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Il comico di Colorado “ironizza” sul terremoto di Ischia, scoppia la polemica

Prima di addentrarci nel merito della questione, una premessa è quanto mai d’obbligo: crediamo nella buonafede del comico Roberto Lipari. E questo non perché il nostro quotidiano sia un acceso sostenitore della trasmissione “Colorado”, che spesso e volentieri propina ai telespettatori un prodotto decisamente banalotto; ma perché, guardando il breve sketch del monologhista siciliano, si comprende che la sua è una generica accusa a chi, per mero tornaconto, costruisce in maniera scriteriata. A sostegno della nostra tesi c’è anche un altro elemento: Lipari, nel suo “pezzo”, si riferisce non soltanto all’isola verde ma anche ad Amatrice, rasa al suolo insieme ad altre città del Centro Italia nel sisma verificatosi appena un anno prima di quello che ha colpito Casamicciola, Lacco Ameno e in parte Forio. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, riteniamo che il comico non volesse affatto attaccare gratuitamente l’isola d’Ischia, a differenza di quanto fatto invece dal settimanale “Famiglia Cristiana”.

LE REAZIONI DEGLI ISCHITANI. Fatto questo doveroso preambolo è giusto dare spazio a coloro che, lecitamente, la pensano in maniera diversa, e che vedono nella citazione di Lipari l’ennesimo schiaffo ad una terra e ad una comunità che con fatica sta cercando, tra mille difficoltà, di risollevarsi e di riprendersi la propria vita.

Ad aprire il dibattito è stato Beppi Banfi, che ha condiviso sulla propria bacheca il link del video incriminato: «Questo programma è andato in onda ieri sera, giovedì 9 novembre: chiedo agli amici di Facebook se alla fine di questa clip Roberto Lipari, parlando dei terremoti, tra i quali quello di Ischia, ha usato un’espressione offensiva. Lo dico perché se fosse stata una battuta comica avrei potuto accettare anche il sarcasmo, ma qui io non vedo nulla di sarcastico e nemmeno divertente, ma registro un’opinione del Lipari detta anche con livore. Ma potrei sbagliarmi».

Rispondendo ai suoi contatti, Banfi ha rincarato la dose, asserendo che secondo il suo punto di vista «ci sono gli estremi per querelarlo, ma questo dovrebbero dircelo tutti gli avvocati amici nostri su questo social e poi, se fosse passibile di querela, dovrebbero essere i sindaci dell’isola d’Ischia a farlo. Potrei sollecitare il nostro sindaco Enzo Ferrandino a farsi promotore presso i suoi colleghi per questa iniziativa. Noto ancora una volta la mancanza di un ufficio stampa che monitori tutta la stampa nel bene, ma soprattutto nel male: questa è stata da sempre una grave carenza».

Oltre a coloro che definiscono Lipari «minchione» e «idiota», c’è anche chi, come Marcello, si è preso la briga di contattare il diretto interessato. «Signor Lipari – ha esordito l’internauta – sono un ischitano e non mi è piaciuta la battuta su Ischia e il terremoto. Le ricordo che sono morte delle persone, per fortuna solo due. Sono crollate delle case, ma poche, e molte sono lesionate. Fare dell’ironia sulle disgrazie altrui è molto meschino. Le chiedo, a mezzo stampa, di chiedere scusa a tutta la comunità». Fin qui le parole di Marcello, che come molte altre persone attende le scuse del comico di “Colorado”. L’auspicio è che il “caso Lipari” possa concludersi con un lieto fine, dal momento che sono altre e ben più gravi le questioni da affrontare: le futili polemiche le lasciamo agli avventori di qualche bar…

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IL PASSAGGIO CONTROVERSO

«Il mondo, con le minchiate, diventa un po’ più bello. Finto, ma più bello. Un po’ come le favole: anche lì ci sono un sacco di bufale. Una su tutte, la più grande bufala, l’abbiamo scoperta più di una volta di recente, è quella dei tre porcellini. Il lupo soffia sulla casa di paglia, e va via. Poi su quella di legno, e va via. Quella di mattoni, invece, rimane (in piedi, ndr). Ecco, dov’è la minchiata? Non sul fatto che una casa costruita bene rimane in piedi, ma sul fatto che noi italiani abbiamo imparato la lezione, perché altrimenti non si spiegherebbero Ischia, Amatrice, L’Aquila…  Ogni volta che costruiamo qualcosa male, qualcuno ci rimette la vita. Ma cosa c’è di vero? Cosa hanno in comune le fiabe e coloro che hanno costruito quelle case? Che, in entrambi i casi, sono sempre dei porci».

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