CULTURA & SOCIETA'

Procida, i Misteri sfilano all’alba del Venerdì Santo

«Mette i brividi sapere che questa comunità ripete i riti dal 1500. Si torna da capo al mondo pur di essere presenti, la passione di ogni generazione per questo evento ha del metafisico», così il Sindaco Ambrosino

E’ un’atmosfera surreale quella che si respira all’alba del venerdì Santo a Procida. Sembra mezzogiorno, eppure, sono appena le sette del mattino. La strada che dal Porto conduce a Terra Murata, lì dove durante tutta la notte sono stati dati gli ultimi ritocchi ai più di quaranta Misteri, è assiepata di gente. Ci sono i turisti, ci sono gli ischitani, ma ci sono soprattutto i Procidani, quelli che l’isola la vivono tutto l’anno e quelli che vi rientrano per prendere parte a questa che è un’antichissima tradizione che si rinnova, con una grande energia, ogni anno.

E’  dalla fine del ‘600, infatti, che durante le prime ore del mattino del venerdì Santo, si ripete questa affascinante processione annunciata dal risuonar di diversi squilli di tromba che risponde a tre colpi di tamburo.  I procidani, di padre in figlio, si alternano alla costruzione e al trasporto dei misteri, dei carri portati a braccia dove vengono rappresentate alcune scene della vita di Gesù. Caratteristici i loro abiti, le classiche bianche “vesti” di “confratello dei Turchini sormontate da un mantello turchese.Nella tradizione trova spazio anche una significativa novità. Per la prima volta, quest’anno, anche le donne hanno preso parte alla tradizionale processione. A indossare il saio bianco della Confraternita dei Turchini, però, sono state in poche e non senza una grande emozione. “Mette i brividi sapere che questa comunità ripete i riti dal 1500.

Si torna da capo al mondo pur di essere presenti: ci può essere anche il folklore, ma la passione di ogni generazione per questo evento ha del metafisico”. Così il Sindaco Dino Ambrosino. I dieci Comandamenti, l’Arca di Noè, la pesca miracolosa, la Samaritana al pozzo, le Beatitudini e ancora l’ultima cena, Maria Maddalena, la Resurrezione, sono questi solo alcuni dei temi rappresentati nei 43 Misteri, tutti costruiti con dovizia di particolari, e trasportati a braccia fin giù al porto. Colpisce la serietà dei più piccoli che, insieme, indossate le vesti, alzano il Mistero al suono del “uno, due, tre alza” per poi abbassarlo con attenzione al medesimo comando. Ai misteri s’ inizia a lavorare subito dopo Carnevale e tutte le famiglie s’impegnano, non solo materialmente, ma anche economicamente, per realizzare queste vere e proprie opere d’arte che restano in esposizione, per quaranta giorni dopo il venerdì Santo, nella chiesa d San Giacomo.

Questa suggestiva processione culmina con le due statue, quella dell’Addolorata e del Cristo Morto, che vengono portate in spalla dai fedeli nella chiesa di San Tommaso. A seguito della statua dell’Addolorata, portati in braccio da unadulto sfila il corteo degli angioletti, sono i più piccoli di Procida, maschi e femmine, con indosso abiti  in nero  ricamati d’ oro in segno di lutto come a richiamare il vestito della Vergine Addolorata. Sono otto, invece, le persone che caricano sulle loro spalle la statua lignea del Cristo Morto che venne realizzata da Carmine Lantriceni nel ‘700. Quest’ultimo atto è accompagnato dallo stridore delle catene, un suono che restituisce la solennità di questo venerdì che anticipa la Pasqua. E’ la banda a chiudere il lungo corteo al quale prendono parte anche le autorità.  “Venerdì Santo, – dichiara l’assessore Carannante – ogni anno la stessa emozione nel far parte della Processione. È unico rivedere tanti procidani ritornare sull’isola proprio in questo giorno, ritrovarsi intorno al Mistero con gli amici con cui si è cresciuti, vedere la tua gente ragazzi farsi adulti. Essere comunità”. Una comunità che si allarga e che accoglie facendo di Procida il centro del mondo.

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