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Scarichi termali a Sant’Angelo, sfilano i testi della difesa

Stamane nuova udienza del processo per i presunti scarichi illegali al suolo da parte del complesso turistico Hotel Residence Torre Sant’Angelo. Presso la sezione distaccata di Ischia del Tribunale, saranno ascoltati tra gli altri il dottor Enzo Rando e il signor Umberto Castellaccio come testi indicati dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Michele Calise. Nell’udienza dello scorso maggio, a salire sul banco dei testimoni fu il maresciallo della Guardia Costiera Giovan Giuseppe Ferrandino, uno degli ufficiali che procedette ad alcuni sopralluoghi presso la struttura circa tre anni fa. La ditta individuale cui fa capo l’hotel, e il suo titolare, Giovanni Castellaccio, furono accusati di aver effettuato scarichi di acque reflue al suolo senza legittima autorizzazione. Secondo la Procura, la determina n. 120 del 25 febbraio 2014 del Comune di Forio, che rinnovava la precedente autorizzazione appena scaduta, era stata emanata in assenza dei presupposti legittimanti, mentre gli scarichi avrebbero superato i limiti stabiliti dal Decreto legislativo 152 del 2006. L’ufficiale spiegò come, a partire dal maggio 2014 su delega della Procura di Napoli la Guardia Costiera procedette alla verifica delle autorizzazioni allo scarico al suolo delle acque reflue. Secondo il maresciallo, dagli accertamenti sarebbe emersa soltanto l’esistenza di un’autorizzazione temporanea di scarico, inoltre il riutilizzo dei reflui termali per lo sciacquo dei bagni avrebbe provocato una miscelazione tale da rendere definibili i reflui risultanti come reflui industriali, circostanza per la quale sarebbe stata appunto necessaria l’autorizzazione unica ambientale prevista dalla normativa in vigore. Tuttavia dal controesame effettuato dall’avvocato Calise emerse che la struttura alberghiera era in possesso di autorizzazione allo scarico, come previsto dal Decreto legislativo 152/2006, rinnovabile per 4 anni di volta in volta dalle amministrazioni pubbliche competenti, l’ultima delle quali rilasciata dalla Provincia di Napoli nel 2009. Nel frattempo, la competenza era passata ai Comuni, e Castellaccio sin dal 2012 aveva richiesto al Comune di Forio il rinnovo, poi rilasciato nel 2014.

Secondo il maresciallo Ferrandino, la determina del comune era “irrituale” e valida solo per gli scarichi domestici, ma l’avvocato Calise mise in luce che il suo cliente ottenne dal Tribunale amministrativo prima la sospensiva e poi anche l’annullamento della revoca dell’autorizzazione: quest’ultima fu dunque riconosciuta come valida anche ai fini degli scarichi dei reflui termali. Inoltre, dal controesame è emerso che le analisi organolettiche sulle acque reflue non sono mai state ripetute prima della formale accusa, come invece impone la prassi giudiziaria. Per giunta, l’hotel in questione risulta classificabile tra le piccole e medie imprese, per le quali le leggi in vigore definiscono assimilabili alle acque reflue domestiche anche quelle derivanti dall’attività alberghiera e quelle delle piscine idrotermali. Secondo il penalista, il d.p.r. 227/2011 esclude i reflui fecali alberghieri e le acque termali dal campo di applicazione della fattispecie penale dell’articolo 137 del d.lgs 152/2006 su cui si basa l’accusa della Procura, perché tali acque sono qualificabili come reflui domestici e non industriali.  L’avvocato Calise eccepì anche la nullità delle analisi delle acque reflue, compiute dal dottor Paolo Ardizio il 28 aprile 2014, in quanto da considerarsi come accertamenti tecnici non ripetibili, e avrebbero dovuto essere effettuati rispettando i dettami dell’articolo 360 del codice procedura penale, quindi coinvolgendo l’indagato nelle operazioni e concedendogli la facoltà di nominare un proprio consulente. Da parte sua, il pubblico ministero ha rinunciato agli altri testimoni indicati già all’esito della precedente udienza.

Francesco Ferrandino

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