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La carica dei cento contro lo scempio della Siena

ISCHIA. È stata folta la partecipazione di pubblico alla riunione del costituendo comitato “Salviamo Ischia Ponte” svoltasi ieri pomeriggio alla Sala Poa, gremita fino alle scalinate esterne da oltre cento persone. Forte è stata la protesta contro quello che è stato più volte definito come lo scempio della Siena, il cantiere alle porte del borgo di Ischia Ponte che si trascina da anni e che viene ritenuto fonte di gravi danni e disagi per la popolazione residente della zona. Ad accogliere i numerosi partecipanti è stato Gianni Vuoso, che ha ringraziato tutti coloro (ben 1700) che hanno sottoscritto l’appello volto a far nascere il comitato, rivolgendo al contempo pesanti accuse sia all’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Ferrandino sia al proprietario dell’area dove, oltre all’auditorium, dovrebbe sorgere l’ormai famigerato parcheggio pluriplano, ma che continua ad apparire come una voragine quasi sempre allagata. Vuoso ha duramente stigmatizzato l’atteggiamento del primo cittadino in relazione alle crescenti proteste dei residenti: «Il sindaco è spesso scappato, nascondendosi, o al massimo rispondeva sempre che la faccenda è affare del privato – ha detto Vuoso – e che dunque l’amministrazione non può intromettersi: ma stiamo scherzando? Il grave scempio della Siena riguarda l’intera comunità di Ischia». L’esponente del Pmli ha anche ricordato che scenari analoghi potrebbero ripresentarsi per altri punti turisticamente “strategici”, come la spiaggia del Muro Rotto, scenari da scongiurare assolutamente.

È stata poi la volta dell’ingegner Salvatore Cuomo, il quale ha plaudito alla natura spontanea del Comitato, senza colori politici. Cuomo, che alla fine dell’assemblea è stato eletto per acclamazione presidente del Comitato, ha denunciato l’altissimo numero di esercizi commerciali che nel borgo sono stati costretti a chiudere: «Ci siamo sorbiti troppi anni di chiacchiere, sia dall’amministrazione che dal privato, il quale avrebbe potuto e dovuto prevedere le difficoltà nella realizzazione dell’opera, che poi si sono rivelate in tutta la loro gravità. Sono pochi gli addetti che operano nel cantiere, sicuramente in numero insufficiente. Inoltre sono ancora tutte da valutare le conseguenze dell’emungimento della falda acquifera».

È stata la giornalista Isabella Marino a illustrare ai presenti la cronistoria della vicenda, che sin dall’inizio aveva sollevato alcune perplessità circa l’impatto urbanistico dell’opera. Secondo l’ottimistico programma, in due anni essa sarebbe stata conclusa. Limiti ampiamente superati da un pezzo, coi turisti che annualmente visitano Ischia e che increduli sono costretti a constatare la persistenza della voragine che deturpa l’ingresso del borgo. Isabella Marino ha inoltre spiegato i legami tra l’inaridimento della sorgente alla pineta Mirtina con il formarsi della nota “cascata” di acqua che dal cantiere finisce in mare, e l’allarme dei geologi, secondo cui l’emungimento troppo rapido delle falde crea dei vuoti nel sottosuolo che mettono in pericolo i palazzi storici della zona. Pericolo accentuato dall’autorizzazione ad aumentare il ritmo di emungimento, per  un’acqua che in poco tempo è diventata di colore “sospetto”, così come diversi dubbi sono stati espressi sulle vasche di decantazione. Secondo la giornalista, ci aspetta un’altra estate a rischio, con la voragine trasformata in un contenitore di acqua stagna e zanzare, in un punto dove si concentrano tradizionalmente numerosi bagnanti sulla vicina riva. Inoltre, le analisi delle acque e i risultati non sarebbero mai stati pubblicati: «Non si tratta e non può trattarsi di una faccenda privata, vanno compiute indagini a largo raggio. Gli stessi operai lavorano in ambiente malsano, mentre le pompe continuano a riversare in mare. Non dimentichiamo che a settembre le autorizzazioni del cantiere scadranno», ha concluso Isabella Marino.

Durante l’assemblea hanno preso la parola anche diversi cittadini, uno di essi ha suggerito di mettere in atto un’iniziativa di protesta forte e tangibile, come quella di bloccare il porto durante la stagione estiva.
Un’abitante della zona ha illustrati i pesantissimi disagi subiti: polvere, zanzare, puzza e  soprattutto grosse vibrazioni alla casa provocate dalle attrezzature del cantiere: «Lo scorso anno si spostarono i fili dei contatori e presi una scossa, rischiai di morire», ha raccontato la donna. Sono emersi anche i dubbi circa la sostenibilità del volume di traffico che sarebbe generato dal nuovo parcheggio.
Ha poi preso la parola l’avvocato Luigi Telese, sindaco di Ischia dal 1998 al 2001, il quale ha ricordato che l’opera nacque come project financing, dunque un’opera “mista” tra privato e pubblico. «Il costituendo comitato – ha spiegato Telese – deve presentarsi dal sindaco, e formalizzare una richiesta di accesso agli atti. Basta coi “si dice”: d’ora in poi il comitato dovrà parlare per atti e fatti. Soltanto visionando i documenti ufficiali si potrà agire con cognizione di causa». Al momento nella vicenda non risultano azioni giudiziarie  di carattere penale, ma solo alcune azioni civili di privati, come quella dei condomini di palazzo Scalfati. Secondo l’avvocato Telese, il sindaco,  massima autorità sanitaria, ha il dovere di vigilare sul cantiere e di effettuare tutti i controlli necessari: «Il comitato – ha aggiunto l’ex primo cittadino – ha meritoriamente “stanato” il sindaco. Ma la pressione va mantenuta in modo permanente, altrimenti l’iniziativa si disperderà, e sarà un ennesimo buco nell’acqua». Telese ha quindi spiegato che bisogna indagare sugli interessi legati al cantiere, gli agganci all’interno dell’amministrazione: solo studiando le carte si potrà rendere efficace la protesta. L’ex sindaco ha anche rivendicato a merito della sua amministrazione l’istituzione del parcheggio “della vigna”, nell’area ora ridotta a voragine, una misura che diede il via a una rifioritura del borgo di Ischia Ponte, durata oltre un decennio.

Gennaro Savio si è scagliato contro le amministrazioni isolane: «Ai cittadini non si permette nulla, ai potenti invece viene permesso di distruggere il nostro territorio. Quello della Siena è uno scempio economico, ambientale e sociale perché oltre a compromettere l’ecosistema della zona ha provocato la chiusura di varie attività commerciali di una delle zone più belle. A novembre dall’amministrazione è stata concessa una nuova proroga al cantiere, nascondendola ai cittadini. Cerchiamo dunque di non dimenticare le tante responsabilità dell’attuale classe politica». Appassionata anche l’arringa di Raffaele Marino a ribadire l’orgoglio degli abitanti, mentre Silvano Amalfitano dell’Associazione per il Comune unico ha sottolineato anche l’enorme danno d’immagine per l’intera isola.
Dopo circa un’ora l’assemblea si è conclusa con la raccolta di nuove adesioni, mentre a stretto giro saranno completate le operazioni burocratiche per l’ufficializzazione della costituzione del Comitato.

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