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Ripensare Ischia oppure… non ci resta che piangere

Enzo Ferrandino sta rispolverando le vecchie ordinanze di Vincenzo Telese. Purtroppo l’orologio del tempo non torna indietro. Ischia non è più quella degli anni sessanta e queste ordinanze non fanno altro che alimentare una nostalgia per il passato glorioso dell’isola. Il dispositivo firmato da Ferrandino fa da contraltare al video dei due focosi amanti che praticavano sesso in strada indisturbati mentre erano filmati da un telefonino. Ha senso un’ordinanza che vieta di circolare a dorso nudo mentre la gente ormai fa sesso per strada? Certo, bisogna cercare di mantenere il decoro ma la strada è lunga per risalire la china qui ad Ischia. La politica è impotente perché non svolge il suo ruolo. In primis quello di far pagare le tasse in maniera equa. Solo così si potranno avere risorse da destinare al rilancio dell’isola. Noi abbiamo perso il prodotto da vendere, anche il nostro low cost è fuori mercato.

Il problema dell’isola non è certo il sisma dello scorso anno. È cambiato Il mondo: quest’estate registriamo anche la crisi di Ibiza, di Gallipoli e di altre località storiche. Nel mediterraneo ci sono altre località che si stanno sviluppando in modo esponenziale. Croazia, Albania, Grecia fino a quel che anno fa erano chiuse al Turismo e adesso propongono natura incontaminata, servizi di grande qualità e prezzi competitivi. Anche in Campania la concorrenza del Cilento, della stessa Napoli hanno ormai sottratto flussi turistici enormi e risultano competitivi sia per la facilità dei trasporti sia per la qualità dell’offerta. Le tre isole del golfo di Napoli, Ischia in primis, devono quindi reinventare la loro identità e ripensare la loro vocazione turistica: Capri è preda del turismo mordi e fuggi, Procida è ormai al collasso con il traffico, Ischia è collassata. E c’è un motivo: per decenni le nostre tre isole hanno sopportato enormi flussi turistici che ne hanno stravolto la loro identità di “isole” trasformandole radicalmente.

Il caso di Ischia è eclatante: chi va in vacanza su un’isola cerca un’identità precisa. I migliaia e migliaia di posti letto hanno fatto perdere il prodotto. Per anni abbiamo “goduto” delle disgrazie degli altri: guerre, terrorismo etc. Adesso i turisti italiani e europei possono scegliere tra mille offerte. Non possiamo pensare che l’orologio del Tempo torni indietro, i migliaia e migliaia di posti letto, costruiti abusivamente negli anni ottanta e novanta, non servono più: quei flussi non si registreranno più. Né a Ischia né ad Ibiza. Per due fenomeni sociologici: maggiore offerta delle altre località e la drastica diminuzione della classe media in Italia e in Europa. Sono anni che ripeto che bisogna ripensare Ischia con un grande progetto di riqualificazione e modernizzazione. Ma se questi discorsi non interessano a nessuno (albergatori ed amministratori) allora “non ci resta che piangere”, come nel film omonimo di Massimo Troisi.

 

Benedetto Valentino

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