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Caso campetto, sentimento di giustizia

di Marco Gaudini

 

ISCHIA – Negli ultimi giorni l’isola, ed il Comune di Ischia in particolare, è stato scosso da una vicenda, che per i suoi connotati avrebbe al massimo potuto occupare un trafiletto in qualche pagina del giornale, ma che invece, ha assunto e sta assumendo proporzioni ben più grandi. Oggetto di tutta questa vicenda, almeno nella sua parte iniziale, un campetto di calcetto, un lembo di terra e polvere, dove i ragazzi dovrebbero giocare o semplicemente riunirsi. Un luogo che in passato, quando al posto del Tribunale c’era il Liceo Classico era molto più fruito e che fino a “ieri”, ospitava come area pertinenziale alla Sezione Distaccata, un parcheggio per avvocati, giudici, operatori del tribunale e cittadini. Quando il Comune, con una determinazione amministrativa che oggi appare merce rara, ha deciso di destinare quell’area ad esclusiva fruizione sportiva, sono nati i problemi. Gli avvocati, che si sono sentiti lesi nel loro diritto di poter parcheggiare l’autovettura in quel luogo, hanno deciso che la cosa non sarebbe dovuta passare in sordina e, dando fiato alle trombe, hanno avviato una sorta di battaglia. L’amministrazione, solitamente votata al dialogo con la classe forense, ha mantenuto la sua posizione con grande forza, mettendo in atto anche iniziative “spettacolari” vedi l’arrivo di quasi tutto il corpo di Polizia Municipale nell’area del campetto, quando alcuni avvocati erano entrati con i motocicli, o l’installazione di altri cinque gigli, per “blindare” completamente l’accesso ai mezzi a due o quattro ruote nel campetto. Finché il tutto restava in quest’ambito, la discussione, seppur a tratti poco comprensibile dai cittadini comuni, si poteva configurare in quelle piccole beghe di provincia, o nell’elevato livello di litigiosità che ormai la nostra isola detiene da molti anni. Ma, restando in tema, la palla è stata lanciata fuori campo, e si è passati da una discussione sul parcheggio si, parcheggio no, a Tribunale e quindi giustizia si o no sull’isola d’Ischia. Si è passati da un’azione, una battaglia condivisibile o meno, di un categoria professionale, ad un vero e proprio referendum sulla stessa. Come si è arrivati a tutto questo? Cosa c’entra questo con l’iniziativa che ha messo in campo (secondo alcuni, anzi molti), sbagliando, l’Assoforense per proteggere e rivendicare il “nuovo” diritto al parcheggio? La risposta è semplice, è risiede nel modo con in quale spesso su quest’isola si fa informazione, o meglio si crede di fare informazione. La cosa sta così: gli avvocati sono stati privati del loro parcheggio, hanno visto nei modi dell’amministrazione comunale una ferma volontà di rendere quell’area solo ed esclusivamente un campetto di calcio, o come dicono un play ground, sono arrabbiati, alcuni delusi, altri scoraggiati. Parlano privatamente su un gruppo Whatsapp, partono parole grosse, offese ingiustificabili nei confronti di alcuni componenti di spicco dell’amministrazione comunale. Offese dettate evidentemente dall’imbecillità di alcuni e dalla scarsa memoria di altri. Qualcuno invita alla calma ed a cercare la strada della diplomazia, altri propongono il braccio di ferro. La cosa finisce lì. Conversazioni quindi private che dovrebbero restare tali, ma che invece un giornale decide di pubblicare e mettere in piazza, in pasto alla pubblica opinione, quella che molte volte si può veicolare, magari per finalità personali o di qualcuno che ci è molto amico. Con un’azione che ha poco a che vedere con la deontologia giornalistica, evidentemente, la preparazione effettuata per capire come si impagina un giornale, non comprendeva questa lezione, il gossip diventa informazione e improvvisamente la palla finisce nel campo della rissa e dello scontro verbale, in quel campo dove molti ci sguazzano, soprattutto chi ha fatto della speculazione un mestiere, fortunatamente però, poco remunerativo. Dalle pubblicazioni si passa quindi alle reazioni, addirittura provando a cancellare con un colpo di spugna anni ed anni di battaglie fatte spalla e spalla per garantire il mantenimento della Sezione Distaccata sull’isola. I sacrifici, le assunzioni di responsabilità, le ore, ed i giorni impiegati sull’isola e sulla terraferma, con l’unico obiettivo, quello di eliminare definitivamente la data di scadenza dalla Sezione Distaccata del Tribunale a Ischia, sembrano, leggendo i commenti e le dichiarazioni, non solo del primo cittadino, ma anche di avvocati ed altri, essere dimenticati, passati in secondo piano, o in alcuni casi rimossi completamente. Atteggiamenti questi, che appaiono oggettivamente incomprensibili dinanzi ad un diritto ed un bene supremo, quello di avere la giustizia sulla nostra isola. Forse quindi è il caso, in questa difficile partita, di giocare quello che ormai si chiama “il terzo tempo” quello dove indipendentemente dal risultato, i giocatori avversari si scambiano la maglia e chiariscono le incomprensioni dettate dalla foga agonistica. Forse, quindi, è proprio il caso che si giochi questo tempo, e che qualcuno faccia un passo indietro per farne due, insieme, avanti. Forse è il caso che gli avvocati, anche quelli più agguerriti, comprendano che le intenzioni dell’amministrazione comunale sono nobili e forti, e difficilmente le cose potranno cambiare. Forse, inoltre, dovrebbero essere gli “stakeholder” di questa vicenda ad esprimersi, chi fino ad oggi ha parlato poco, forse perché volevano tenersi lontano da questo scontro. Forse tutta questa storia, si potrebbe chiudere proprio con una partita di calcio, con avvocati, studenti, componenti dell’amministrazione comunale con il Sindaco in testa,  un match per la giustizia, dove il sentimento di unità ed appunto di giustizia ha vinto prima di scendere in campo.

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