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La lettera di Pasolini scritta dall’Albergo Savoia di Casamicciola

Una grafia abbastanza chiara, lineare. Una lettera che Pier Paolo Pasolini scrisse nel lontano 1959 dall’albergo Savoia di Casamicciola dove soggiornò durante il mese di luglio dello stesso anno. Le immagini della lettera autografa, tratte dal libro di Philippe Séclier, Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia, edito da Contrasto nel 2005, sono state riportate alla luce da un sito tutto dedicato al grande regista e scrittore del nostro 900.
“Ischia (Casamicciola) Luglio [1959].

Sono felice. Era tanto che non potevo dirlo: e cos’è che mi dà questo intimo, preciso senso di gioia, di leggerezza? Niente. O quasi. Un silenzio meraviglioso è intorno a me: la camera del mio albergo, in cui mi trovo da cinque minuti, dà su un grosso monte, verde verde, qualche casa modesta, normale. Piove. Il rumore della pioggia si mescola con delle voci lontane, fitte, incalcolabili. La terrazzetta, davanti, è lucida di pioggia, e soffia un’aria fresca.

Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente. È un posto dove mi pare di essere sempre stato. Mi sembra il Friuli, la Carnia, l’Emilia. Solo ogni tanto qualche voce vicina mi ricorda che sono nel Sud. Mi aspetta qualcosa di stupendo: quello che si aspetta quando si è ragazzi, il primo giorno di villeggiatura, e si ha davanti un’estate eterna.
Come sono capitato qui? A pensarci, adesso che sono calato in questa pace domestica da soli pochi minuti, mi sembra di avere alle spalle un viaggio omerico.
Vorrei scriverne, se ne fossi capace, solo per quel lettore che non si è mai mosso dal suo paese, dalla sua cittadina, se non per brevi viaggi nella sua provincia, e sogna Capri, sogna Ischia, come li ho sognati io, ragazzo. Ma mi occorrerebbe un libro, perché non è successo niente: sono successe solo quelle cose che appartengono solo alla vita, e muoiono dopo cinque minuti.
Dunque, ecco come sono capitato qui, sotto questa dolce pioggia che si sfregola sui tetti del bianco alberghetto.
Roma. Un temporale, blu come la morte, acqua che si scatena. A Ostia è novembre. Il mare ha il colore di un brodo freddo.
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– Esco – pioggia solo porto in giro i miei due occhi. Solo, io e Ischia – io e migliaia ecc.
– (Porto d’Ischia)
– Michele (3000 lire) – Un’attrice della Warner Bros, “nun saccio ‘o nome!” – Ischia è scoperta, ma fortunatamente gli ischiatani ancora non lo sanno.
– Tavolata ragazzetti romani: tipi ecc. Ragazza: “Beviamo nello stesso bicchiere,… ormai?”
– Finale: ‘o pullmàn, mannaggia ‘o demonio! non arriva mai. Tipo cameriere: racconta comis ma demi-chef. Cacciato via: “voi non agite da galantuomini!” “‘Nu poco ‘e pesce” da mangiare e poi cacciato via.
– Scoperti dei coolies in vespa. Rientro: attesa del domani.”
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