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Al via da oggi il 3° Convegno mondiale sui paesaggi terrazzati, a Ischia le scelte per il futuro

Foto principaleGianluca Castagna | Ischia – Dai Giardini Arimei alla Tenuta Piromallo. Passando per le colline isolane che ancora portano i segni, preziosi e invincibili, di un’architettura rupestre che è la testimonianza più importante della creatività delle comunità contadine dell’isola d’Ischia.
Il 3° Convegno Mondiale sui paesaggi terrazzati apre i battenti oggi, 10 ottobre, su un territorio dove gli insediamenti spontanei, nati dalle esigenze di una popolazione contadina ad abitare e coltivare anche le zone più impervie, hanno lasciato tracce di grande interesse storico per il paesaggio italiano. L’appuntamento, di natura itinerante, vedrà le delegazioni dei partecipanti spostarsi di giorno in giorno sul nostro territorio, riscoprendo un aspetto della nostra identità troppo spesso ignorato e più di una volta finito in malora.
Forti le attese per questo appuntamento di respiro internazionale: i paesaggi terrazzati sono presenti in tutto il mondo; prendersene cura significa riconoscere il fatto che essi possono rispondere in modo concreto a richieste contemporanee e diverse, come la conservazione del valore storico e culturale, l’esplicazione di funzioni ambientali e idrogeologiche, il miglioramento della qualità della vita attraverso produzioni agroalimentari di qualità, il senso di appartenenza e lo sviluppo sostenibile, anche turistico.
Giovannangelo De Angelis (foto secondaria nel pezzo principale)«I partecipanti a questo meeting – spiega Giovannangelo De Angelis, CAI Sottosezione di Ischia e tra gli organizzatori della tappa isolana – provengono da tutto il mondo e proveranno a guardare con altri occhi un territorio e un paesaggio a cui forse siamo troppo abituati, senza accorgerci del loro pieno valore e di tutte le potenzialità inespresse. Durante queste giornate faranno delle escursioni a Piano Liguori, a Via Iesca, ai Frassitelli, a Crateca. I terrazzamenti, antichi e moderni, al centro del loro studio e delle loro riflessioni. Per un confronto costruttivo con gli amministratori locali, per guardare al futuro di questi paesaggi e attribuire loro nuovi valori e funzioni».
La questione viene quindi affrontata in tutta la sua complessità, senza nessuna concessione ad approcci nostalgici, o all’illusoria ricerca di una natura sottratta completamente all’influenza o all’intervento dell’uomo, considerando invece il suo ruolo come valore aggiunto per lo sviluppo del territorio rurale, per la conservazione dell’ambiente e per la qualità della vita della popolazione.
L’obiettivo, nemmeno tanto taciuto, è tentare di iscrivere il territorio isolano nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, anticamera per un sugello ancora più ambizioso e prestigioso: far parte del Patrimonio Unesco dell’umanità. Una chimera? «Io sarei felicissimo – continua De Angelis – forse i sindaci dell’isola meno. Francesco Del Deo, ad esempio, paventa il rischio di un ulteriore vincolo sul territorio, quindi fa una certa resistenza. Al momento solo Paolino Buono, sindaco di Barano, ha approvato la delibera per iscrivere il territorio nel registro nazionali dei paesaggi rurali storici. Gli altri nicchiano o temporeggiano». «Questo convegno sarà come uno specchio – conclude – i punti di vista diversi ci aiuteranno a guardare questa realtà con altri occhi e a trattarla con altre mani. Sarà un passo in più per una maggiore presa di coscienza. Non importa ciò che uscirà fuori mercoledì, nella relazione conclusiva al Castello Aragonese. Conta quanto entrerà dentro. Tanto, prima o poi qualcosa di buono per la nostra terra verrà sicuramente fuori».

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