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MonkeyMax e un sogno tutto da vivere a suon di musica

di Isabella Puca

Ischia – Ha raggiunto più di duemila visualizzazioni in soli tre giorni con “Via di qua”, l’ultimo singolo di Massimo Castagliuolo in arte MonkeyMax, giovane rapper ischitano che si sta facendo spazio nel panorama musicale italiano e non solo. Vent’anni, un diploma nautico, ma l’unica cosa che lo fa viaggiare è la musica!  Attualmente vive e lavora a Londra come barman, una sfida per non farsi inghiottire dalla noia di un inverno ischitano e per farsi conoscere musicalmente anche fuori dall’Italia. “Via di qua” l’ultimo singolo cantato con Giovanni Apetino racconta proprio della partenza di MonkeyMax per Londra, «per “qua” intendo Ischia, – ci racconta –  è una canzone dedicata alla mia ragazza che non è potuta partire con me. La promessa è quella di essere ancora più forti al mio ritorno, l’amore non ha ostacoli e la distanza nulla può». L’amore, l’amicizia, ma anche la speranza che domani sarà meglio e che i sogni, se ci credi con tutto te stesso, possono realizzarsi davvero; «nella seconda parte dalla canzone rassicuro mia madre, le chiedo di non preoccuparsi per la mia assenza, che tornerò presto a Ischia. In una frase le ricordo di quando  mi disse  “figlio smetti di sognare” a sentirlo ci rimasi male; non credo che lei creda in me musicalmente parlando, ma credo sia giusto. In fondo i genitori vogliono sempre e solo il meglio per i propri figli, e di questi tempi il meglio non è sicuramente l’ambito musicale». Massimo ha iniziato a rapportarsi con la musica sin da bambino quando ascoltava a volume altissimo tanta musica italiana, «crescendo – ci racconta ancora  – iniziai ad ascoltare Fabri Fibra; nelle sue parole c’era tanta verità. Mi appassionai, fin troppo! Ascoltai tutti i suoi brani che giravano su internet, dall’inizio della sua carriera fino alle ultime canzoni. All’epoca veniva considerato “nocivo” per noi giovani a causa dei testi delle sue canzoni troppo espliciti. Con tutte le cose seriamente nocive che girano tutt’ora, rovinando la vita a migliaia di giovani, si preoccupavano di due rime». Ma i luoghi comuni che giravano sul  rap e sui rapper  non hanno fermato la voglia di scoprire il mondo della musica che per Massimo non era più rime e note, ma libertà. «Col passare degli anni la mia passione per la musica non è mai calata, ma ancora non pensavo di poter cantare anche io; non rientrava proprio nei miei progetti. Poi però mi resi conto che la musica era capace di aggiustare tutto, che i rapper parlavano per me con le loro rime. E intanto il genere rap si faceva sempre più spazio nel panorama musicale italiano fino a diventare una vera e propria moda. E all’ inizio, per seguire la moda, iniziai a rappare anche io». Pima qualche rima a scuola, per divertirsi con gli amici, e poi la formazione di un gruppo musicale insieme ad altri coetanei del napoletano, «eravamo accomunati dalla voglia di far musica e iniziammo a pubblicare qualche canzone che andò anche abbastanza bene. In meno di un anno, però, per i troppi litigi, svanì tutto. Dopo un po’ ho avuto la fortuna di conoscere un rapper della mia età che a sua volta mi presentò il suo manager; provai a fargli ascoltare qualcosa, gli piacqui fin da subito e così decise di seguirmi artisticamente». È così che inizia il sogno musicale di MonkeyMax, un nomignolo affibbiatogli dai compagni di classe che per prenderlo in giro lo chiamavano “scimmia” e che poi è diventato subito il suo nome d’arte. «Portavamo live la nostra musica ogni settimana in un posto diverso, fuori dall’isola ovviamente! Così pubblicai la mia prima canzone con un video ufficiale che in pochi giorni raggiunse tantissime visualizzazioni. Solo che più la mia “carriera musicale” andava avanti, più perdevo amici. Questo ha resto il tutto complicato, ma la mia voglia di migliorare cresceva sempre di più.  Chi mi seguiva si aspettava sempre di più e penso di non aver mai deluso nessuno». Terminata la collaborazione con il gruppo napoletano, MonkeyMax ha iniziato a collaborare con Arcangelo Ademi,  artista isolano conosciuto ai più con il nome di “Pseudo”, «la prima canzone pubblicata con lui s’intitola “Ciao Stronza”, al centro ci sono due nostre vecchie storie; c’era sentimento e verità e le persone se ne resero conto, infatti fece dei numeri assurdi». Ad oggi la canzone pubblicata sul canale youtube conta quasi 24.000 visualizzazioni. «Per me quello è stato un punto di partenza, in “ciao stronza” ero riuscito a trasmettere la verità, la libertà». Dopo il successo di “Ciao Stronza” per MokeyMax c’è stato un anno di silenzio e di studio fino a quando , lo scorso agosto, è arrivata “figli dell’estate”, un’altra canzone che ha raggiunto in pochissimo tempo più di ventimila visualizzazioni. «È una canzone molto allegra, rappresentava me in quel periodo, che ero spensierato e felice. Molti la criticarono considerandola “banale”, era la “classica hit estiva” ma il mio intento non era quello di fare una hit, ma quello di mettermi per l’ennesima volta a nudo in una canzone». Il successo di “Figli dell’estate” ha dato l’ennesima spinta in più a Monkeymax che, vedendo riconosciuto il suo talento si è rivolto a un insegnante di canto moderno, Giovanni Apetino. Giovanni è riuscito sin da subito a tirare fuori il meglio di me; grazie a lui sono migliorato tantissimo. Da allora è iniziato uno scambio musicale serrato, mi ha fatto sentire alcuni suoi brani che mi hanno lasciato a bocca aperta e decidemmo così di fare una canzone insieme. Dopo una settimana e mezza di duro lavoro è arrivata “Via di qua”». La musica è per MonkeyMax un modo per dire tutto ciò che sente, liberamente, «amo scrivere principalmente quando sono triste. Ho sempre scritto i miei testi da solo, è  quello che mi ha spinto a cantare fin da piccolo, la libertà di scrivere ciò che si ha dentro». Da Ischia al bancone di un bar di Londra con la musica che resta il suo più grande sogno, «la musica per me è tutto, è vita, salvezza; è l’unica che non mi abbandonerà mai, è amore! Vorrei vivere di musica, andare in giro per l’Italia o magari per il mondo con lei, per lei. Come mi vedo da qui a 5 anni? Non lo so. La mia  più grande paura è il futuro. Vorrei trasferirmi a Milano per affacciarmi un po’ di più nella scena Rap italiana; per ora l’unica cosa che so è che voglio fare musica».

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