LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Azioni comuni ma fuori dal comune»

Lo svilimento della cosa pubblica passa inesorabilmente per la politica e la sua incapacità di governare i processi di gestione e cambiamento. L’unico modo in cui quest’ultimo è declinato è la sostituzione di tizio con caio alla guida di una società, o magari in un settore della pubblica amministrazione. Insomma se il personalismo degli interessi può metterci le mani, quella è l’unica gestione antica e accettata che conosciamo. Punto. Da almeno trenta o quarant’anni, per non andare troppo lontano e perderci nella notte dei tempi, a Ischia (se dicessi “ad Ischia”, commetterei un errore a causa della “d” eufonica) restiamo testimoni sospesi tra duri cambi di direzione annunciati ma mai realizzati nella variazione della direzione riguardo all’interesse pubblico e angoscianti continuità indicative di una staticità da fare orrore pure alle scimmie ma che abbiamo imparato a inserire nel nostro corredo genetico in una membrana d’indifferenza collettiva.

A conti fatti non c’è mai stata una serie di figure rivoluzionarie in grado di spingere e far leva sulla frattura amministrativa allo scopo di creare a discussioni capaci di superare una fase embrionale e far entrare nel vivo la visione unitaria dell’isola. O se c’è stato chi ha incoraggiato individualmente qualcuno di questi dibattiti, e i media rientrano in modo parziale nella lista, forse è stato superato in numero da chi era impegnato a guardare da un’altra parte. Potreste essere d’accordo, oppure no, ma siamo un popolo per nulla incline al cambiamento. Quando ne sentiamo l’odore, entriamo in crisi come Dracula quando incrociava un paletto. In compenso c’è chi continua a conficcarceli in luoghi astuti e probabili, quasi conosciuti, e nessuno più se ne lamenta. Del resto la riflessione trova la sua naturale risultante in una domanda: che cosa è migliorato tanto da stabilire una distanza tra ieri e oggi, nella nostra vita, nella tutela del bene comune, se esistono ancora amministrazioni che competono fra loro solo per dimostrare a se stesse e all’orgoglio di chi ne fa parte che ce n’è una più capace di un’altra? Che cosa è cambiato se ci sono persone ancora convinte che esistono differenze tra Forio e Panza, o tra Ischia, Casamicciola e Barano?

Ammettiamolo a noi stessi. Facciamoci un bel favore, di quelli umili, maturi e consapevoli: ci mancano figure dotate di quel particolare e spiccato senso del dovere, esempi di virtù politica e dedizione alla comunità – isolana, non solo di quella che si riferisce alla singola frazione che comunque rientra nell’insieme – capaci di tessere un mosaico e unire grazie al quadro della politica e della visione comune questioni come turismo, trasporti, o trasformare le necessità in risposte di cui hanno bisogno 60 mila abitanti. Proprio queste se coltivate potrebbero diventare qualità portanti del nostro interesse e favorirne la tutela. Invece ci troviamo a commentare le iperboliche frontiere raggiunte dai seguaci di una costola di Scientology, setta politica un po’ piagnucolona e ortodossa, abituata a riprodursi nel megafono delle dichiarazioni o nei tentativi d’indottrinamento dolce, per esempio nell’adozione di comportamenti per superare i limiti ma che, di fatto, li riproducono. E non è un caso se c’è chi, a volte, li deride questi fedeli a causa delle loro posizioni improbabili e per il tempo che impiegano per tirare dal cappello decisioni vantaggiose per tutti. La querelle auto si/auto no, nominando il traffico nemico pubblico number one, richiama particolare attenzione sulla genialata del taxi a 10 euro, nel comune di Ischia, in via sperimentale e per soli due mesi. Come a dire di volerci provare senza crederci davvero. Tutto mentre prosegue il mare magnum delle predicazioni o azioni ad minchiam che potrebbero essere risolte in cinque minuti di seria attività amministrativa da parte dei sei sindaci in un tavolo di concertazione permanente (cosa della quale ho detto in precedenza insieme con altri più autorevoli e competenti di me). Non voglio entrare a gamba tesa per criticare la comunicazione usata per lanciare il messaggio che invita a lasciare l’auto a casa e prendere il taxi – lo ripeto, nel solo comune di Ischia – a due euro in meno rispetto alla tariffa preordinata precedente.

Gli slogan scelti per la réclame non necessitano certo dell’aiuto di un altro ignorante poiché già da soli evidenziano l’assurdità dei concetti. D’accordo. Bisogna rilevare che il sindaco Ferrandino al momento sembra l’unico a voler fare qualcosa per ostacolare il numero eccessivo di auto che navigano uno dei sei mari dell’isola. In un futuro futuribile, tra cento anni tipo, percepiremo la riduzione sensibile dei sarcofagi di metallo su gomma che sembra essere lo scopo cui si prefigge la navicella spaziale Zizì o l’istituzione di zone a traffico limitato. Altre, forse, ne seguiranno. Il problema, però, è un altro. Ancora una volta è la divisione tra comuni la principale protagonista di queste puntate seriali tra l’ironia e l’idiozia. E in questo solco Ischia assume una decisione che se va nella direzione della riduzione di due euro per incoraggiare l’uso del taxi – notizia cui si è data rilevanza nazionale dopo averla impastocchiata di sfumature “green” – non ha considerato almeno due circostanze. La prima riguarda il piattume della trovata, localizzata solo in un comune, e che potrebbe far bene, al più, ai turisti. Sbarcati al porto, potrebbero aver necessità di arrivare a Campagnano. Va bene, eviteremo di commentare notizie su tassisti fraudolenti come quello che – due anni fa – da Piazza degli Eroi e proprio fino a Campagnano chiese a una famiglia arrivata in vacanza per Pasqua circa 30 euro solo andata. La seconda condizione, legata alla prima, è che non si è tenuto conto di un altro fattore. Molte delle auto arrivano a Ischia dagli altri restanti cinque comuni. Il traffico, insomma, resterà al suo apice con il risultato che la bella trovata nel bosco dei taxi da sola potrebbe non riuscire nell’intento nobile e trovare una risposta adeguata al problema delle auto che ingombrano le strade di San Francisco de’ noiantri. E non lo dico per andare contro, sempre e comunque. Neppure in opposizione a quei tassisti che plaudono l’iniziativa ed Enzo Ferrandino e si scagliano verso chi critica la parzialità e l’inutilità di questa boccata d’aria, per loro, tacciandoli d’ignoranza ululando il mito del cambio di mentalità dell’isolano. Che – è vero, hanno ragione – è abituato a non fare due passi senza auto. Si tratta di semplice questione di logica, oltre che economica. La riduzione a 10 euro per una corsa non avrà alcuna capacità di ridurre la dimensione delle pesanti natiche di chi usa l’automobile come braccio armato della mobilità. Per farlo i tassisti isolani, quindi non solo quelli di Ischia, devono fare massa critica tra loro. Chiedere a gran voce, invece di ululare, l’abolizione dei confini amministrativi, un regolamento unico concertato con tutte le amministrazioni, la previsione di tariffe idonee e cumulative per dare modo alla gente di lasciare l’auto in garage. Sarà una sfida per valutare quanto la categoria è matura per favorire il cambio di cultura. I protagonisti del servizio pubblico da piazza, dei sei comuni, saranno capaci di cambiare mentalità, andare oltre la tutela del proprio singolo interesse e fare quello della collettività isolana e perciò anche della propria? Questa è la domanda.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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