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Non solo il male, serve anche la cura

È che ultimamente, quando scrivo la domenica, passo evidentemente troppo tempo a scusarmi con i nostri pazienti lettori. Lo so, dovrei parlare di quanto successo a Forio, non fosse altro che per il fatto che l’episodio ha tutto per essere oggetto di discussione per giorni interi e non a caso ha richiamato l’attenzione dell’Italia intera. Ci torniamo ampiamente sul giornale di oggi, con commenti, opinioni, impressioni. Personalmente non me la sento, personalmente credo sia inutile: si potrebbero scrivere fiumi di inchiostro e soffermarsi su questo o quell’aspetto, quando si piange la perdita di una ragazza di 19 anni (ancora da compiere, peraltro), credo che francamente ci sia ben poco da dire, da interrogarsi, da chiedersi. Certo, da lavorare per fare in modo che certe tragedie non capitino più sì, ma evitando di scivolare nella becera retorica che ormai ci caratterizza. In fondo oggi stanno tutti a pontificare, a suggerire soluzioni, a lamentarsi e a contestare: tra quarantotto, al massimo settantadue ore, la morte di Alessia sarà già finita negli archivi, nel dimenticatoio, nell’oblio. Non ci attiveremo per evitare altri casi del genere, e il solito più o meno monotono tran tran continuerà come se nulla fosse accaduto. Il che, se consideriamo invece quello che è realmente successo, è qualcosa di oggettivamente agghiacciante. Prima di chiudere il discorso, mi piace sottolineare la sensibilità manifestata dal Comune di Forio, che ha avuto il buon senso di rinviare l’inaugurazione del play ground a domani. Sarebbe stato un momento di festa, e c’era ben poco da festeggiare. Ben fatto.

E adesso entriamo nel vivo del ragionamento. Che, ancora una volta, riguarda una delle ataviche e storiche criticità della nostra isola, e cioè il traffico. Ho riflettuto attentamente su quanto ha dichiarato ieri, in una nota diffusa alla stampa, il sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino, nel commentare la reintroduzione delle strisce blu sul territorio comunale (che sono obiettivamente troppe, ja, le hanno messe pure in “culonia”) e soprattutto l’istituzione del servizio di videosorveglianza. Ecco il virgolettato del primo cittadino: «I nuovi sistemi di telecamere e di strisce blu, per regolamentare la sosta delle auto, sono necessari per normalizzare il paese e per offrire una soluzione al caos dovuto al traffico, tema caldo per la nostra isola. Noi ischitani abbiamo sempre avuto un rapporto morboso con le nostre auto ed era necessario un provvedimento per invertire questa tendenza. Il mio invito alla cittadinanza è di collaborare rispettando la segnaletica e provare, insieme, a liberare il centro cittadino dalle auto».

Letto così, tutto d’un fiato, non c’è nulla da eccepire. Enzo Ferrandino ha pienamente ragione, il centro va liberato dalle auto. Non che il resto del territorio possa scoppiarne di conseguenza, perché a quello (vedrete) andremo a finire, ma almeno si può a tutti gli effetti parlare di buon inizio. Il problema però è un altro e resta anche questa una vecchia malattia tutta ischitana, pari almeno al morboso desiderio di portarsi la macchina anche sotto le coperte la notte. Supponiamo che si voglia definitivamente mettere la vettura in garage e addirittura utilizzarla per le sole emergenze, qual è l’alternativa che viene offerta agli isolani? I famosi taxi collettivi promessi da Giosi Ferrandino e tutti quei mirabolanti sistemi di mobilità alternativa che avrebbero dovuto funzionare all’interno della “città murata” che fine hanno fatto? Per la verità, di questo spinoso argomento abbiamo discusso qualche tempo fa col primo cittadino, ma siccome la chiacchierata era informale è giusto e deontologicamente corretto che restino tali anche i contenuti. Enzo, in verità, mi è sembrato aver capito chiaramente che ci troviamo di fronte ad un’anomalia. Per la serie, smettiamola di bere l’acqua minerale: perfetto, ma se dal rubinetto non esce nulla, come si fa? E allora, non ci resta cha attendere, ricordando ancora una volta che il territorio presenta mille criticità e che soprattutto al centro – in virtù di una urbanizzazione avvenuta in modo pessimo nell’ultimo mezzo secolo – insistono banche, poste, Asl, Inps, asili, scuole elementari e chi più ne ha più ne metta. Se prima i vigili urbani chiudevano un occhio almeno nelle fasce orarie critiche della giornata, ora saranno pronti a “mazzolarci” anche per recuperare a tempo di record un infante dalla scuola. E allora, caro Enzo, fiducioso del fatto che vorrai e saprai risolvere il problema (finendo inevitabilmente con lo scontentare qualcuno ma in fondo, come si dice in gergo, ogni guerra ha le sue vittime…), mi auguro che tu lo faccia in fretta. Fai come un buon medico: suggerisci a chi scrive e a tanti ischitani non soltanto la malattia, ma anche la cura. E che sia celere ed efficace.

gaetanoferrandino@gmail.com

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