ARCHIVIO 2ARCHIVIO 5

«Caffè Scorretto»«Turismo con o senza qualità?»

Che significa «destagionalizzare»? In parole semplici «non lavorare al 50%, o anche meno, delle proprie capacità» che, nei periodi di alta stagione subiscono una congestione nei trasporti e nei servizi di accoglienza. Per contro «nella bassa stagione si verifica uno scarso impiego delle risorse finanziarie e umane». Uno tra i tanti problemi deriva dalla questione «chiusura-non chiusura». Cioè, brevemente, si tratta della domanda se rimanere aperti nei periodi di bassa affluenza turistica. Sono i costi di gestione, quelli fissi, di manutenzione e spese correnti, che in questo periodo dell’anno fanno propendere per la chiusura della struttura. La scelta tra se chiudere o rimanere aperti, in periodi che non garantirebbero un flusso continuo di turisti e di entrate, potrebbe, se sbagliata, contribuire ad aumentare il rischio imprenditoriale. Bisogna perciò risolvere l’altro problema, ossia quello dell’approvvigionamento e la creazione di nuovi flussi di entrate, e non soltanto di turisti che spostandosi in tutta Europa, anche d’inverno, potrebbero essere intercettati. Vero. Qui, a Ischia, abbiamo le terme che meritano un discorso a parte. Tuttavia c’è un altro problema, il maggiore. La nostra, diffusa, convinzione, che noi siamo belli. Che i turisti arriveranno sempre e che non dobbiamo far niente per intercettarli. Che siamo convinti che il turismo “sole e ombrellone” è la nostra naturale propensione. Per carità, magari lo è ma il turismo non è solo questo. Però quell’Ischiacentrismo cui ha fatto riferimento l’ideatore e promotore del Festival di Filosofia, Raffaele Mirelli, lo sappiamo interpretare al meglio. Il 2018 quasi certamente si è finito positivamente. Le previsioni di inizio anno rilevavano un’impennata dei flussi turistici con 126 milioni di arrivi in grado di generare ben 426 milioni di presenze in Italia. Se pensiamo che la maggior parte si muove stimolata dalla voglia di ammirare le bellezze paesaggistiche del nostro paese la componente essenziale però sembra essere il turismo culturale. E qui si apre una finestra di occasioni che noi continuiamo a gettare nel pozzo. Un turista culturale spende tra i 30 e i 40 euro in più al giorno, rispetto a un vacanziere del mare. Secondo i dati presentati al salone di archeologia e turismo culturale “Tourisma”, uno degli appuntamenti più importanti d’Europa, nel febbraio del 2018 da Mara Manente, direttrice del CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia – da solo, il turismo culturale rappresenta il 56% dei pernottamenti e il 67% della spesa del turismo straniero leisure (vale a dire il turista che viaggia per piacere) nel nostro Paese. Le elaborazioni sono state prodotte sui dati della Banca d’Italia del 2016. Dai dati, presentati dalle ricercatrici Federica Montaguti e Sabrina Meneghello è emerso poi che la componente culturale ha un peso enorme nell’economia del nostro Paese: nel quinquennio 2011-2016 gli arrivi sono aumentati del 13,4%, e le presenze dell’11,6% sul totale del turismo in Italia. Le dinamiche dei flussi sono positive anche per il prossimo futuro. Ma l’impatto del turismo culturale sarebbe ancora maggiore sui beni culturali statali che hanno visto una crescita degli introiti pari al +53% dal 2013 e la buona capacità di spesa di questo tipo di turisti (tra i 110 e i 133 euro al giorno). Se ciò può sembrare una barriera, contribuendo alla cristallizzazione del circolo vizioso che a Ischia alimenta il motore delle scuse pur di non percorrere ciò che ci appare difficile, allo stesso modo si può contrastarla guardando alla sfida possibile per intercettare il “turista culturale”, matrice di nuove opportunità. Proponendo soluzioni versatili o pacchetti ad hoc. Con la cultura, insomma, si mangia. Qualche tempo fa il già Presidente di Federlaberghi Ermando Mennella, si pose una domanda aprendo il fronte della “cultura termale”: «Abbiamo le terme. Aspettiamo che a riempircele arrivino i turisti d’estate e noi invece di beneficiare di acque termali, sorgenti, e fanghi, non sappiamo perseguire la cultura del relax e della rigenerazione a «casa nostra», né d’estate né d’inverno»? Il discorso sulla destagionalizzazione, come quello della collaborazione tra settori, pubblici e privati, resta al centro e sono certo che il nuovo presidente dell’associazione albergatori Luca D’ambra ha già individuato le possibili linee d’azione. Intanto che vi lascio gli auguri di buon 2019, che ne dite, ce le facciamo quattro domande?

Pagina FB Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex