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Se la politica precipita nel burrone dell’ignoranza

di Ferrante D’Avalos

La vita politica ischitana, fino a pochi decenni fa si svolgeva attraverso partiti politici che avevano una solida tradizione culturale e una concezione completa della vita economica, sociale, politica locale.

Il gruppo dirigente della Democrazia Cristiana era formato dall’incontro tra la cultura cattolica elaborata da numerosi pensatori e da politici di grande statura come Enzo Mazzella. Anche il Partito comunista sull’isola aveva radici antiche, una grande tradizione filosofica, una visione del mondo e il suo iscritto trovava l’orientamento su tutte le questioni fondamentali della vita. C’erano poi i socialisti, i repubblicani e i liberali, elettoralmente minori, certo, ma fondamentali sul piano culturale perché eredi e custodi della grande tradizione liberale che è la spina dorsale dell’occidente.

Queste strutture politico-culturali si sono dissolte con “Mani pulite”. A Ischia i “nuovi” partiti che hanno sostituito i precedenti non nascono più da una riflessione filosofica e storica, non si sono formati attorno a grandi intellettuali e studiosi di valore, non si sono nemmeno arricchiti chiamando a raccolta tutte le migliori intelligenze, tutte le competenze di cui l’isola è ricca. Basta pensare all’ex sindaco Gianni Buono che in pochi anni ha realizzato il progetto per il depuratore dando vita ad una grande opera e, oggi, dopo oltre 20 anni, con dieci anni di politica Giosiana, non si è riusciti a realizzare ancora niente di concreto.

E in questa arena, qualche anno fa,  si sono subito imposti giovani ambiziosi senza spessore culturale, senza preparazione storico-geopolitica, senza radici filosofiche ma spregiudicati giocolieri della parola, più attenti ai loro problemi che a quelli della nostra comunità che sono riusciti a mettersi contro anche chi remava per loro. All’incontro di ieri con il neo assessore al turismo Corrado Matera (insediatosi pochi  mesi fa) è mancato, per protesta, come scrive lui, Giosi Ferrandino, sindaco del comune di Ischia. La protesta del solitario sindaco – che ha contattato gli altri primi cittadini  dell’isola per invitarli a non partecipare, ricevendo picche – è dovuta al mancato finanziamento – quest’anno – della festa di Sant’Anna. Il sindaco di Ischia dimentica che la festa di Sant’Anna, anche lo scorso anno, non è stata finanziata e dimentica di non aver protestato ma, di aver addirittura invitato a partecipare l’assessore, di centro destra, Pasquale Sommese che all’epoca non concesse il contributo.

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D’Altronde, l’ex assessore al turismo Sommese, pur essendo di un’altra coalizione, è un grande amico del Ferrandino; con lui inizia a fare politica nella Margherita. Un atteggiamento quanto meno originale visto che teoricamente, il sindaco Ferrandino appartiene allo stesso schieramento del neo assessore al turismo Matera ma, abituato Giosi a saltare da un partito all’altro e da una colazione a un’altra, non avendo nessuna etica culturale e politica, forse ad oggi non se ne neanche reso conto.

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La cosa più tragica è che in realtà – come spesso succede nella politica politicante –  i motivi della protesta, del solitario sindaco, sono più miserabili. Probabilmente un favore non fatto da parte dell’assessore Corrado Matera ha generato, nello sperduto Giosi, una sorta di ripicca.

Quindi il sospetto legittimo è che l’atteggiamento del primo cittadino ischitano sia dovuto più a vicende personali che di difesa degli interesse dell’isola. Infine, ci domandiamo, se Giusi – seppur in ritardo – si è accordo che il suo ruolo è anche  di difendere gli interessi dell’isola, per quale ragione ha sempre abbracciato calorosamente l’ex presidente Caldoro, protagonista dei più drammatici tagli del settore del trasporto, della Sanità e del turismo della nostra isola?

Ed è per questo che oggi ci troviamo di fronte a politici locali che non conoscono o non hanno nemmeno il coraggio di nominare i problemi che incombono minacciosi sulla nostra isola. La politica ischitana è affondata nell’abisso dell’ignoranza, del provincialismo, della lite, delle beghe di paese e dell’improvvisazione. Di qui un grande smarrimento nel popolo isolano, un grande senso di incertezza e un atteggiamento di rinuncia di fronte a questi “fenomeni politici” che ci sembrano incontrollabili. Gli ischitani oggi sono un popolo in attesa che non sa cosa succederà e ormai convinto che i suoi nuovi leader ne sappiano meno di lui.

 

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