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Fallimento Pegaso, rinviati a giudizio Monti e Serpico

Di Francesco Ferrandino

NAPOLI. Ieri il Giudice dell’Udienza Preliminare ha cominciato a dirimere l’intricata matassa riguardante le accuse di bancarotta fraudolenta rivolte agli amministratori e ai componenti del collegio sindacale della Pegaso, la defunta società mista pubblico/privato di Forio deputata principalmente alla raccolta dei rifiuti, formalmente fallita nel 2011 dopo diversi anni di agonia. Il Gup ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero per Pietro Russo, ex presidente del consiglio di amministrazione della società tra il 2003 e il 2004, il quale è stato assolto dall’accusa di aver indicato nei bilanci degli esercizi 2002-3003 una situazione debitoria nettamente inferiore a quella realmente esistente al punto da determinare il totale azzeramento del capitale, con conseguente necessità di procedere alla ricostituzione dello stesso, e di aver provocato dolosamente il fallimento della società. Il magistrato ha inoltre disposto il proscioglimento dell’intero collegio sindacale, composto da Enzo Ferrandino, Oscar Rumolo, Domenico Miragliuolo e Antonio Siciliano: per il Gup i componenti dell’organo societario non hanno commesso il fatto, che per l’accusa consisteva nell’aver omesso dolosamente la dovuta vigilanza, contabile e gestionale, oltre ad aver redatto mendaci relazioni sindacali che in definitiva avrebbero celato la reale situazione societaria provocandone fraudolentemente la bancarotta.  Gli unici rinviati a giudizio saranno quindi Francesco Paolo Monti e Salvatore Serpico, amministratori della società durante gli anni in cui si consumò il lento decorso finale prima del definitivo fallimento della Pegaso. Come spiegato dall’avv. Genny Tortora, legale di fiducia del dott. Rumolo, secondo il magistrato il collegio sindacale era già decaduto nel momento in cui avvenne la cessione del ramo d’azienda riguardante la raccolta rifiuti alla nuova società, la Torre Saracena. Fin quando i componenti del collegio risultavano in carica, il Comune trasferiva normalmente il denaro necessario a coprire i costi del servizio alla Pegaso (cioè alla sezione deputata alla raccolta rifiuti), permettendo così di ripianare nel tempo anche alcune eventuali perdite. In sostanza, secondo il giudice, il collegio decadde dalla carica prima della creazione della nuova società (Torre Saracena) che poi si accollò la raccolta dei rifiuti, mentre i nuovi amministratori  Serpico e Monti (ieri rinviati a giudizio)  espressero il loro consenso al “passaggio” di tale servizio al nuovo soggetto giuridico. Una decisione che li vede ora chiamati a rispondere dell’accusa di aver cagionato il fallimento della Pegaso per effetto di operazioni dolose, compresa l’omissione dei pagamenti delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali. La vicenda affonda le sue origini nei lontani anni ’90, quando la Pegaso, istituita nel 1991, gestisce nel Comune di Forio il servizio di raccolta dei rifiuti oltre al trasporto pubblico e i servizi cimiteriali. La società, inizialmente costituita con un capitale coperto al 51% dal Comune e per il restante da operatori privati, evidenzia sin da subito gravissime difficoltà economiche e finanziarie, con un’esposizione debitoria che cresce progressivamente, rendendo necessaria già dopo pochi anni una ricapitalizzazione per fronteggiare le perdite, ed estendendo la quota di partecipazione pubblica al 71%. Misure che tuttavia non frenano per nulla l’aumento dei debiti e che rendono evidente, sin dal 2001, la totale inadeguatezza delle stesse. Nondimeno, l’anno successivo l’ente comunale rinnova il contratto con la Pegaso, ma il destino dell’azienda non cambia, che precipita lungo un piano inclinato in un’autentica voragine, continuando ad accumulare perdite e debiti. Il curatore fallimentare della Pegaso, l’avv. Bocchini, lanciò in tempi non sospetti precise accuse verso i presunti responsabili del naufragio societario, sottolineando l’impossibilità di fronteggiare i costi del servizio per mezzo di un canone manifestamente insufficiente e affermando che la situazione era chiarissima sin dalla fine degli anni ’90. Secondo il curatore, l’ultimo amministratore della società, Salvatore Serpico, ha la grave responsabilità di non aver posto tempestivamente  fine allo stillicidio dichiarando il fallimento della società, contribuendo quindi al pesantissimo aggravamento della già enorme situazione debitoria. Il “core business” dell’azienda, cioè la raccolta rifiuti solidi urbani (insieme ai servizi cimiteriali), viene infine ceduta alla nuova società, Torre Saracena, costituita nel 2007. La Pegaso, o meglio quel che ne resta, si trascina per un altro paio d’anni, fino a essere messa in liquidazione volontaria al termine del 2009, con Salvatore Serpico che da amministratore diventa liquidatore. Formalmente, la fine dell’agonia arriva nel 2011 per mano del Tribunale di Napoli.

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