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L’ultima impresa di Gianni Sasso, il cammino per Santiago de Compostela

ISCHIA. L’impresa è “soprattutto spirituale” con “il freddo come principale ostacolo”. Così Gianni Sanno, noto per le due imprese sportive, ha definito la sua ultima avventura. Si tratta del Cammino portoghese per Santiago de Compostela. Circa 200 chilometri zaino in spalla, lottando contro il freddo. A fargli compagnia amici vecchi e nuovi. L’arrivo è previsto il 5 dicembre. Gianni Sasso è un campione nella podistica, nel triathlon e nel calcio per amputati. Ha perso una gamba a sedici anni per le conseguenze di un incidente sulle strade della sua Ischia. Era il 31 marzo 1986, Gianni era in sella alla sua Vespa guidata da un amico per le vie della sua Ischia. Un’auto (Una Fiat Uno) invase la sua corsia. L’impatto fu tremendo. Da allora è nata la “seconda vita” di Gianni: quella sportiva. Adesso l’atleta sta percorrendo i sentieri che conducono a Santiago in stampelle. Condivide delle riflessioni di viaggio sul suo profilo Facebook. Parole che raccontano anche parte della sua vita. “Molti iniziano come turisti ma poi finiscono come pellegrini. Acqua, freddo, vento ma continuiamo”. Ed ancora: “Pellegrinare non è solo camminare e attraversare terre sconosciute fino a un santuario, è diventare migliore ogni giorno di cammino”.

“Non sono un eroe e non ho superato i limiti: ho provato a comportarmi come se non esistessero”, ha raccontato più volte Gianni Sasso. L’atleta ischitano è campione di calcio (ha giocato per anni con le stampelle, naturale estensione del suo corpo con disabilità, divenendo una colonna della Nazionale di calcio per amputati), ha vinto maratone (ottimi i risultati a New York, Berlino e Amsterdam), poi la scoperta del Triathlon: lo sport è diventato il compagno di viaggio di una vita intensa. E poi il sogno di Rio alle paralimpiadi del 2016 nella disciplina del paratriatlon – 750 metri di nuoto, 20 chilometri di bici, cinque di corsa prima dell’amarezza per l’ingiustificata esclusione dai mondiali di Calcio in Messico, una delusione patita da chi aveva fatto tanto per far esistere la nazionale di calcio per amputati. Ma adesso non è tempo di pensare (più) al Messico, adesso la strada porta a Santiago.  

 

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