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Per un nuovo sistema: il feedback

 

di Graziano Petrucci

In un mondo in continuo aggiornamento, per l’ennesima volta mi rivolgo a chi non l’avesse ancora capito, c’è bisogno di modi, metodi e comportamenti nuovi, flessibilità mentale soprattutto, per adattarci a un mercato in evoluzione e mai fermo. Per evitare di trovarci, di qui a poco, come parte di un affresco cittadino appeso sulle pareti di una casa di qualche ricco imprenditore, magari cinese, dovremmo interessarci di più delle questioni problematiche e non pensare di vivere in un Ashram sul Monte Epomeo. Dovremmo, poi, impegnarci a leggere e capire cosa sta accadendo nel resto del globo. Mettendo da parte, per un attimo, le certezze che noi isolani sbandieriamo sotto il naso del primo interlocutore che ci capita a tiro facendogli sentire l’odore della sua sfiga perché abita in città. Diciamolo che già solo arrivati a Napoli, tessiamo le lodi di spiagge, sole e mare, posti incantati e meravigliosi, culi coperti da pochi costumi, etc. etc.; e poiché ci pavoneggiamo per le “nostre bellezze” quando oltrepassiamo i confini delle colonne d’Ercole verso il continente, voglio fare una piccola introduzione. Dobbiamo capire di cosa stiamo parlando, quando affrontiamo argomenti tipo la sostenibilità, la mobilità, il traffico e quali implicazioni generano, se modificati, nell’organizzazione sociale. E che il futuro è determinato dal presente, cioè da quello che facciamo oggi. Un sindaco mi ha chiesto di scrivere in modo più semplice perché quando legge, il più delle volte, non riesce a seguire i ragionamenti e si perde. Non vi dirò di chi si tratta. Tuttavia lo ringrazio. Uno perché magari “perde” il suo tempo a interessarsi d’ipotesi e progetti di cui mi sono occupato e non ha intenzione di lasciarseli sfuggire per niente al mondo. Due, perché grazie al confronto tengo sotto controllo i miei neuroni ed evito, così, che sbarellino come pavoni ubriachi dopo essersi dedicati a una notte di bagordi in una festa radical chic, meglio se il mercoledì o il giovedì, ché il sabato è commerciale. Il feedback, cioè la risposta, è importante. Serve per correggere le cazzate del sistema – in questo caso anche di chi scrive – per variarne il funzionamento in senso, si presume, differente e positivo. Nella lista di eventuali cazzate prodotte va naturalmente annoverato il modo di esprimersi e far capire un concetto. Pure i sindaci, non escludendo i membri delle varie amministrazioni – sia che si tratti di assessori o di consiglieri -, dovrebbero “ascoltare” i feedback. Vale a dire le risposte generate dalla propria, in certi casi assurda, modalità di condurre un’amministrazione. Cosa che, notoriamente, trova un muro, che sul lungo periodo genera ottusità, in chi le governa. Cercherò, comunque, d’ora in poi, di tenere la retta via della chiarezza. Aggiungo una cosa. Se ci fosse qualcuno incapace di cogliere – eventualmente – l’ironia o capire alcune proposte che mi capita di lasciare deliberatamente non è (solo) colpa mia, sia chiaro. In ogni caso, però, mi rendo disponibile per discuterne magari davanti a un caffè (scorretto? Uhm. Mah, vedremo!) ragione per la quale mandatemi un messaggio. Tornando per un momento alle cazzate che produce un sistema, dobbiamo partire da un presupposto: siamo un popolo composto anche di personaggi agresti, per certi aspetti rozzi e selvatici ma di cui in certe occasioni si può far affidamento. Va ripetuto che in quest’affermazione non c’è ambiguità e non c’entra – per niente – il possesso di un titolo di studio. Trattasi essenzialmente di una capacità d’animo che a sua volta richiama la presenza di un’elevata o bassa sensibilità e per questa non c’è laurea o diploma che tenga. Il titolo di studio, che equivale invece al percorso scolastico oppure universitario, dovrebbe avviare sulla strada della comprensione, magari di meccanismi concettuali – sforzarsi di leggere e capire in modo approfondito si presume uno step già acquisito alle elementari- anche complessi. Giovan Giuseppe Mazzella – “Mizar” – è alla ricerca di possibili interlocutori, nei vari comuni, in grado di stimolare le amministrazioni circa l’adozione della delibera sull’uso di saponi biodegradabili sui territori di competenza. Questa di Mizar come tante altre “proposte” avanzate e che possono davvero metterci in una condizione migliore rispetto a quella attuale, va stimolata e perseguita. Sembra inutile ripeterlo (ma non si sa mai). C’è qualcuno, nei governi locali, oltre che acculturato e di buon cuore pure capace di abbandonare per un momento il piedistallo da popstar eletta e di comprenderne la reale portata? Un’altra occasione che non dovremmo farci scappare, nel senso più assoluto, è la possibilità di realizzare e costituire una realtà in grado di ospitare attracchi per le navi da crociera. È indispensabile. Non soltanto abbiamo bisogno di modificare il sistema – di cui siamo parte – pure dal punto di vista dell’economia, e che produce quelle cazzate di cui anche i primi cittadini, attraverso il proprio modo di operare, sono portatori sani per intenderci, e che conosciamo benissimo, ma abbiamo la necessità di ricevere una serie di feedback per essere nella condizione di modificare le dinamiche che producono le cazzate. In più dobbiamo preparare l’isola e il suo sistema di accoglienza. Riuscite a immaginare cosa potrebbe accadere con la gestione attuale dei taxi, sull’isola, senza un regolamento unico, per esempio, con lo sbarco di migliaia di passeggeri sulle nostre coste? Un suk in Marocco in confronto sarebbe il caratteristico con la differenza che noi vediamo servizi non tappeti. Per farvi un’idea pensate alla gestione a cazzo e al sistema di oggi e moltiplicate i danni per un numero N superiore agli amplessi di Rocco Siffredi.

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