di Ischia, alla BIT di Milano, la più grande fiera del turismo italiano.  E’ l’occasione per rilanciare il grande progetto che insieme agli amici, lanciammo, inascoltati,  oltre 6 anni fa. La Regione Campania si presenterà a Milano, come si può leggere nel programma come “il più grande distretto turistico culturale” con la qualificata presenza dell’assessore regionale Corrado Matera. Personalmente avrò il compito, richiestomi dal fattivo coordinatore regionale dei distretti, Vincenzo Marrazzo,  di rappresentare Ischia alla conferenza.  Non posso nascondere ai lettori de “Il Golfo” un certo imbarazzo : Ischia è stato infatti il primo distretto della Campania e il secondo in Italia a presentare la domanda, conclusasi poi con il decreto ufficiale di riconoscimento. Imbarazzo perché, pur partendo primi, grazie alla passione profusa dal sottoscritto e da pochi amici,  a distanza di vari anni la nostra iniziativa è “ancora ferma ai box”, pur avendo tutti i requisiti ufficiali di riconoscimento.

“La storica apatia delle classi dirigenti meridionali – scriveva mio padre nel 1980, quando lanciò il Premio Ischia  – è la peggior zavorra per chi voglia intraprendere iniziative sociali e culturali che non riguardano gli interessi personali dei singoli, ma il bene comune dell’intera comunità”. Fu profetico: il distretto non riguarda e non comporta vantaggi per i singoli ma rappresenta un bene comune e uno strumento per far progredire e razionalizzare il comparto turistico di tutta l’isola. E forse proprio perché non c’è nessun vantaggio immediato per i singoli, per la classe dirigente è fermo al palo. Gli organizzatori per la conferenza mi chiedono di relazionare sugli aspetti dell’innovazione del comparto turistico dell’isola. Pur non facendo difetto di fantasia mi è, in tutta onestà, difficile:  Ischia è ferma, non c’è innovazione. Altre realtà stanno puntando su progetti di  “smart city”, sui  programmi di sviluppo, come nel caso della costiera amalfitana  e del Cilento. Noi siamo ancora “fuori” dalla modernità.

E non è certo colpa solo dei sindaci o della sempre più vituperata “politica”: è la classe imprenditoriale che non è innovativa. Se le amministrazione sono ridotte ormai a gestire l’ordinaria amministrazione e le varie emergenze quotidiane dovrebbe essere un soggetto terzo e unitario a pensare, a programmare e a sviluppare iniziative diverse dal passato. Ho accettato con piacere, anche se con qualche perplessità l’invito perché per natura sono testardo e ottimista: spero infatti che prima o poi qualcosa in questa direzione si muova. A Milano intanto punterò sul “libro dei sogni”: un’isola “verde” che punti sempre più sull’ecologia, “sull’emissione zero” su nuovi musei, su nuovi spazi culturali su una offerta sempre più “smart” e tecnologica. Spes ultima dea, dicevano gli antichi.  Prima o poi si renderanno conto che il vecchio mondo è finito e siamo all’alba di una nuova era, dove vivere di rendita non paga più.

 

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