ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Morì in ospedale, nel processo è l’ora dei consulenti

ISCHIA. Riprende stamane il dibattimento nel processo teso ad accertare eventuali responsabilità per la scomparsa della giovane Maria Diotallevi. Sarà il momento della deposizione dei consulenti di parte civile, o almeno di uno di essi. Come molti ricorderanno, la 28enne spirò nel dicembre 2015 presso l’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno. Una tragedia che lasciò sgomenta l’intera isola e che, almeno secondo la perizia ordinata dalla Procura, sarebbe stata originata da una broncopolmonite. La donna si era recata due giorni prima al nosocomio in preda a febbre alta e altri sintomi di malessere, per poi essere dimessa dopo alcune ore. Al ritorno all’ospedale, la situazione precipitò fino all’esito fatale. Il processo ruota essenzialmente intorno alla conferma o alla confutazione dei risultati di quella perizia, i cui autori, i dottori  Antonio Perna, Mariano Carafa e Pietro Tarsitano, furono ascoltati in aula lo scorso maggio sintetizzando brevemente alcuni aspetti della vicenda,  spiegando che la ragazza arrivò sabato 29 novembre in ospedale con una febbre che alzò la temperatura corporea intorno ai 40°, e l’unico miglioramento dovuto ai farmaci somministrati fu la riduzione a meno di 39°. Secondo i consulenti non fu eseguita una visita completa, mentre a loro giudizio sarebbe stato opportuno un periodo di osservazione con alcuni esami da condurre. La difesa dell’imputata, dottoressa Pisano, sostenuta dall’avvocato Massimo Stilla è invece impegnata a dimostrare la correttezza del comportamento di quest’ultima, e già nell’udienza passata, dopo aver fatto emergere i sintomi presentati dalla ragazza, la strategia difensiva evidenziò una contraddizione tra le temperature febbrili che erano indicate nella relazione e quelle indicate dalla cartella del pronto soccorso. Inoltre, dal momento che i medici dichiararono che la giovane presentava una patologia cardiaca, una coronarosclerosi definita “insolita” per una persona di quella età, con al ventricolo destro la presenza di una “lipomatosi”, cioè un accumulo anomalo di tessuto adiposo, la difesa chiese espressamente se uno sforzo anomalo avrebbe potuto innescare una fibrillazione ventricolare con esiti fatali. I testi ammisero che in linea generale un fenomeno del genere è possibile, pur confermando che secondo la loro perizia il processo settico era già iniziato.

 

 

 

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex