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«Caffè Scorretto» «L’innovazione che conviene»

di Graziano Petrucci

L’innovazione per certi aspetti è sovversiva. Richiede un cambiamento di prospettiva per essere capita, compresa e accettata. Esiste un sottobosco d’idee, infatti, sull’isola in particolare, che però fa fatica a trovare uno sbocco. Sul territorio vige ancora un paradigma economico e culturale attaccato al passato e a tenuta stagna nei confronti del futuro. Quello di Ischia, insomma, lega e nega spesso tutto ciò che d’innovativo potrebbe realizzarsi in ogni settore, anche un modo differente di pensare. E ciò è coadiuvato da amministratori, fatta eccezione per qualcuno, che si trovano tanto nella difficoltà di capire certi ragionamenti quanto, e ciò non sorprende, nell’incapacità di ammetterlo per le ragioni più diverse e si manifesta nella necessità di frenare alcune competenze. Che cosa significa la parola “innovazione”? Secondo l’enciclopedia Treccani deriva dal tardo latino. «Innovatio-onis» è l’opera di innovare, «l’atto di introdurre nuovi sistemi ovvero ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi o provochi uno svecchiamento in un ordinamento politico o sociale». L’innovazione non è esclusiva o limitata al settore aziendale. Avvolge un po’ tutti i campi della vita quotidiana e, perciò, il modo di vedere e pensare la realtà o in senso più ampio il mondo. I sinonimi, tra gli altri, vanno da “rinnovamento” a “modernizzazione”. Per fare degli esempi veloci ma efficaci, d’innovazione si può parlare nelle costruzioni. Invece che opere in muratura oggi le case sono realizzate per lo più in forma modulare. Si tratta di abitazioni di ultima generazione – o edificio 4.0 in cui sono compresi nuovi materiali e impianti o capaci di produrre energia elettrica per una casa mediante vetri fotovoltaici. Forse dovremmo prestare più attenzione a questi temi. Ѐ in questa direzione che andrebbe impostato il dibattito per i nuovi fabbricati da assegnare a chi è stato colpito dal terremoto del 21 agosto 2017. Ciò avrebbe la funzione di iniziare a “abbandonare” il mattone, edilizia tradizionale, per dedicarsi a sistemi rinnovati specie nell’ipotesi di dislocazione in altre aree, sia delle abitazioni o attività commerciali sia delle strutture ricettive. Che poi è una delle idee affermate dal Presidente del Consiglio durante la sua visita nei comuni terremotati. Chi pensa che non si possa fare ha altre prospettive, non esattamente (come dire) costruttive. Dal punto di vista scientifico non riconoscere attenzione alle dichiarazioni del Professor Luongo e al mondo scientifico in generale appare un mix d’ignoranza, presunzione e follia, specie riguardo alle conoscenze scientifiche sui terremoti in nostro possesso. Ieri Luongo non è stato “ascoltato” nella sua analisi del sisma, solo dopo trovò “conferma”, così oggi ci sono amministratori e cittadini che si tappano le orecchie per non accogliere l’eventualità di lasciare Piazza Maio e le zone più a rischio. Un centro avanzato di ricerca internazionale per lo studio dei terremoti, come suggeriva il prof. Luongo, al posto delle case, sarebbe l’ideale. D’innovazione c’è necessità di parlare per ridare interesse al dibattito ed evitare di commettere gli stessi errori che dopo il sisma del 1883 – solo a Casamicciola ci furono 1500 vittime; 500 furono i morti nel resto dell’isola –sono sotto i nostri occhi. Le soluzioni ci sono. Tra scegliere una risposta immediata, che nel tempo potrebbe assumere tratti di pericolosità elevata e inutilità manifesta, aumentando perciò il rischio per la gente –ciò avverrebbe se si procedesse alla costruzione nelle zone colpite dal sisma -, e una soluzione più adeguata finalizzata alla riduzione del pericolo per le persone in prospettiva futura, sarebbe preferibile la seconda. D’innovazione, come ho detto, si può discutere in senso ampio. L’introduzione di sistemi moderni non esclude la mobilità, in auto o a piedi. Esistono pavimentazioni stradali che sviluppano l’energia cinetica dei passi. Per intenderci, si tratta di calpestio cinetico: cammini in strada a piedi e produci energia elettrica! Alcuni campi di calcio, a Rio De Janeiro, usufruiscono di questa tecnica con la quale, altro uso, si possono alimentare i lampioni ai lati delle strade. Esistono poi strade cinetiche, basate sullo stesso principio, ossia al passaggio e con il movimento dei veicoli si produce energia. Se l’innovazione tecnologica va avanti come un treno – bisogna evitare di perderlo per non lasciarsi sfuggire occasioni di sviluppo– si può avviare allo stesso modo un discorso più semplice. Città come Bari o la provincia di Frosinone, o Pavia, hanno dato il via alla sperimentazione circa l’uso di droni per il controllo del territorio e favorire la rivoluzione per la Polizia Locale. Ferma restando le necessità che per l’isola bisogna pensare a una sola Polizia, senza cioè distinzioni tra comuni, i droni possono essere impiegati per i controlli contro l’abusivismo edilizio, o per l’accertamento negli incidenti stradali o per la sorveglianza e il controllo della sicurezza, del territorio e dell’ambiente. Lo scorso 7 settembre il Comune di Ischia ha firmato un protocollo d’intesa con il nucleo dell’Associazione Nazionale Carabinieri Regione Campania (ANC). L’intenzione è quella di monitorare i luoghi e, in particolare, chi abbandona i rifiuti in modo indisciplinato oltre che fornire altre attività a supporto della Polizia Locale. Si tratta di cittadini che danno il proprio contributo, un esempio che non va sminuito. L’iniziativa, che è appoggiata dal sindaco Ferrandino, ci auguriamo però non resti la sola in termini di crescita e che la collaborazione tra istituzioni e cittadinanza possa non dimenticare anche una piena sostenibilità per il territorio mediante progetti capaci di rilanciare visioni più moderne. Ischia deve ripartire dalla sua eccezionalità e giocare la partita sul terreno della transizione in modo da stimolare l’incontro tra investitori pazienti e innovatori sociali e impiegare nuove risorse e abilità per cambiare modello.

Pagina Fb Caffè Scorretto Graziano Petrucci

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