CULTURA & SOCIETA'

Storia della Tombola, una tradizione di Natale tutta partenopea

In ogni angolo d’Italia il periodo natalizio si presenta ricco di usanze e particolarità, ma se c’è un popolo che più di ogni altro ha fatto delle sue tradizioni un segno distintivo, questo è sicuramente quello napoletano. Ideata verso la metà del XVIII secolo, la Tombola rappresenta da sempre una delle usanze partenopee più conosciute, tanto da aver influenzato modi di dire e abitudini non soltanto nella città di Napoli.

Le origini della Tombola sono abbastanza curiose e, forse, non molto conosciute. Il gioco tipico delle feste di Natale nasce infatti da una “costola” del Lotto, la lotteria ideata a Genova e già in voga in molte parti d’Italia sin dalla seconda metà del ‘500. Nel capoluogo ligure il Lotto nacque come lotteria clandestina incentrata sull’elezione dei cinque membri dei Serenissimi Collegi su una rosa di 120 nomi, sui quali il popolo iniziò a scommettere piccole somme in denaro. Sebbene questa pratica venisse inizialmente osteggiata dalle autorità civili ed ecclesiastiche, ben presto si pensò di sfruttarne le potenzialità per trarne profitto, regolamentando le giocate.

Questa scelta decretò il successo del Lotto, che da “bisca” si trasformò in una vera e propria lotteria di Stato, diffondendosi a macchia d’olio prima nella stessa città di Genova e poi nelle altre Regioni d’Italia. A Napoli, città in cui il gioco e la numerologia hanno sempre affascinato la popolazione, le estrazioni del Lotto divennero in breve tempo una vera e propria “istituzione”, un evento imperdibile che raccoglieva migliaia di persone alla ricerca della combinazione vincente.

Nonostante il gioco fosse ormai stato ufficializzato e riconosciuto dallo stesso Carlo III di Borbone, personaggi vicini alla Chiesa del tempo continuarono a vedere nella pratica ludica un elemento che allontanava il popolo dalla riflessione e dalla meditazione, ragion per cui il frate domenicano Gregorio Maria Rocco si fece portatore della lotta all’amoralità del Lotto. Il braccio di ferro tra il sovrano e il frate durò lungo tempo, per concludersi infine nel 1734 con un accordo in grado di soddisfare, almeno parzialmente, entrambe le parti: il gioco del Lotto avrebbe continuato a esistere, ma sarebbe stato sospeso nel periodo natalizio, un momento da dedicare esclusivamente alla preghiera.

I napoletani, popolo fantasioso e creativo, non persero tempo per trovare una soluzione che potesse aiutarli a non fermare il divertimento senza infrangere la legge, così idearono un nuovo gioco, per molti versi simile al Lotto, ma da praticare in casa con familiari e amici proprio durante le feste di Natale. Bastò dunque chiudere i 90 numeri da estrarre in un “panariello” di vimini e creare delle cartelle con varie combinazioni numeriche: man mano che i numeri venivano estratti dal banco, i possessori delle cartelle li coprivano con lenticchie, fagioli, bucce di frutta secca o altri piccoli oggetti presenti sul tavolo, con l’obiettivo di centrare gli incroci vincenti e, dunque, i crescenti premi in palio, dall’ambo alla cinquina, fino alla Tombola.

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Quando si parla di Tombola napoletana, però, è impossibile non soffermarsi anche sulla simbologia e sull’aspetto folcloristico del gioco, in gran parte dovuto alla tradizione di legare i numeri estratti a figure particolari. Strettamente legata alla Tombola è infatti la Smorfia, una sorta di dizionario in cui vengono esplicitate delle associazioni tra numeri e personaggi, oggetti o azioni. I 90 numeri del tabellone della Tombola napoletana riprendono infatti alcune delle immagini più popolari, divenute ormai veri e propri simboli anche al di fuori del territorio regionale. Come è possibile osservare anche in altre parti del mondo, in cui vi sono diverse interpretazioni fortunate o sfortunate dei numeri, il 17, che rappresenta “‘a disgrazia”, o la “paura che fa 90” sono diventati ormai veri e propri modi di dire anche nella vita di tutti i giorni.

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Nata come un modo per divertirsi in casa durante il periodo delle festività natalizie, la Tombola ha così finito per diventare un vero e proprio simbolo di questo periodo dell’anno in tutta la Regione e non solo. Tra battute più o meno divertenti che si ripetono ogni anno, parenti fortunati che portano a casa l’intero bottino e attimi di confusione che costringono alla rilettura di tutti i numeri già estratti, la Tombola rimane dunque un momento unico di unione e allegria, una tradizione tutta partenopea divenuta ormai patrimonio nazionale.

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