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Ischia piange Silvio Rumore, uomo di mare d’altri tempi

Un’isola attonita, sgomenta, che ha accolto la notizia con profondo dolore e con tanta, tantissima commozione. Come quando succede nel momento in cui viene a mancare un figlio di questa terra, che magari ha saputo scrivere anche un pezzo di storia oltre a guadagnarsi la stima, il rispetto e l’ammirazione di tutti. Se ne è andato Silverio Rumore, che tale era solo all’anagrafe però perché tutti lo conoscevano con il nome di Silvio. Tutti lo conoscevano come un uomo dai grandi valori che ha dedicato la sua intera vita alla famiglia e a quella che rappresentava una passione custodita nel sangue: il mare. Quel mare dal quale proprio non riusciva a stare lontano. Visse tutta la sua infanzia a San Ciro mettendo in mostra sin da piccolo un carattere ribelle ed energico. Seguiva, quando poteva, il padre a lavoro sulle barche. Già, Vincenzo Rumore: la favola ebbe inizio proprio nel 1956 col “San Ciro”, che iniziò ad effettuare i primi giri dell’isola.

Silvio da subito aveva intuito che quella che poteva rappresentare una passione lo avrebbe portato a scrivere i capitoli più significativi del romanzo della sua esistenza. La parentesi del servizio militare lo vide vestire i panni di incursore, ma ritornato nella sua isola gli risultò davvero semplice decidere quale strada prendere e cioè portare avanti il sogno del padre, mettendo su una società marittima improntata sui giri dell’isola e le rotte su Capri e la Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina. Silvio Rumore viveva le difficoltà affrontandole con forza e tenacia, per lui spesso rappresentavano uno stimolo ed un pungolo ad andare avanti. Aveva un carattere apparentemente irruento ma era persona dotata di un grande cuore e soprattutto con inculcato il valore del rispetto verso il prossimo, sul quale nel corso della sua esistenza non ha mai derogato.  Un valore che si era stato trasmesso dal padre, lui che dal nulla creò coi fratelli l’azienda che oggi rappresenta un fiore all’occhiello della nostra isola.

Nella vita e nel lavoro non si arrendeva mai e non mollava di un centimetro, davvero non aveva paura: con la sua abilità, che di fatto rappresentava una dote, riusciva a guidare una nave senza alcuna difficoltà, al punto tale da diventare indiscusso punto di riferimento per gli altri marittimi che sapevano che in Silvio potevano trovare solo un buon esempio. Un lupo di mare d’altri tempi, insomma, di quelli che non aveva problemi a sfidare nemmeno i peggiori temporali e il madre in burrasca, quando serviva mettendo a repentaglio la sua esistenza e quella del suo equipaggio pur di salvarne altre. Chi ha lavorato con lui, non può non serbare il ricorso dello straordinario amore per il suo lavoro, le barche, il mare. Tre parole che hanno rappresentato – insieme alla famiglia – il “sale” della sua esistenza.

Ovviamente tanti sono i ricordi di Silvio Rumore, di cui nella giornata di ieri sull’isola si parlava un po’ ovunque. E come da consuetudine molti affidati anche  ai canali social, in ossequio al progresso imperante ed alle nuove forme di comunicazione. A noi piace ricordare quanto Silvio fosse amato anche fuori dall’isola. Lo evidenziano, meglio di tutte le altre, le parole da Procida di Giuseppe Giaquinto: “Anche l’isola di Procida perde un amico carissimo ed un vero estimatore della nostra isola. Al comando delle sue motonavi ha sbarcato negli anni sulla nostra isola decine di migliaia di turisti descrivendo sempre con grande passione e da autentico uomo di mare le bellezze della nostra isola attraverso il megafono di bordo e spesso anche con le sue sole corde vocali. Grazie Silvio. Hai amato Procida ed i procidani oltre ad essere un grande uomo di mare, un vero imprenditore del turismo e soprattutto un uomo che faceva dell’accoglienza e del rispetto per il turista la sua vera vocazione. Riposa in pace sapendo che la tua simpatia e la tua generosità non verranno mai dimenticate, anche se da oggi Ischia e Procida e sopratutto il mare che le circonda sono più povere”. Parole che raccontano chi fosse Silvio Rumore, e perché forse oggi il turismo non è più quello di una volta. Ai suoi familiari il compito di portare avanti questo “patrimonio”, certi che sapranno farlo al meglio.

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