ARCHIVIO 4

Con i giovani di Panza, Ischia, ha riscoperto il proprio passato

Di Isabella Puca|

FORIO – Si è conclusa ieri la mostra, inaugurata dalla Moveo Giovani , lo scorso 13 settembre. Il titolo della mostra “Scripta Manent”  richiama un antico ma quanto mai attuale proverbio “verba volant, scripta manent”, le parole volano, gli scritti rimangono e infatti, esposti sulle pareti, c’erano manoscritti, documenti, lettere e cartoline che testimoniano il passato della nostra isola, attraverso chi l’abitò e chi, invece, fu costretta ad abbandonarla a causa della guerra. A ripescare tutti questi documenti, i giovani dell’Associazione culturale Moveo hanno fatto propria un’importante lezione  trasmessa da Indro Montanelli  “un popolo che ignora il proprio passato, non saprà nulla del suo presente”. Tra appelli sul Social Network per ritrovare cartoline che giacevano da tempo nei cassetti dei più anziani e l’attingere ad archivi privati è riemerso, in questo percorso espositivo, un vero e proprio tesoro testimonianza di un novecento in cui l’isola era ben diversa da quella che conosciamo oggi. Dopo tre edizioni in cui al centro del percorso c’erano fotografie, questa volta i giovani hanno voluto prediligere i documenti per conoscere così la loro terra attraverso la calligrafia, elegante nelle pagelle degli studenti e negli attestati militari, incerta e dal tratto insicura in quelle firmate da chi con le mani era più avvezzo alla zappa. 11209502_672208136212742_3851578681212765493_nNon sono mancati aneddoti curiosi di vita quotidiana come la dichiarazione di morte  di un mulo o altri più seriosi come quella in cui  si ricorda di un’epidemia di vaiolo che nel 1901 costrinse il sindaco a chiudere le scuole. Ischia, e con lei la sua popolazione, non fu immune alla guerra e a testimoniarlo sono state le parole di chi, pur costretto a partire per il fronte,  non ha mai dimenticato la sua  terra. Tra i documenti,  le lettere inviate alla sua famiglia da Paolo Morgera che a Ischia non vi fece più ritorno. Ciò che risalta dalle sue parole è l’attaccamento alle stagioni riconosciute nel lavoro dei campi che avrebbe di certo preferito piuttosto che partire per il fronte. Prima della chiusura della mostra, Don Vincenzo Avallone, ha voluto omaggiarli di una lettera davvero commovente. Nelle sue parole, Don Avallone ha più volte sottolineato l’importanza di quell’operazione effettuata dai ragazzi che, scavando indietro nel tempo, è un po’ come se fossero andati controcorrente alla riscoperta di quei valori che non tutti i giovani d’oggi dimostrano di riconoscere. Non è la prima volta che l’Associazione Moveo Giovani fa parlare di sé per il buon fare nel quale, sin da sempre, è riconosciuto un certo entusiasmo che viene, ogni volta, trasmesso. Per chi si fosse perso l’occasione di far con loro  un tuffo nel passato, la mostra riaprirà il 27 di settembre in occasione dell’evento  musicale che vede protagonista l’U.S. Naval Forces Europe Band.

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Cari ragazzi e care ragazze della Moveo di Panza,

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credetemi, non vi mando questo messaggio per una formalità, ma perché voi riuscite a coinvolgere anche me, nonostante il peso dei miei 85 anni. Sembra che voi, scavando nel passato, andiate controcorrente, perché di solito sono i vecchi a guardare indietro e ad essere “laudatores temporis acti”, cioè lodatori del tempo passato. Eppure, comprendendo bene, la motivazione che vi muove, voi non siete né anacronistici né anormali, anzi siete ultramoderni, perché in tal modo voi dimostrate di non concepire la storia umana come un rullo compressore che tutto distrugge per costruire qualcosa di totalmente nuovo e diverso dal passato; invece non è così, se no non si giustificherebbe il vostro lavoro di allestire questa mostra sul passato, e se l’avete fatto con tanto entusiasmo è perché voi credete fermamente che nel divenire storico ci sono delle portanti, dei valori (i greci li chiamavano “daimontì”), che sono immutabili e che non passano mai e che si vanno a riciclare continuamente. In un’edizione passata voi avete sottolineato questa costante storica della zappa del contadino panzese; in questa edizione 2015 vi siete sforzati di trovare questa costante ben più in profondità, nella penna a inchiostro, dandovi come motto “Scripta manent”. Il vostro è quindi uno scavare più a fondo nel cuore e nella mente dei figli della nostra terra e questo vi ha portato a documentarvi di come era la scuola dei nostri nonni e bisnonni; ma tutto confluisce nei sentimenti; com’è bello e commovente quella cartolina che un panzese emigrato in Argentina scrive ai suoi genitori: “l’oceano non ci divide ma ci fa amare di più!”.
E allora cari ragazzi e care ragazze della Moveo, siate pure sempre all’avanguardia con i vostri telefonini e computer ma continuate anche a scavare nel passato, nelle pieghe nascoste della nostra pur deprecata terra. Concluderei così questo mio messaggino: Si, è vero, tante nostre viti nelle nostre campagne stanno seccando. Ma perché? Perché forse le fosse non raggiungono più il metro e mezzo di profondità?!
Cari giovani, continuate perciò a scavare in profondità nelle varie manifestazioni della vita passata della nostra terra ormai non più piccolo paese ma graziosa cittadina, per trovarvi quel “quid” di essenziale e immutabile, quell’asse portante sul quale costruire stabilmente il nostro presente e il nostro futuro.

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Vi abbraccio cordialmente tutti, ragazzi e ragazze.

Panza d’Ischia, 15 settembre, festa dell’Addolorata 2015

don Vincenzo Avallone

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