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Forio e l’agonia del vicoletto di San Gaetano

FORIO – La magia di un vicoletto consacrato alla bellezza, alla cultura, all’esaltazione della diversità continua a subire ferite, causate anche da disinteresse dell’isolano, che, nella maggior parte dei casi, non riesce proprio a comprendere quanto siano fondamentali certi angoli di pace e offerta turistica alternativa per dare slancio a un turismo asfittico, bisognoso di nuove idee e stimoli e che invece continua a subire, nell’indifferenza generale, i contraccolpi dell’insuccesso economico causato per lo più da scarsa affezione. L’incantevole percorso, incorniciato da un’architettura densa di dettagli che attinge a piene mani dalle antiche costruzioni rupestri, intessute da accenni moreschi, amalgamate dal sostrato mediterraneo è un catalizzatore di creatività. Lo scorcio regala alla vista un accenno della silhouette della cupola di San Gaetano. Sul fondo del viottolo i flutti marini. A due passi le tante occasioni di svago convenzionale non sembrano intaccare la singolarità del luogo. Sul pavimento ancora si vede il disegno che richiama le scene tragiche disegnate sul cratere del Naufragio, emblema dell’identità isolana. Insomma, un angolo che andrebbe protetto e che invece pare essere corroso da una dannosa indifferenza che ne mette a rischio la sopravvivenza.

In pochi metri quadrati, nel cuore pulsante di Forio, c’è un vero e proprio compendio che dovrebbe essere preso a modello da tutta l’isola per una trasformazione che non solo potrebbe soddisfare la voglia di immergersi in luoghi incantevoli che ogni buon viaggiatore ricerca con spasmodica volontà, ma anche l’esigenza dell’isolano di riscoprire il genius loci del territorio, lo spirito dei luoghi che, purtroppo è il caso di dirlo, non è per niente in ottima salute.

Succede così che nell’indifferenza generale i locali di quel lembo di bellezza facciano fatica ad andare avanti. Qualcuno cambia destinazione, come Potlac, altri resistono strenuamente, come Pietratorcia, la bottega del ceramista Franco Calise, che proprio nei giorni scorsi ha festeggiato il proprio matrimonio proprio nel vicoletto a lui caro, o la piccola ma ricchissima Libereria di Barbara Pierini, ricolma di volumi selezionati dalla libraia foriana per stuzzicare l’interesse dei bambini alle prime esperienze con i volumi di carta ma anche capace di consigliare letture appassionanti ai più navigati tra i lettori.

Vivono per lo più affidandosi all’acquisto dei turisti. Nel passeggiare in un vicoletto così pieno di stimoli si fermano, chiedono consigli, si lasciano avvolgere dall’atmosfera e comprano, permettendo così far andare avanti attività basate per lo più sulla passione. Così come l’Equobar e la galleria d’Arte EloArt, piccoli scrigni di bellezze artistiche e selezionati prodotti equo e solidali provenienti da tutto il mondo che però non attecchiscono nelle abitudini d’acquisto e di passatempo degli ischitani.

L’ischitano snobba ciò che dovrebbe difendere, costringendo le attività fondate sulla diversità a vivere con una perenne spada di Damocle che minaccia di desertificare, o di spersonalizzare un vicoletto che non dovrebbe perdere il proprio animo indipendente, proprio come segno di speranza per un’isola che non dovrebbe piegarsi alla banalità. All’interno della Galleria Elo Art sono state esposte opere apprezzate, l’equobar propone prodotti raffinati provenienti da tutto il mondo, la libreria offre pubblicazioni che i megastore non saprebbero consigliare, la dirompente creatività di un vicolo che potrebbe essere un modello per creare un’isola migliore è costretto a sopravvivere e fare i conti, soprattutto nei periodi più freddi dell’anno con il rischio chiusura. Chiusura tutt’altro che una semplice minaccia, che potrebbe, nel giro di poco tempo, anche solo settimne cancellare angoli di bellezza uccisi da dall’indifferenza.

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