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L’isola libera dalla plastica 20 anni prima ma solo sulla carta

ISCHIA. La medaglia se la appuntarono al petto i sei sindaci dell’isola di Ischia nel 1989. Primi in Italia, adottarono delle ordinanze, una per ogni Comune, con le quali venivano banditi gli shopper non biodegradabili. Ordinanze, come quelle che vietano l’uso dei saponi non biodegradabili, mai fatte rispettare. Ordinanze rimaste sulla carta, lettera morta. Zero applicazione, nessun controllo. I sindaci vietano gli shopper, i vigili urbani non leggono le ordinanze dei sindaci, dunque tutto come se nulla fosse successo. Resta la buona intenzione e come sappiamo le strade che portano all’inferno sono lastricate di buone intenzioni. Per far sparire i sacchetti della spesa dall’isola è stato necessario aspettare l’intervento dell’Europa e dello Stato, nel 2010. Pensate i sindaci dell’isola d’Ischia c’erano arrivati con venti anni di anticipo.

“Fin dal 1989, anno della sua nascita, l’associazione ambientalista P.A.S. Pro Natura – ha spiegato Rino Romano, presidente del sodalizio ischitano- è stata molto sensibile ai temi dell’inquinamento da plastica. Grazie alla nostra opera di sensibilizzazione nel 1989 fu adottata dai sei sindaci dell’isola di Ischia l’ordinanza che vietatavo l’uso di shoppers non biodegradibili per l’asporto delle merci”. Romano ripete più o meno le stesse cose di chi si lamenta della mancata applicazione delle ordinanze che vietano la commercializzazione e l’uso di saponi e detergenti non biodegradabili “Basterebbe far rispettare le leggi vigenti – spiega Romano – per avere un ambiente più sano ed eliminare tanta plastica che altamente inquinante e che sta per entrare anche nella nostra catena alimentare. Se solo si facessero dei controlli nei supermercati e negozi di generi alimentari su tutta l’isola si potrebbe imporre l’uso di buste biodegradabili. Non tutti i negozi, malgrado sia legge da alcuni anni, la rispettano. Per la tutela del mare, inoltre, bisognerebbe pensare alla sostituzione delle obsolete condotte sottomarine con un sistema centralizzato di depurazione degli scarichi nelle acque marine ed ovviamente un incremento dei controlli sugli sversamenti abusivi. Ma questo sembra fantascienza”. Se da un lato ci sono le norme, leggi ed ordinanze (quasi) mai rispettate, c’è chi non ha bisogno di alcuna regola per rispettare l’ambiente e trattare con riguardo l’isola. È il caso di Peppe Trani, noto come ‘Peppe Garden’, titolare del Garden Fruit nel cuore di Ischia Ponte. Da alcuni mesi utilizza solo ed unicamente plastiche biodegradabili nel servire ai suoi clienti i prodotti della terra. “La mia cassetta – ci spiega – deve essere a tutta salute. I prodotti sono quelli della terra e sono serviti in una cassetta di legno”. Piatti, bicchieri e posate tutto biodegradabile, ovviamente. “Ho fatto questa scelta – continua –, in primis per rispettare chi mi onora della sua presenza alla nostra tavola. Poi per valorizzare i nostri eccellenti prodotti. Deve essere tutto salutare”. E così non solo la frutta e gli ortaggi che serve a tavola sono buoni e sani ma anche gli accessori sono belli e rispettosi dell’ambiente. “Sicuramente il costo di acquisto dei piatti, bicchieri e posate biodegradabili è un po’ superiore rispetto a quello dei comuni piatti e bicchieri di plastica. Ma ho scelto di servirmi di materiali biodegradabili per tanti motivi: i miei pomodori e la mia frutta serviti nei piatti biodegradabili sono ancora più saporiti e belli. Ho eliminato quegli orribili ed inquinanti monouso standard. E poi non ho problemi a fine giornata con i rifiuti. Piatti, bicchieri e posate biodegradabili, infatti, possono essere gettati nel contenitore dell’umido che viene ritirato ogni giorno da Ischia Ambiente. In questo modo non creo rifiuti indifferenziati o plastiche che con il caldo creano solo un lezzo insopportabile”. Ammette, poi, con rammarico: “Credo, però, che l’isola e gli isolani non siano pronti ad affrontare la ‘rivoluzione’ dell’eliminazione delle plastiche. Io ho fatto questa scelta per mia volontà e solo grazie a questo ho superato alcuni ostacoli. L’azienda che mi rifornisce le suppellettili biodegradabili è a Bologna. In tanti, al mio posto, non trovando valide alternative sull’isola avrebbero rinunciato”.

Se per Peppe Trani l’isola non è pronta, c’è chi la pensa diversamente. Sabato scorso in tanti hanno risposto all’appello del sindaco di Ischia che ha organizzato “puliAmo Ischia” un pomeriggio dedicato all’ambiente e alla pulizia della Pineta Mirtina. “L’idea – ha spiegato l’assessore Carolina Monti – nasce dall’intenzione di voler riportare le nostre pinete allo splendore di un tempo e per questo motivo abbiamo pensato di sensibilizzare la cittadinanza coinvolgendo soprattutto i giovani. L’appuntamento di sabato è stato solo l’inizio di una serie di giornate per l’ambiente che speriamo di organizzare ogni mese”. “Giornate come queste – ha detto Giorgio, un giovane volontario armato di scopa e paletta – dimostrano quanto le coscienze di noi ischitani, soprattutto dei più giovani, siano sensibili ai temi ambientali. Dobbiamo fare un salto di qualità. Attraverso delle regole certe e chiare e con delle valide alternative si potrebbe eliminare in poco tempo l’uso della plastica sul tutta l’isola. Ma attenzione: non chiediamo un’ordinanza come quella dei detersivi. Chiediamo un’ordinanza vera che sia rispettata da tutti”. Chissà quale sarà il prossimo passo delle Amministrazioni comunali isolane che per ora non hanno accolto l’invito delle associazioni ambientaliste a vietare l’uso di plastiche non biodegradabili. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato quello di Legambiente Campania che con la sua presidente Mariateresa Imparato ha chiesto ai sei sindaci dell’isola di Ischia, ai due dei Comuni di Capri ed a quello di Procida “di mettere in campo misure di contrasto alla plastica e ai rifiuti galleggianti per proteggere la bellezza delle isole campane, di diffondere cittadinanza responsabile e consapevole e incentivare turismo sostenibile. Per questa battaglia a difesa del mare e per mettere a bando la plastica per “Isole campane plastic free”. Per ora solo proposte che sono rimaste lettera morta sperando di non dover aspettare il 2025 anno per il quale la Commissione europea ha imposto la deadline per l’uso di cotton fioc, posate, piatti e cannucce in plastica.

Giovanna Ferrara

 

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