Negli anni ’40 eravamo davvero giovincelli ci avventuravamo a piedi, partendo dai Pilastri, verso la cima di San Nicola. Si partiva nel pomeriggio e attraverso i sentieri ben tenuti dai boscaioli e contadini di Fiaiano e Buonopane si arrivava alla vetta dove si dormiva per aspettare l’alba. Le celle dei monaci erano le nostre stanze. Ma molti di noi preferivano stare all’aperto.
Ascoltavamo una chitarra che accompagnava una ragazza da una bella voce, guardando le stelle e assopendoci. Si assaporava la bellezza. In tutti i sensi. Qualche volta il ritorno avveniva via Forio per una sosta inevitabile al belvedere di Serrara. La vista è quella che è, ma in quegli anni solo poche case occupavano i grandi spazi. I terreni erano tutti coltivati ed il verde imperava. Oggi sono andato a prendere un caffè al bar del belvedere. Scendevo dalla mia casetta ancora immersa nel verde dell’Epomeo.
Se fai finta di non vedere le costruzioni o non hai avuta la fortuna di esserci stato tanti anni prima il piacere che si trova è ancora tanto. Lo osservi, questo piacere, negli occhi dei tanti turisti presenti. Ho chiuso gli occhi ed ho rivisto il panorama di circa 70 anni fa. Cosa è successo in quei pochi attimi? Ho visto realizzato il progetto del Sindaco Caruso che, approfittando dei fondi europei per il GAL (gruppo agricolo locale), aveva convinto tutti i proprietari delle case da Serrara a Sant’Angelo, visibili dal belvedere, a coltivare sui tetti fiori, piante e prodotti agricoli. Con un progetto articolato, dal belvedere di Serrara si sarebbe gustato un paesaggio cangiante nelle stagioni dell’anno e di una bellezza inaudita.
Forse i nostri consiglieri comunali che si battono per un pugno di dollari dovrebbero andare a scuola di qualche mago. E se le magie fossero realizzabili? Partendo dalla Piramide al Louvre di Renzo Piano per arrivare alla mano di bianco per tutte le case dell’isola di Sandro Petti tante sono pazzie che si sono realizzate nel mondo. Da noi si pensa sempre in piccolo e piccoli si resta.
