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I sei sindaci isolani in una democrazia senza partiti

DI FRANCO BORGOGNA

A Ischia abbiamo 6 Sindaci, tutti con ampia esperienza amministrativa, che dicono di agire d’amore e d’accordo. E allora perché vivono nella paura di cedere sovranità agli altri? Perché non gestiscono unitariamente i principali servizi? Chi sono effettivamente i nostri Sindaci? Come sono e quali opinioni hanno della loro funzione pubblica? Hanno un rapporto diretto con gli elettori e questo spesso li autorizza ad ignorare ogni intermediazione, ogni consiglio, ogni confronto. Per loro, una libera stampa è solo d’impiccio. Vogliono fare da soli. I consiglieri comunali, gli assessori, contano solo nel momento elettorale per assicurare i pacchetti di voti, per il resto sono pedine da muovere sullo scacchiere amministrativo per dare scacco matto numerico alle opposizioni. Non sono tutti uguali i nostri 6 Sindaci, c’è chi è più arrogante e chi più conciliante, c’è chi punta a mete istituzionali extra isolane e chi si accontenta della dimensione locale. A livello professionale privato ,direi che sono tutti all’altezza, ma -a livello culturale- senza offesa, si fermano generalmente al normale buon senso paesano, senza alcun volo verso orizzonti un pochino più vasti. Non è – mi si consenta – “realpolitik “quella da essi praticata, ma “localpolitik”. Mentre avremmo bisogno di Sindaci “glocal”, ovvero fortemente capaci di radicarsi nel territorio, tenendo d’occhio però le evoluzioni della società globale. Ma qual è l’origine e il significato della parola “ Sindaco”? Nell’antica Grecia, il “syndicos” era un rappresentante che veniva eletto, di volta in volta, per rappresentare la comunità nelle questioni giudiziarie. Infatti, la parola Sindaco viene dal greco ed è composta da “dike” ( giustizia) e syn ( insieme). Quindi, compito di un Sindaco sarebbe quello di coniugare “ rappresentanza”, “giustizia”  e “ interesse collettivo”. Agiscono così i nostri Sindaci? Se agissero tutti così, non vedremmo la giustizia essere costretta,in alcuni casi, ad agire dall’esterno per ristabilire equilibri e legalità infrante. Nell’altro pezzo di questa pagina, abbiamo citato il libro della professoressa Campus sulle caratteristiche del leader politico moderno; ne citiamo un altro: “la democrazia del leader” del prof. Mauro Calise, docente di Scienze politiche dell’Università Federico II di Napoli, ben noto agli ischitani, in quanto nipote del grande cantautore Ugo Calise. Per Mauro Calise è inderogabilmente finita la meritoria era dei partiti; il presente e il futuro sono affidati ai leader, controllati da due gendarmi, l’uno a sostegno della pubblica opinione (informazione) e l’altro a guardia dei diritti costituzionali (magistratura). Ecco perché, anche un quotidiano locale come il Golfo ha oggi una funzione più importante di ieri. I partiti si controllavano reciprocamente e mediavano; il leader moderno, che avanza solitario, va controllato. E noi continueremo a controllare.

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