CRONACAPRIMO PIANO

“Il Tribunale non si tocca”, da Ischia fuoco sul Csm

L’avvocatura e la politica locale fanno quadrato contro le pesanti dichiarazioni dei vertici giudiziari contenute nella proposta di delibera per il trasferimento del giudice Polcari, e chiedono la definitiva stabilizzazione della sede di via Michele Mazzella. Dichiarato lo stato di agitazione permanente

L’avvocatura isolana risponde all’attacco dei vertici giudiziari. E lo fa con una delibera in cui alla dichiarazione dello stato di agitazione si aggiunge l’avvertimento che si procederà in tutte le opportune sedi per accertare le responsabilità delle gravi affermazioni contro la realtà isolana, contenute nella proposta di delibera del Csm relativa al trasferimento del giudice Polcari.

L’assemblea indetta dall’Assoforense ha visto una notevole partecipazione da parte dei professionisti isolani e dei colleghi partenopei, con la presenza del presidente del Consiglio dell’ordine di Napoli Antonio Tafuri, dell’avvocato Francesco Caia del Consiglio nazionale forense, e dell’avvocato Armando Rossi in rappresentanza dell’Organismo congressuale forense, ma anche della politica locale, con l’intervento dei sindaci di Ischia e Forio, Enzo Ferrandino e Francesco Del Deo, oltre che dell’europarlamentare Giosi Ferrandino (come Del Deo in diretta da remoto).

È stato l’avvocato Gino Di Meglio, in qualità di presidente dell’assemblea, ad aprire i lavori, stigmatizzando le dichiarazioni contenute nella delibera del Csm, definibili sostanzialmente come pettegolezzi diretti a infangare l’avvocatura e la realtà locale.

BUONO: «E’ L’ORA DEL REDDE RATIONEM»

Il presidente dell’Associazione forense isolana, l’avvocato Gianpaolo Buono, ha scelto la data del 5 maggio, giorno che due secoli fa vide la scomparsa di Napoleone, come chiave simbolica d’interpretazione di alcuni dei fatti principali che hanno coinvolto recentemente l’isola: mentre nel 2002 in quello stesso giorno il Papa Giovanni Paolo II vi sbarcò per compiere una storica visita, adesso nel 2021 quella data ha visto l’uscita allo scoperto dell’intenzione del Csm di mettere la parole fine alla sezione distaccata del Tribunale di Ischia. Dunque, ha spiegato l’avvocato Buono citando vari professionisti – tra cui il compianto Nello Mazzella – che si sono adoperati negli anni per migliorare la giustizia locale, adesso tocca a noi tutti cambiare il corso degli eventi e assicurare il futuro del presidio giudiziario isolano. Il presidente dell’Assoforense si è scagliato contro
quello che si connota come un deliberato tentativo di affossare l’ufficio di Ischia. «Temo l’esistenza di una deliberata strategia creata ad arte per delegittimarci», ha dichiarato l’avvocato Buono, «nonostante la continua azione per perseguire sempre gli interessi della collettività». Il professionista, plaudendo all’iniziativa che ha portato alla convocazione dell’assemblea grazie alla concorde volontà di quasi tutti gli iscritti, non si è sottratto a una autocritica: «Siamo qui per aprire un dibattito sul futuro dell’avvocatura isolana, riconoscendo gli errori. Ci prendiamo le nostre responsabilità, ma non ci siamo mai fermati nella nostra azione volta ad assicurare il riconoscimento legislativo della sezione distaccata, nonostante le tante difficoltà, tra cui la pandemia, la caduta del governo, ma non ci aspettavamo la doppiezza di chi diceva di appoggiarci e invece lavorava per affossarci». Il riferimento, neanche velato, è ai vertici giudiziari partenopei. L’avvocato Buono ha inoltre puntualizzato: «Un giudizio disciplinare su un magistrato è diventato il mezzo per screditare un’intera comunità. Un assurdo teorema vuole la cancellazione del Tribunale, col presidente del Tribunale  che appoggia tale cancellazione». Di qui l’invito alla compattezza e alla coesione per dare una risposta forte e unitaria, netta, chiara: o abbandonare il progetto o ripartire da zero, con determinazione, per raggiungere l’obiettivo della stabilizzazione. È ormai l’ora del redde rationem, e il presidente ha riferito del recente incontro con la presidente Garzo, dalla quale sono arrivate “risposte incoerenti”, tipiche di chi non riesce a capire cosa significa vivere sull’isola, soprattutto in relazione alle condizioni della scuola, della sanità oltre che della giustizia. «Ci saremmo aspettati un concreto sostegno, non una semplice passerella. Invece non c’è stata nessuna vicinanza alle nostre istanze». Il presidente dell’Assoforense ha concluso in maniera inequivocabile: «Da Ischia deve partire un “missile”, con un messaggio chiaro, che arrivi al 23° piano del tribunale di Napoli, fino a via Arenula. Ischia è stata troppo spesso criminalizzata, a partire dalla strumentalizzazione dell’abusivismo, colpendo i più deboli e ignorando i potenti. Adesso spetta a noi dare il giusto significato a questo 5 maggio».

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LA POLITICA

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Il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino ha aperto gli interventi degli esponenti politici, rivendicando il riconoscimento della continuità territoriale dei servizi fondamentali, una battaglia da combattere con decisione e con una forte presenza delle istituzioni. «Non è ammissibile bollare la nostra comunità come litigiosa: noi siamo una comunità laboriosa. Sono d’accordo con l’appello del presidente Buono alla compattezza e all’unità: noi siamo una comunità coesa. Non dobbiamo arretrare nemmeno di un passo nell’esigere gli stessi diritti ai servizi essenziali di cui godono i cittadini della terraferma. Continuiamo compatti sul solco già tracciato».

Il primo cittadino di Forio, Francesco Del Deo, in diretta video da Roma, dopo aver elogiato la completezza della relazione del presidente Buono ha concordato col sindaco Enzo Ferrandino circa la necessità di non abbandonare il progetto volto ad ottenere la completa continuità territoriale dei servizi fondamentali.

«Come Ancim – ha proseguito Del Deo – stiamo facendo una grande battaglia per quelli che di fatto sono pilastri essenziali di ogni società civile. Le isole minori devono ottenere il riconoscimento legislativo ai propri diritti. Vanno preparati degli emendamenti normativi con cui ribadire che le comunità isolane non sono costituite da cittadini di serie B. Confermo la piena disponibilità ad appoggiare l’Assoforense affinché  venga definitivamente riconosciuta la stabilizzazione del Tribunale».

In videochiamata anche l’onorevole Giosi Ferrandino: «Sono memore – ha dichiarato l’europarlamentare – delle battaglie sostenute durante i miei 15 anni da sindaco sull’isola. Dobbiamo assolutamente continuare la battaglia, sfruttare questo momento in cui il sindaco Del Deo è anche presidente Ancim, per tutelare la comunità a partire dall’avvocatura ingiustamente infangata. Dobbiamo far capire che vogliamo tutelare l’intera comunità, non una sola categoria. Io ci sono, farò tutto quanto in mio potere per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo».

GLI ORGANISMI FORENSI

Antonio Tafuri, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, ha ricordato la data del 10 settembre scorso quando ebbe luogo l’incontro con il ministro Bonafede: «Una data – ha dichiarato Tafuri – strumentalizzata dal Csm nella proposta di delibera. Quel giorno il Ministro ci diede ragione dicendo: “Le isole devono ottenere il riconoscimento della stabilizzazione del Tribunale”. Dobbiamo mettercela tutta, e va riconosciuta una cosa: noi avvocati siamo soli, nel cercare di migliorare le condizioni della giustizia. E da soli riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo. È assurdo leggere che Ischia viene definita la maledizione d’Italia. È il Csm ad assegnare i magistrati e il personale alla sede ischitana, quindi la responsabilità è sua, non certo degli avvocati né della comunità».

L’avvocato Armando Rossi, dell’Organismo congressuale forense, è stato altrettanto netto: «La nostra comunità è stata gravemente offesa. Sull’isola sono  stati inviati magistrati a cui già erano stati mossi diversi rilievi, per fatti precedenti alla loro nomina alla sezione distaccata. Serve la riforma dell’ordinamento giudiziario, anche con la partecipazione dell’avvocatura. Dobbiamo riprendere l’interlocuzione col nuovo Ministro. Ora non ci sono più alternative».

Il Consiglio nazionale forense era rappresentato dall’avvocato Francesco Caia: «Il ministro Bonafede si mostrò d’accordo sul disegno di legge prospettato per il mantenimento del presidio isolano. Adesso si tratta di una battaglia per l’onore,  per la dignità, per l’autonomia e indipendenza della comunità isolana, ma anche dell’ordine degli avvocati di Napoli. Una battaglia contro quelle parole scritte nella proposta di delibera del CSM nei confronti dell’isola e dell’avvocatura, una battaglia che – ha concluso Caia – deve essere vinta».

GLI INTERVENTI DEGLI AVVOCATI

Secondo il presidente dell’associazione dei Giovani Avvocati isolani, Vito Manna, è necessario mettere al centro l’avvocatura e soprattutto quella più giovane, in un contesto ormai giunto al punto-limite, con la giustizia locale che versa in condizioni ben oltre la soglia della più grave criticità. «Uniti insieme alla politica per avere risposte certe. Altrimenti la battaglia sarà persa», ha dichiarato Manna.

Dopo gli esponenti dei vari organismi e delle associazioni, alcuni professionisti hanno preso la parola. Il primo è stato l’avvocato Vincenzo Acunto: «Se si parla di battaglia, allora bisogna individuare con precisione l’avversario. Nella delibera, il csm parte da una motivazione, e poi si muove in tutt’altra direzione.

Le espressioni contenute nella proposta sono diffamatorie, ingiuriose, calunniose. Se tali espressioni fossero state usate da avvocati, ora dovrebbero risponderne: la terminologia consona deve essere usata anche dai magistrati. La battaglia per il presidio è una battaglia di civiltà: noi avvocati abbiamo sbagliato ad accettare che ci venissero assegnati magistrati chiacchierati, abbiamo sbagliato a lasciare che le cancellerie venissero progressivamente paralizzate. Dobbiamo sollevare contro il documento del Csm un movimento di protesta nazionale». Molto critico anche l’avvocato Antonio De Girolamo: «A me non va di ricevere pagelle sugli avvocati isolani, non è un compito che compete al Csm, organismo che coi tempi che corrono dovrebbe camminare sotto i muri. Gli attori di questa vicenda non meritano considerazione, ma se hanno lanciato fango sull’isola, devono ricevere risposta dello stesso tenore. A Roma c’è un procuratore, Prestipino, del quale il noto allenatore di calcio Mourinho direbbe “zeru tituli”». Riguardo la frequenza di giudici dal passato più o meno chiacchierato, inviati sull’isola, De Girolamo ha detto: «Sono stati i vertici giudiziari a inviare i giudici alla sede isolana: dire che Ischia è la maledizione d’Italia, per me è lo scrupolo del ricottaro, che prima manda la moglie a fare la prostituta, e poi la ripudia perché ella si è prostituita».

L’avvocato Cristiano Rossetti ha definito gravissime le affermazioni del Csm, a suo avviso espresse in maniera strumentale da quelli che sono i veri responsabili di questa situazione, e che oggi non nascondono più il disegno di cancellare completamente la Sezione distaccata. Tra l’altro lo stesso Csm nella delibera, nel ricordare il fatto che i cancellieri assegnati a Ischia si davano sempre e comunque per malati, riconosce sostanzialmente la falsità dei certificati medici addotti dai cancellieri, che con le loro assenze hanno contribuito ad affossare la situazione della sede giudiziaria rendendo Ischia un luogo di “confino”, addirittura di fatto giustificandoli: «Siamo di fronte a un punto di non ritorno. Ciascuno di noi ha la responsabilità di aver abbozzato, di non aver reagito di fronte a tante piccole storture, attendendo vanamente tempi migliori, mentre la situazione è sempre peggiorata. Adesso bisogna reagire: usciamo allo scoperto o rimarremo schiacciati», ha concluso Rossetti, caldeggiando iniziative forti, astensioni comprese, e cercando interlocutori diversi dai vertici del Tribunale.

Anche l’avvocato Michele Calise ha evidenziato la necessità di una risposta unitaria dell’avvocatura: «È urgente programmare iniziative fortissime per reagire all’ingiustificato attacco frontale rivolto contro di noi. La risposta deve essere unitaria, in un momento in cui si mettono a repentaglio i servizi minimi essenziali della comunità, a cominciare dalla giustizia. I vertici giudiziari non possono più mostrare due facce all’avvocatura isolana. Il nostro obiettivo va perseguito unitariamente, chiamando a raccolta non solo gli avvocati ma ogni categoria della società isolana».

Sintetico l’avvocato Luciano Venia: «Le battaglie si vincono con le idee. Ci vuole un salto culturale. Ischia è un bacino economico importantissimo per la Campania, e la giustizia non è un costo, bensì è la massima conquista della civiltà; non possiamo rischiare di perdere il Tribunale. Questa è la battaglia del grande foro di Napoli».

Secondo l’avvocato Francesco Mazzella, i recenti accadimenti hanno accentuato la sensazione di precarietà che avvolge la giustizia isolana: «Condivido l’obiettivo che ci siamo dati, ma è necessario metterci la faccia. L’avvocatura isolana è cresciuta come competenze e come numero, dobbiamo riappropriarci del nostro ruolo».

AGITAZIONE PERMANENTE, PRONTI ALLA DENUNCIA

Nel passare alla fase deliberativa, l’avvocato Gino Di Meglio è stato lapidario: «Il  nostro interlocutore non può più essere il presidente Garzo, dopo quello che ha dichiarato. Ella dice che non ha il potere per migliorare la sezione isolana, e quando il presidente del Consiglio dell’Ordine Antonio Tafuri ha chiesto se la presidente sarà al nostro fianco nella battaglia politica, lei non si è sbilanciata, rinviando la discussione a un tavolo con la presidenza della Corte d’appello. È chiaro dunque che dobbiamo cercare un altro tipo di interlocutore. Quindi auspico che l’assemblea si concluda con un deliberato forte, senza escludere un’astensione». L’avvocato Francesco Mazzella ha letto l’intera proposta di delibera, comprendente naturalmente la definizione non più rinviabile del progetto diretto alla stabilizzazione dell’ufficio giudiziario per le realtà insulari che è stata poi emendata: l’avvocatura isolana ha dichiarato lo stato di agitazione permanente, rinviando a un momento successivo la valutazione di un’eventuale proclamazione di astensione, ma decidendo comunque di “denunciare, in tutte le sedi competenti, le responsabilità di chi è chiamato a garantire il funzionamento del servizio-giustizia presso l’isola d’Ischia”. L’Assoforense dunque auspica che il deliberato sia sufficiente a indurre una risposta da parte dei vertici giudiziari: in caso contrario, verosimilmente sarà indetta una nuova assemblea.

Foto Franco Trani

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