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La malattia di Artemisia raccontata dal papà: ora mi batto per cambiare la legge

Di Isabella Puca

Ischia – «L’anoressia ti trasforma. Misia è arrivata a pesare 29 kg per 1 metro e 70 di altezza e negli ospedali la dimettevano il giorno stesso in cui la ricoveravo». A parlare è Paolo Massa, il papà di Artemisia, una giovane donna di 21 anni che ci ha lasciato la scorsa estate a causa dell’anoressia. Dopo il racconto di mamma Cinzia che ha iniziato con noi e con i genitori del centro DCA di Soccavo una raccolta firme per evitare la chiusura dell’unico centro della Campania, specializzato per la cura di disturbi alimentari, ci ha contattati Paolo per raccontarci la sua esperienza con questa terribile malattia e per presentarci la sua proposta: creare un’Associazione a nome di Misia e proporre una legge per far sì che un genitore di un anoressico maggiorenne possa decidere per lui. «La tutela legislativa – ci ha spiegato Paolo Massa – è una delle problematiche più grosse soprattutto per le persone maggiorenni, per loro la situazione è drammatica. L’anoressico è come un drogato; tende a non considerarsi malato, a non curarsi. L’anoressia è una malattia psichiatrica e al tempo stesso organica e la legge non ha combaciato le due cose».  Quella di Artemisia e della famiglia Massa è stata una vera e propria via crucis, nonostante il poco peso, negli ospedali non la ricoveravano perché i valori rientravano nei minimi e non poteva avere una cura psichiatrica perché  troppo magra. «È un paradosso tutto italiano, si cura chi si vuole curare e chi ha il peso. Alcuni centri mi rispondevano che Misia per entrarvi doveva aumentare di 3, 4 kg ma se non c’era la sua volontà, essendo maggiorenne, non poteva essere ricoverata. La verità è che non esiste una terapia e che la sanità in Italia vive una situazione disperata».

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