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Il congedo di Annamaria Chiariello: «Ma Enzo non meritava una giunta monca» 

Allora, si è chiusa quest’esperienza. Posso chiederti un bilancio e soprattutto cosa ha significato per te rivestire l’incarico di assessore in una realtà che ti è particolarmente cara come Ischia?

«Intanto ho capito quanto sia difficile fare l’amministratore, non è affatto una cosa semplice. In ogni caso è stata una bella esperienza, con Enzo Ferrandino abbiamo trovato modalità comuni. Lui è una persona perbene e questo è un aspetto fondamentale. Certo, va detto che noi abbiamo avuto una gatta da pelare non di poco conto rappresentata dal terremoto, però l’esperienza è stata interessante e positiva e soprattutto mi ha consentito di mettermi al servizio della “mia” Ischia».

E’ stato difficile lavorare con la spada di Damocle sul capo del sapere di essere comunque parte integrante di una giunta a tempo?

«Nessuna spada di Damocle. Noi all’epoca abbiamo accettato l’incarico perché non si trovava un accordo per l’esecutivo politico e il sindaco voleva far partire il paese. Anzi, per quanto preventivato all’inizio, i dieci mesi di durata sono anche troppi. Noi abbiamo accolto con grande favore il fatto che finalmente si stesse chiudendo il cerchio per la giunta politica».

Quando hai capito che i tempi erano maturi?

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«Io ciclicamente ripetevo ad Enzo di riferirci con grande tranquillità quando gli occorrevano le mie dimissioni, ho sempre ritenuto il mio operato come un’azione di senso civico nei confronti di Ischia, un’isola che amo tantissimo, ma non l’ho mai considerato un incarico politico che dovesse durare chissà quanto. Non ho voluto percepire l’emolumento previsto, alcune cene le ho organizzate io. Credo che oggi siano cambiati i tempi e gli amministratori debbano dare piuttosto che prendere, questa è la mia filosofia».

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Hai detto che dieci mesi sono stati anche troppi. Allora non posso fare a meno di chiedertelo: quanto ti ha stupito, sorpreso, amareggiato, imbarazzato, il fatto che a distanza di così tanto tempo la giunta politica sia venuta fuori “monca” con l’assenza di una quota rosa?

«Questo un po’ mi dispiace, perché penso che il sindaco non meriti una cosa del genere, visto l’impegno che profonde per il paese e i progetti che ha in serbo».

Luigi Di Vaia, Paolo Ferrandino, Luca Spignese e Carolina Monti, aspettando (forse) Rosanna Ambrosino. Alcuni dei nuovi assessori li conosci, qual è il tuo giudizio sulla nuova giunta?

«Conosco Ferrandino, Di Vaia e Spignese, purtroppo non le due signore. Luca, ad esempio, si è sempre battuto per il demanio, le coste, per dare una mano nel settore: si spenderà per fare cose importanti. Luigi è il consigliere con il quale più degli altri ho collaborato, è una persona di una disponibilità unica. Paolo Ferrandino, poi, lo conosciamo tutti: è consigliere o assessore da sempre, ovviamente scherzo. Non posso pronunciarmi sulle quote rosa, ma sono certo che se Enzo le ha scelte saranno due degnissime persone. Insomma, ci sono tutti i presupposti perché l’esecutivo faccia bene».

Lo chiedo a te che hai un occhio non politico: ma nelle cosiddette stanze dei bottoni quanto si è avvertita in questi mesi l’ombra della contrapposizione tra Enzo Ferrandino e Giosi Ferrandino?

«Credimi, io davvero non capisco di quale contrapposizione parli. Sinceramente sono amica di entrambi, anche Giosi mi ha sempre dato buoni consigli: io questo antagonismo non lo vedo, forse c’era una contrapposizione di parti politiche su quello che riguarda i consiglieri. Dal punto di vista personale non ho avvertito nulla di particolare, ma lasciami dire due cose alle quali tengo particolarmente…».

Prego.

«Mi sono ritrovata all’interno di una macchina amministrativa di cui ignoravo gli ingranaggi. Per carità, non ero Alice nel paese delle meraviglie perché certo non sono una sprovveduta, ma in ogni caso ho trovato dei funzionari straordinariamente preparati. Sono pochi, lavorano tanto, ma hanno saputo guidarmi con capacità, correttezza. Ho voluto salutarli tutti. Poi ci sono invece, come rovescio della medaglia, una serie di “fetenzie” che leggo su un giornale che ovviamente non è il vostro ma fatto da menti malate che tirano fuori storie letteralmente inventate. Si è detto che non avrei firmato il bilancio, così come che avrei abbandonato una chat. Quel giorno ero assente giustificata, stavo lavorando e ho avvisato il sindaco. Il quale mi ha detto che non c’erano problemi stante la presenza degli altri quattro assessori. Relativamente alla chat, l’ho chiusa per errore, ma la usavamo poco: avevamo quella della giunta».

Cosa vorresti che la giunta politica ereditasse da quella tecnica?

«Il senso di mettersi a disposizione della collettività ma loro sicuramente ce l’hanno: alcuni fanno politica da tanti anni, sono tutte persone degne ed a modo. Per me poterle conoscere è stato un piacere, gli auguro ogni bene. E poi sono guidate da un sindaco che si sta dannando per provare ad arginare o risolvere una serie di criticità, su tutte quella del traffico».

Gaetano Ferrandino

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