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Potere al Popolo, Manzi: «Al centro del progetto la dignità di chi lavora»

Ischia – Il Golfo ha incontrato Antonietta Manzi di Rifondazione Comunista, formazione politica che insieme ai tanti collettivi sparsi nel Paese, ai sindacati di base, a movimenti e associazioni che operano sul territorio, ha dato vita a una nuova realtà che si presenterà alla tornata elettorale del prossimo 4 marzo. 
Cos’è per te Potere al Popolo? Un partito, un movimento, un progetto, un’operazione nostalgia?
Potere al Popolo per me è un progetto politico che nasce dalla parte più viva e sana dell’attivismo di base. Il conflitto sociale può tornare al centro dell’agenda politica nazionale soltanto sotto la spinta di chi, quel conflitto, lo conosce da vicino: centri sociali, associazioni, sportelli popolari e autorganizzati che offrono ascolto e assistenza sui temi del lavoro, del diritto alla casa, alla salute e alla conoscenza, realtà che si confrontano quotidianamente con le vecchie e nuove forme di povertà ed esclusione. A loro si affianca la forza organizzata di un partito come Rifondazione. Nessuna nostalgia, almeno per me, che ho meno di quarant’anni e non ho vissuto nessuna epoca d’oro da rimpiangere. I princìpi ispiratori, quelli sì, vengono da lontano.
Com’è andata la raccolta firme a Ischia? Perché è così difficile l’affermazione sul territorio isolano di realtà politiche anti-sistema?
La raccolta firme si è svolta con un paio di banchetti tra Ischia e Forio. Possiamo ritenerci soddisfatti, considerati i tempi burocratici strettissimi e la totale mancanza di copertura mediatica sul progetto nazionale. Raccogliere più di cento adesioni in un solo giorno, in un territorio per molti versi ostile, è un buon risultato. L’isola d’Ischia ripropone le dinamiche socio-politica della provincia: chiusura, familismo, bigottismo, scarso interesse per le vicende collettive. L’orientamento prevalente è sempre in chiave conservatrice e individualistica, i cambiamenti della società vengono tenuti e contrastati ancor prima di essere compresi. Le classi dirigenti che si sono avvicendate nei decenni del benessere non si sono mai fatte carico davvero di un’idea di crescita del senso civico e di appartenenza ad una comunità. Anche per questo ad Ischia la destra, compresa quella odierna neofascista, ha vita facile.
Avete accusato Liberi e Uguali di essere un cartello elettorale, eppure anche Rifondazione resta Rifondazione all’interno di una compagine più ampia come Potere al Popolo
Liberi e Uguali e Potere al Popolo sono realtà politiche completamente diverse. La lista di Grasso nasce da un accordo verticistico tra segreterie, gli stracci sono volati per la composizione delle liste e le defezioni di questi giorni ne sono triste prova. Potere al popolo invece nasce dal basso, innanzitutto per non dissipare le energie e le idee emerse dalle decine di assemblee partite dal Brancaccio. I candidati sono stati scelti dalle riunioni pubbliche territoriali, che in poche settimane si sono moltiplicate in tutta Italia. Rifondazione porta il suo contributo, ma è evidente che non siamo di fronte a un mero cartello elettorale: Potere al Popolo è formato da persone che erano impegnate e militanti a vario titolo prima delle elezioni, e che continueranno ad esserlo anche dopo, ciascuno nel proprio ambito.
32 ore settimanali, ripristino della scala mobile e dell’art. 18 Statuto, nazionalizzazione Banca d’Italia. Per molti, utopie fuori dal tempo. Strumenti vecchi per problemi seri che andrebbero risolti in modo nuovo.
Non vorrei sembrare tranchant, ma se affrontare i temi dell’occupazione e della precarietà in maniera “smart” significa aderire a Jobs Act, Buona Scuola e riforma Fornero, allora datemi pure dell’antiquata. Sostengo la necessità di far prevalere misure istituzionali e normative che rimettano al centro del discorso la dignità di chi lavora. Certo, alla luce delle tante sfide della contemporaneità, a partire dall’automazione, ma senza perdere di vista l’essenziale, ossia la possibilità di vivere decentemente.
Solo una soglia di almeno 3% garantisce l’ingresso in Parlamento. Stando ai dati delle affluenze, serve almeno un milione di voti. Impresa impossibile? Che aspettative o sensazione hai per il 4 marzo?
Noi ci crediamo. C’è un’ampia fascia di elettori sfiduciati che non votavano più e che invece stiamo intercettando, proponendoci per quello che siamo e rappresentiamo, nonostante la mancanza di sponsor e promotori di spicco. Se riusciremo ad avere rappresentanza istituzionale sarà un’opportunità per portare nelle stanze dei bottoni i problemi e i temi che ci premono. Se però così non dovesse essere, dopo il 4 marzo si andrà avanti comunque, perché ci sono tante persone che intendono mantenere vive pratiche di solidarietà e uguaglianza, rispetto dei diritti e ricerca di giustizia sociale. (Gia.Ca – photo: A. De Rosa)

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