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L’allarme di Luisa Pilato: «Tanti isolani non arrivano a fine mese»

ISCHIA. “Negli ultimi anni è cambiato il trend. Il 70% delle richieste di aiuto ci provengono dal territorio, cioè da famiglie ischitane”. A dirlo Luisa Pilato, responsabile dell’Area emergenze della Caritas diocesana che ci spiega come negli ultimi anni la maggior parte delle persone che si rivolgono alla Caritas in cerca di aiuto siano isolani che “non riescono ad arrivare a fine mese”, e solo il 30% stranieri. “Le persone che ci chiudono aiuto – ci spiega – con dignità ci chiedono una mano per pagare il fitto o le bollette. Spesso si tratta di famiglie, anche numerose, le cui entrate sono rappresentate da un solo stipendio e che non riescono a fare tutto”. E poi ci sono dei casi particolari: “Quando subentrano delle patologie invalidanti molte persone non riescono a sostenere le spese mediche e semmai di viaggio da affrontare per curarsi”. Un altro periodo particolare è settembre, all’inizio dell’anno scolastico. “I libri scolastici, specialmente quelli delle scuole superiori dove non è previsto il buono libro – ci conferma Luisa Pilato – hanno un costo, spesso troppo alto per alcune famiglie. E così in tanti ci chiedono aiuto per acquistare i libri di testo per i figli”. Chi si rivolge alla Caritas spesso lo fa affidandosi ad una struttura parrocchiale o a quella diocesana senza chiedere aiuto agli uffici delle Politiche sociali del Comune di appartenenza. “soprattutto quando in famiglia c’è un minore, molti genitori hanno ‘timore’ a rivolgersi alle Istituzioni. Come è successo quando è stato istituito il Rei – reddito di inclusione. All’inizio, infatti, abbiamo notato una riluttanza a fare la domanda per ottenere il beneficio. E molte persone ci hanno spiegato di temere di poter essere ‘controllati’ dagli assistenti sociali. In alcuni casi c’è anche ‘vergogna’ o non conoscenza delle procedure da adottare per ottenere un proprio diritto”, ha detto ancora Luisa Pilato Spesso, dicevamo, c’è vergogna, perché molti di coloro che si trovano in difficoltà sono persone che avevano un lavoro ed una vita ‘normale’. Ma poi è subentrata la crisi, la perdita di un lavoro. Oppure ci sono casi di lavoratori stagionali o saltuari dove la disoccupazione invernale non basta a portare avanti una famiglia. “Chi ha delle difficoltà economiche deve fare delle rinunce, talvolta anche importanti”. E per non far rinunciare al diritto alla salute la Caritas diocesana di Ischia con l’associazione “Raggio di luce” e l’Unitalsi hanno dato vita ad un ambulatorio medico specialistico che offre a titolo gratuito un servizio medico. “Un abbraccio per un sorriso”, così si chiama l’ambulatorio che, come spiega Luisa Pilato “rappresenta un primo confronto con i medici per chi non può rivolgersi ad un professionista privatamente”. Oggi rispetto al passato la Caritas diocesana ha mutato, attraverso l’erogazione di nuovi servizi di assistenza, la propria attività. “La differenza rispetto al passato non è solo nel cambio di percentuale tra italiani e stranieri che si rivolgono a noi. Ma anche le richieste. In passato venivano chiesti perlopiù beni alimentari e vestiari. Oggi invece c’è una maggiore richiesta di aiuto economico. Ma non certo manca la richiesta di pasti. Per questo da qualche mese è nata la mensa a Forio che offre il pranzo a persone meno abbienti”. La mensa registra circa 25 persone al giorno a cui viene offerto il pasto con la presenza di italiani e stranieri in uguale percentuale. Dalla Caritas diocesana arriva un monito: “Sull’isola servirebbe un dormitorio. Sembra strana come richiesta, ma è così. Ci sono tante persone che non hanno una casa e vivono in luoghi di ‘fortuna’ che hanno bisogno di un tetto specialmente in questo periodo freddo. Solo con il centro di prima accoglienza che conta 24 posti, non riusciamo ad esaudire tutte le richieste che ci arrivano”.  Dal territorio ischitano non mancano risposte. “Non c’è indifferenza rispetto alla povertà. In tanti sia privati che uniti in associazione donano tanti aiuti a chi ne ha bisogno”, ci ribadisce Luisa PIlato  che conclude: “Manca solo una cosa: “Un coordinamento sul tema della povertà. Bisogna collaborare tutti insieme. Da soli si fa più fatica a rispondere a tutte le richieste di aiuto che ci arrivano. Insieme, invece, possiamo rispondere a tutti gli sos pungolando e anche le Istituzioni nei tavoli di concertazione. Se dovessimo riuscire in questo, aiuteremo ancora più persone che si rivolgono a noi”.

 

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