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Alluvione Casamicciola, parla il professor Ortolani

ISCHIA. Ieri presso la sezione del Tribunale di Ischia è stato ascoltato il professor Franco Ortolani, docente universitario di geologia e neo senatore della Repubblica, nell’ambito del processo per le responsabilità delle conseguenze prodotte dalla frana verificatasi a Casamicciola nell’autunno del 2009. Un iniziale dibattito tra le parti circa la natura della deposizione del professore è stata risolta dallo stesso docente che ha spiegato di essersi recato volontariamente, nei giorni immediatamente successivi all’alluvione, sui luoghi colpiti dall’evento. Quindi non per un incarico formalmente ricevuto da qualche ente, ma per curiosità  scientifica e professionale verso fenomeni naturali “irripetibili”, e verificare così dal vivo le conseguenze. Oltre ad alcuni sopralluoghi compiuti a piedi, Ortolani sorvolò la zona anche in elicottero riuscendo così ad avere un quadro complessivo dell’accaduto. Il teste ha spiegato di essersi recato nella parte più alta del versante, dove si innescò la frana, per poi seguire tutto il percorso che essa compì nell’arrivare fino alla zona del porto, cercando di valutare la potenza del fenomeno nei vari punti del drammatico tracciato, che innescò a sua volta fenomeni collaterali che colpirono diverse zone del paese termale. Ortolani ha dichiarato che attraverso quelle spontanee ispezioni emergeva una sistemazione idraulica del territorio assolutamente insufficiente, cosa che si è protratta fino ai giorni nostri. Il giudice ha domandato se, oltre alle conseguenze, sia stato possibile anche individuare le possibili cause del disastro per il quale sono imputati gli ex sindaci Giosi Ferrandino e Vincenzo D’Ambrosio. Secondo il professor Ortolani si è trattato di un fenomeno naturale, amplificato dalle modifiche apportate al territorio dalla mano umana. I detriti staccatisi dalla parte alta del versante, nel riversarsi a valle acquistarono sempre più massa e velocità, con le conseguenze ben note. Per evitare il ripetersi di tali drammatici effetti, secondo il geologo dovrebbero realizzarsi alcune vasche di contenimento che raccolgano i detriti prima che questi precipitino a valle, ma si parla di un’opera di mole notevole, che richiederebbe rilevanti risorse e un coinvolgimento degli enti territoriali a vari livelli.  Il pubblico ministero ha ricordato che nelle informazioni testimoniali rese nel settembre 2011, il teste disse che la manutenzione degli alvei, pur importante, non è sufficiente. Il professor Ortolani ha confermato che in presenza di nubifragi di ampie dimensioni, non basta tagliare qualche arbusto per fronteggiare la massa di acqua e detriti che si forma. Riferendosi alla relazione che il teste realizzò 33 anni fa, l’avvocato di parte civile ha chiesto al neo senatore se dal 1985 a oggi egli avesse rilevato un qualche progresso nella messa in sicurezza del territorio, ma Ortolani ha precisato di non aver avuto la possibilità di verificare tali eventuali cambiamenti. A una precisa domanda dell’avvocato Gianluca Maria Migliaccio, difensore di fiducia del Comune di Casamicciola (responsabile civile), il teste ha risposto che l’evento del novembre 2009 era da considerarsi sotto certi punti di vista un evento fuori dall’ordinario. L’avvocato Gennaro Tortora, ricordando che il docente nel 2011 stimò in varie centinaia di milioni di euro l’investimento necessario per le opere di  sicurezza, ha comunque enunciato una lunga lista di interventi succedutisi negli anni per la messa in sicurezza e contenimento del versante montuoso, a dimostrare che c’è stato comunque un miglioramento rispetto agli anni ‘80. Il difensore di Giosi Ferrandino ha inoltre sottolineato che il locale Piano di assetto idrogeologico (Pai) incluse la zona di Piazza Bagni soltanto nel 2011, cioè ben dopo i drammatici accadimenti che provocarono anche la morte della giovane Anna De Felice, e che il teste aveva già dichiarato come l’imbocco dell’alveo tombato che scorre sotto la piazza fosse del tutto insufficiente. Ortolani ha confermato ciò che dichiarò allora, spiegando che attraverso i vari decenni del ‘900 l’urbanizzazione della zona proseguì ricoprendo l’alveo, anche perché le conoscenze dell’epoca facevano ritenere sufficiente tale imbocco per lo smaltimento di acque e detriti. Al termine della deposizione, il giudice ha nominato il dottor Landolfi come perito geologo, con il compito di accertare attraverso la documentazione agli atti e la effettuazione di sopralluoghi e di indagini tecniche, le cause della frana che sconvolse il comune termale nove anni fa.  Il perito dovrà inoltre accertare  la possibilità che tale fenomeno potesse essere evitato con la realizzazione delle opere pubbliche necessarie per la protezione degli alvei, e infine accertare di chi sia la competenza a livello istituzionale per la realizzazione di tali opere. Il dibattimento è stato aggiornato a fine luglio, dando dunque un mese di tempo in più al perito per compiere le operazioni richieste.

 

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