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LA BELLA FIABA DELLE TRE FILATRICI DEI FRATELLI GRIMM

DI MICHELE  LUBRANO

Sulle filatrici di canapa ci sono la bella fiaba dei fratelli Grimm, un quadro molto famoso di Diego Velàsquez realizzato nel 1657 e conservato nel museo del Prado di Madrid, in Spagna, alcune popolari filastrocche ed addirittura opere teatrali. La fiaba dei fratelli Grimm ha attirato più di altro la nostra attenzione. Riportarla per intero ci avrebbe sottratto molto spazio che purtroppo non abbiamo. Allora abbiamo pensato di parlarne ed a tratti commentarla per centrare lo stesso l’obiettivo. Nella fiaba si racconta la storia di una ragazza molto pigra, che non ne vuole sapere di filare all’arco, ma, incontrando per “caso” tre vecchie filatrici, riesce persino a sposare un principe e ovviamente le invita al suo matrimonio. La fiaba è stata scritta dai famosi Fratelli Jacob Ludwig Kar                                                             in Germania, tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Apparentemente sembra un inno alla pigrizia: la ragazza non fa niente, ma viene sostituita dalle tre filatrici e riesce pure a fare bella figura! Pedagogisti e commentatori si sono scatenati nel comprendere questa favola, che evidentemente non è un’esaltazione del dolce far niente, ma molto probabilmente un modo diverso per spiegare il valore della solidarietà e dell’aiuto reciproco.Tra Settecento e Ottocento il mestiere di filatrice era uno dei più comuni, almeno nei Paesi europei, soprattutto tra le giovani. Ma in realtà  ha origini antichissime: tutte le civiltà antiche (egiziana, greca, romana, perfino cinese) hanno esempi, in testi o dipinti, di donne che filano. In Italia quasi tutte le donne fino agli inizio del 1900 sapevano filare la canapa, la lana o la seta. La filatura veniva praticata con la rocca e il fuso. Negli anni più recenti la filatura venne fatta con macchine a pedale e il fuso venne quindi sostituito dalla spola. Si filava tutto l’anno, ma soprattutto durante le serate invernali trascorse al tepore delle stalle. Tra le filatrici non mancavano certo donne più pigre, come testimonia una filastrocca popolare calabrese: dal titolo espressivo “La filatrice scansafatiche”: La fiaba insegna a non aspettare a fare il proprio dovere, perchè ci si può cacciare nei guai. Oltre a combattere la pigrizia, però, insegna anche che non c’è da vergognarsi a cercare aiuto e, quando lo si trova, bisogna essere riconoscenti. Inoltre anche per una “buona a nulla” come la filatrice pigra ci può essere un destino buono dietro l’angolo… C’era una volta una ragazza pigra che non voleva filare; la madre poteva dire qualunque cosa, ma non riusciva a persuaderla. Un giorno la madre andò in collera e le scappò la pazienza, cosicché‚ la picchiò, ed ella incominciò a piangere forte. In quel momento passava di lì la regina, e quando sentì piangere fece fermare la carrozza, entrò in casa e domandò alla madre perché‚ picchiasse sua figlia, dato che si sentivano le grida da fuori. Allora la donna si vergognò di dover rivelare la pigrizia di sua figlia e disse: “Non posso staccarla dal filatoio, vuole sempre e soltanto filare e io sono povera e non posso procurarle il lino.” – “Ah,” rispose la regina, “non c’è cosa che mi faccia più piacere del sentir filare e nulla mi rallegra di più del ronzio delle ruote: datemi vostra figlia, la porterò al castello; ho lino a sufficienza perché‚ fili quanto ne ha voglia.” La madre acconsentì di cuore e la regina si prese la ragazza. La fiaba prosegue  e finiscecsì: Quando la festa incominciò, le tre zitelle entrarono stranamente abbigliate, e la sposa disse: “Siate le benvenute, care cugine.” – “Ah,” disse lo sposo, “che cosa ti lega a queste donne così brutte?” E andò da quella con il gran piedone e chiese: “Come mai avete un piede così largo?” – “A furia di calcare,” rispose quella, “a furia di calcare.” Allora lo

sposo andò dalla seconda e disse: “Come mai avete quel labbro così cascante?” – la fiaba per un bel po’ prosegue e finisce cosi: “A furia di leccare,” rispose, “a furia di leccare.” Allora domandò alla terza: “Come mai avete il pollice così largo?” – “A furia di torcere il filo,” rispose, “a furia di torcere il filo.” Allora il principe inorridì e disse: “D’ora in poi la mia bella sposa non dovrà più toccare un filatoio!” E così la liberò da quell’impiccio.

 

                                                                                                        michelelubrano@yahoo.it

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