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Inclusiva, sicura e al passo con i tempi, la scuola per la prof. Teresa Cirillo, nuova dirigente del Primo Circolo di Ischia

di Isabella Puca

ISCHIA – Un scuola inclusiva, sicura, una scuola punto di riferimento per i più piccoli, ma anche per i loro genitori con i quali, sin dal primo giorno in cui è arrivata sull’isola, ha cercato di instaurare un dialogo sincero. E’ questa la scuola per la professoressa Teresa Cirillo, la nuova dirigente del primo circolo didattico di Ischia, subentrata da poco a Lidia Gentile. Una laurea in lettere classiche conseguita alla facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II di Napoli con 110 e lode, diversi anni di insegnamento nel napoletano dove ha avuto la cattedra prima di italiano e latino e poi di latino e greco, un dottorato di ricerca, diversi anni di formazione dalla paleografia all’archivistica, pubblicazioni e la vice presidenza al liceo Pitagora di Torre Annunziata dove ha iniziato a costruirsi un curriculum sulla gestione del sistema scolastico. Da lì sono seguiti anni di preparazione al concorso per dirigente scolastico; nel frattempo approda al Liceo Panzini dove il Preside Pace diventa il suo maestro degli ultimi anni. Lì ha insegnato per cinque anni per poi approdare a Ischia come Dirigente, trentatreesima in graduatoria di un concorso espletato nel 2011.

Dirigente, come ha appreso la notizia di questo suo nuovo incarico sulla nostra isola?

«Sono felice perché amo il mare, la mia pelle bianca non lo dice, mi proteggo con creme e cappelli, ma amo il mare, le isole, il caldo piuttosto che il freddo e le montagne. L’alternativa era Avellino, Benevento, insomma ho preferito le isole. Per un errore dell’Ufficio scolastico regionale mi era stata assegnata Capri che però era la mia seconda scelta, né io né la mia collega abbiamo chiesto di correggere l’errore, volevamo affidarci al destino, ma sono stati loro ad aggiustare il tiro il secondo giorno».

Una formazione classica, tanti anni di insegnamento agli adolescenti e adesso si trova a dirigere un primo circolo

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«È un’esperienza nuova per me, ma tutto quello che si dice del liceo classico,  che ti dà strumenti  per affrontare qualsiasi situazione è vero. Mi ha dato la cassetta degli attrezzi che mi sta aiutando anche in questa esperienza. Sono all’inizio, mi sono messa in gioco e sto giocando in questo nuovo territorio. La prima cosa che ho fatto è stata leggere la storia della scuola, della direzione didattica, del direttore De Stefano che ha dato un indirizzo importante creando la scuola, facendo sì che avesse un certo nome sul territorio; erano altri tempi ovviamente. Si cercava altro dalla scuola, non era la scuola dell’ autonomia ma, del preside.  Insomma, credo che bisogni cavalcare l’onda del cambiamento»

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De Stefano ha portato l’informatica a scuola, la dirigente Gentile il modello del senza zaino, ha già chiaro in mente un progetto che andrà a caratterizzare la sua dirigenza?

«Sono in un momento di passaggio, si tratta di sistemare delle situazioni che sono ancora un po’ nebulose. La scuola è un sistema a maglie larghe, si possono creare delle criticità da appianare. Ecco, sono in questa fase e cerco di darmi anche delle priorità. È una scuola in cui bisogna, dall’interno, comunicare al territorio che esiste un sistema di regole che va rispettato perché così, magari, i bambini si sentono più sicuri, trovano dei punti di riferimento».

Qual è il suo modello di scuola?

«Credo nella scuola dell’inclusione, di bimbi con disagio, ma anche di eccellenze. Oggi si parla di Bes e Dsa, ma anche un’eccellenza può trovarsi, proprio per il suo essere un genio,  a relazionarsi con difficoltà con il gruppo dei pari e a volte anche con gli insegnanti. Il Marconi, soprattutto, è poi una scuola  con tanti alunni stranieri, bisognerà trovare nuove risposte didattiche. Mi piacerebbe che questa scuola potesse dare risposte a tutti. Il modello d’ inclusione,  oggi,  è per me vincente, soprattutto in un territorio come Ischia. C’è una platea di studenti eterogenea ed è bello quando tu hai inserito bimbi della Repubblica Dominicana e per strada si fermano per ringraziarti con manifestazioni d’affetto come se tu stessi concedendo loro qualcosa di grande, ma in realtà stai dando solo la possibilità di esercitare il loro diritto all’istruzione. Per altri bambini è scontato, ma io dico loro che sono fortunati hanno un’isola bella, che li farà crescere meglio che in una città con la nebbia».

Fondamentale per la scuola è il rapporto con l’Istituzione, come si è trovata sotto questo aspetto?

«Sì, e devo dire che non mi sento sola, né abbandonata dall’amministrazione comunale. Dal primo giorno ho ricevuto subito il Sindaco, il Vice Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale che si sono subito messi a disposizione, sono stata accolta bene e spero di ricambiare questa fiducia. Ho sentito da parte loro un sincero affetto verso questa scuola e credo sia importante».

E con il corpo docente, come è stato l’impatto?

«Il primo circolo ha un ottimo corpo docente, forse deve ritrovare un po’ di fiducia in se stesso, devono capire quanto valgono veramente e quanto sono importanti per i loro bambini. Lavorano tantissimo con passione e dedizione, ma bisogna ritrovare armonia, condividere momenti belli. La scuola di oggi è  frenetica, ci si perde soprattutto per la presenza di diversi plessi e può capitare che gli insegnanti si conoscano solo alla fine dell’anno. Certo, il collegio è un momento di condivisione che però dura poco. Bisognerebbe cercare modelli ludici anche tra gli insegnanti, ma lavorano tutti con una grande passione e competenza, esperienza che però non finisce mai. I bambini cambiano e le esperienze e le competenze vanno messe continuamente in discussione. Com’è che si dice? “Lifelong learning”, la formazione diviene un dovere etico per dare risposte nuove ai bambini, diversi anno per anno, basti pensare che abbiamo i nativi digitali e noi non lo siamo».

Esiste dunque un modello di scuola ideale?

«Secondo me è un errore entrare in una scuola con un modello, bisogna dare all’istituto il modello adeguato a quella scuola. Non si può implementare dall’alto un modello, ma bisogna capire prima le esigenze. Inclusone, regole, rispetto, adulti come punti di riferimento, per me la scuola è senz’altro questo, ma devo ancora ritagliarmi uno spazio di osservazione per capire qual è il modello ideale per questa scuola».

Lidia Gentile le ha lasciato un testimone importante, il Marconi è scuola polo della Campania per il modello senza zaino

«Ho studiato su internet, sui manuali fornitomi dalla precedente dirigente e sto vedendo mettere in pratica  il modello man mano. Sono ancora in fase di osservazione, se qualcuno mi chiedesse sulla validità o meno di questo modello pedagogico sospendo ancora il giudizio. E’ certo un modello che si sposa bene con le linee guida ministeriali attuali, quelle dell’inclusione. Le ultime circolari del Ministero ci invitano a creare dei pof (piani offerta formativa ndr) triennali, quindi ptof, basati tutti sull’inclusione. Il modello senza zaino ti permette di fare questo tipo di lavoro, ma sono trascorsi sette anni da quando la scuola l’ha adottato e il mio interrogativo è se è ancora valido, se deve essere calibrato su nuove esigenze del territorio, dell’utenza, perché credo che l’utenza sia cambiata. Sono contenta che da quando sono arrivata sia aumentato il numero di iscritti, li abbiamo recuperati negli ultimi 20 giorni, molti sono stranieri figli di genitori che hanno trovato lavoro qui sull’isola, un recupero che mi compiace.  Il modello senza zaino dovrebbe offrire una risposta per tutti e sto cercando di capire questo se risponde ai bisogni educativi, alle esigenze del territorio e se deve essere corretto in qualcosa. Questo è però difficile, la scuola fa parte di una rete, bisognerebbe arrivare ai vertici e far capire che il modello va tarato sulle realtà territoriali che sono diverse da Nord a Sud, ma anche tra isola e terraferma».

 

L’anno scolastico è appena iniziato, ma c’è un progetto a breve termine che intende realizzare?

«Ho sentito spesso lamentele riguardo l’aver perso degli iscritti, o al fatto che la scuola non è considerata più  come prima. Mi piacerebbe che gli insegnanti ritrovassero la fiducia per poter rinascere e cercare un modello didattico che possa portare loro a raggiungere il modello ideale di scuola. Il mio progetto è che gli alunni che studiano in questa scuola possano, per il futuro, avere la possibilità di fare qualsiasi scelta. É la scuola primaria che ti fornisce la cassetta degli attrezzi, basi solide che vorrei dare a tutti gli alunni del primo circolo».

Con una popolazione scolastica così ampia appare difficile raggiungere tutti i genitori, vuole approfittare di quest’intervista per lanciare loro un messaggio?

«A dire il vero sto cercando di parlare con tutti loro, intendo conoscerli tutti perché credo davvero che il  miglior marketing per una scuola sia il “one to one”. Al di là delle varie manifestazioni, mettersi accanto a un genitore, poterlo aiutare è la promozione migliore almeno in questo primo patto che dobbiamo stringere con le famiglie».

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