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Forio, la Procura e l’indagine sulla depurazione che non c’è

FORIO. Bisognerebbe capire chi e cosa abbia mai potuto scatenare un’attività d’indagine del genere, che però obiettivamente conoscendo la nostra isola è assolutamente surreale. Nel senso che ad una serie di domande che vengono poste al Comune di Forio non si può assolutamente dare una risposta. Proviamo a spiegare immediatamente di cosa parliamo. Presso gli uffici municipali di via Genovino, infatti, qualche tempo fa è giunta una nota firmata dal comandante dell’ufficio circondariale marittimo di Ischia, t.v. Andrea Meloni. Il testo è decisamente chiaro ed esaustivo: “Al fine di poter compiutamente relazione l’autorità giudiziaria delegante, pregasi voler fornire, ognuno per le rispettive competenze, la sotto elencata documentazione: concessione demaniale marittima delle condotte asservite all’impianto di trattamento delle acque reflue urbane del Comune di Forio; autorizzazione unica ambientale (Aua) per lo scarico in corpo idrico superficiale dei reflui prodotto dal Comune di Forio; eventuali analisi in autocontrollo eseguiti negli ultimi dieci anni sul pozzetto fiscale prima dell’immissione dei reflui in mare; relazione tecnica e relative planimetrie delle condotte di convogliamento di raccolta delle acque bianche. In attesa di un cortese cenno di riscontro, rivestendo la pratica carattere di urgenza, si rimane a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento si ritenesse necessario”.

Insomma, la magistratura si è messa in azione per appurare quelle che sono una serie di obiettive carenze non solo di Forio, ma dell’intera isola, che con questi presupposti andrebbe “chiusa”. Innanzitutto non può essere ignorato che esiste un commissario per la deputazione e che Forio allo stato dell’arte non dispone neppure un impianto. Che tutto finisca in acqua e che esista soltanto una condotta sottomarina di allontanamento è noto a tutti, e non è che gli altri Comuni dell’isola verde stiano messi meglio. Non solo, mancando il depuratore appare evidente che non può esserci nemmeno un pozzetto fiscale. Insomma, se la Procura della Repubblica ha chiesto di venire in possesso di una serie di documenti che di fatto non possono esistere, beh a questo punto ci metterà poco a capire come all’ombra del Torrione tutto viene sversato indistintamente a mare, punto e basta. Ma c’è un altro aspetto che desta più di qualche perplessità: nella nota trasmessa dalla Guardia Costiera viene richiesta l’AUA, la cosiddetta autorizzazione unica ambientale di cui devono essere in possesso alberghi, stabilimenti ed altre attività che superano un certo numero di posti letto. Ora è chiaro che chiedendola per l’intero territorio comunale, bisognerebbe di fatto – come dicevamo – chiudere il paese. Insomma, bisognerebbe capire su cosa precisamente indaga l’autorità giudiziaria e soprattutto cosa possa avere messo in moto un tale meccanismo. Sperando che però, come negli ultimi anni troppo spesso è accaduto, l’effetto non sia deflagrante.

Gaetano Ferrandino

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