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Livorno e Ischia: due tragedie viste con occhi diversi

A distanza di pochi giorni dal terremoto di Ischia, ci ritroviamo a piangere altre vite umane portate via in tragedie che, forse, potevano essere evitate se si desse maggiormente ascolto a chi continua a dire che bisogna rispettare maggiormente il territorio e mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare e infrastrutturale italiani.

Ma, questa volta, si nota un atteggiamento diverso da parte di certi media e di una parte dell’opinione pubblica. In occasione del terremoto di Ischia, quando ancora si scavava tra le macerie per tentare di salvare i tre fratellini di Casamicciola diventati, loro malgrado, il simbolo di quel sisma, già si erano scatenati nel dare la colpa all’abusivismo offendendo un’intera isola, in questo caso stanno trattando il tutto con le necessarie e doverose attenzione e sensibilità, senza sfiorare neanche il tema dell’abitabilità della casa in cui ha trovato la morte una coppia, il loro bambino e il nonno del bambino intervenuto per salvarli rimanendo poi lui stesso intrappolato nell’appartamento invaso dal fango.

La domanda che si pone Marco Esposito è sacrosanta. Il giornalista de Il Mattino, infatti, s’è chiesto: “Il giardino è a quota 3 metri sul livello del mare. Il torrente a quota 6 metri. Quei locali al piano terra potevano essere adibiti ad abitazione”? Eppure quella domanda non è stata fatta da quei giornalisti che stanno seguendo la tragedia che ha colpito Livorno e che avevano seguito quella di Ischia attribuendo, da subito, all’abusivismo edilizio la causa dei crolli e dei morti di Ischia, salvo essere poi smentiti dai fatti, a cominciare dalla rilevazione sbagliata dell’intensità del terremoto.

Forse è vero che il terremoto di Ischia è stato seguito con la lente del pregiudizio verso gli ischitani che, agli occhi di molti, sarebbero degli abusivisti incalliti al punto che il terremoto sia una sorta di punizione divina, come evidenziato, tra gli altri, da Vittorio Feltri che scriveva sui social “Se costruisci una casa abusiva che crolla per una scossa, la colpa non è del sisma ma tua” senza capire prima se le case crollate fossero o meno abusive? E’ una domanda che ci si deve porre e deve far riflettere perché, forse, è proprio a causa di quell’interpretazione che non s’è messa in piedi la macchina della solidarietà italiana che, da sempre, per fortuna, accompagna le ore e i giorni successivi a una tragedia.

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