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Trasporti: ecco l’esposto contro Caremar, Medmar e Capitaneria

di Francesco Castaldi

ISCHIA – «Spettabile Procuratore della Repubblica di Napoli, siamo dipendenti della società di navigazione Medmar e Caremar che in forma anonima, per evitare ritorsioni, denunciano tutti gli abusi che la società Caremar commette in materia di orario di lavoro/riposo». È con queste parole che si apre il lungo e dettagliato esposto con il quale alcuni dipendenti della due sopraccitate aziende hanno deciso di denunciare le violazioni che, secondo il loro punto di vista, sarebbero state commesse non solo dalla Caremar, ma anche dalla Medmar e dalla Capitaneria di Porto di Napoli. La lettera, oltre ad essere stata inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, è stata inoltrata anche all’Arma dei Carabinieri e, per conoscenza, all’Ispettorato del Lavoro, alla Capitaneria di Porto, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, all’ILO (International Labour Organization), alla Commissione europea per la Mobilità e i Trasporti con sede in Roma, al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e all’associazione Autmare.

LE RESPONSABILITÀ DELLA CAPITANIERIA DI PORTO DI NAPOLI

Leggendo l’esposto emergono, come detto, le responsabilità della Capitaneria. «Si denunzia la Capitaneria di porto di Napoli, che non controlla i registri dell’orario di lavoro come previsto dalle sopra citate leggi, ma al contrario sembra quasi in collusione con la Caremar stessa. Non effettua controlli alla nave in sosta notturna con impianti in funzione e che per disposizioni societarie vengono affidate a personale non imbarcato e non facente parte dell’equipaggio che eseguono lavori coperti da procedure di sicurezza senza le previste figure chiave (Rspp – Rsl) e senza le dovute precauzioni, in sfregio alle ordinanze delle Circomari per tali circostanze. Mancato controllo dei periodi di imbarco che vanno oltre i cinque mesi previsti dal Ccnl di gategoria e dalla contrattazione integrativa. Inoltre in alcuni casi i marittimi che sbarcano per usufruimento ferie e riposi vengono reimpiegati di comandata negando loro il riposo dovuto determinando stress e affaticamento».

LE PESANTI ACCUSE DEI DIPENDENTI NEI CONFRONTI DELLA CAREMAR

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«La dirigenza Caremar – scrivono i dipendenti delle due società marittime – impone ai comandi nave, dietro non tanto velate minacce di licenziamento, la compilazione in maniera fraudolenta dei registri orari di lavoro, imponendo di non trascrivere eventuali ritardi nave e facendo risultare come riposo quei periodi di sosta durante la giornata che nella norma sono destinati a interventi manutentivi effettuati dal bordo e/o da ditte esterne e da quanto previsto dal Dpr n° 435/91 in materia di checklist e controlli da effettuare prima della partenza e durante la navigazione nonché tutte le esercitazioni così come anche previsto dal manuale Sms della Caremar. Pertanto tutto il personale durante tali soste non riposa ma è impegnato in attività lavorativa».

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I MASSACRANTI TURNI DEI LAVORATORI

Se ciò non bastasse, i lavoratori denunciano violazioni all’articolo 2 del decreto legislativo 108/05, che disciplina i limiti dell’orario di lavoro: «Come si evince dal registro dell’orario di lavoro, la dicitura “… ore su un periodo di …” sta ad indicare che deve essere preso in considerazione qualsiasi periodo di 24 ore e/o sette giorni al cui interno siano rispettati i limiti di cu all’articolo 2. Per esempio, un lavoratore che il primo del mese riposa dalle 00:00 alle 12:00 e lavora dalle 12.00 alle 24.00 ed il giorno seguente lavora dalle 00.00 alle 12:00 e riposa dalle 12.00 alle 24.00, in teoria parrebbero rispettati tutti i limiti. Infatti, nel primo giorno vi sono dodici ore di riposo e dodici ore di lavoro così come al secondo giorno. Così non è. Infatti, se si considera il periodo di 24 ore che inizia alle 12.00 del primo giorno e termina alle 12:00 del giorno successivo, si evince che il lavoratore ha effettuato 24 ore di lavoro continuato ed in totale disaccordo con quanto previsto dall’articolo 2 del dlgs. 108/05. Nell’organizzazione del lavoro predisposta dalla Caremar tale condizione non è presa in considerazione, e pertanto si sottopongono i lavoratori a turni di lavoro che rasentano le cento ore di lavoro settimanali».

LA PAUSA PRANZO “NEGATA”

I dipendenti denunciano anche l’orario dell’itinerario 1 (6.00 – 21.15): «Non esiste ora per la consumazione del pasto, che da disposizione societaria deve essere effettuato in due turni di trenta minuti ciascuno e in navigazione dalle 12:30 alle 13:30, e dalle 19:30 alle 20:30. Tutto ciò è in violazione al prima citato Dpr 435/91 in quanto per ogni mensa la nave viene condotta da solo sei persone, le quali non hanno possibilità di effettuare le previste e frequenti ronde durante la navigazione sia in coperta che in macchina, per cui si espone l’unità ed i passeggeri a gravi rischi. A tal proposito, si ricorda l’incendio sulla nave Vincenzo Florio il 29 maggio 2009, l’incendio sulla Norman Atlantic del 28 dicembre 2014 e la vicenda della turista scomparsa sulla nave Sharden il 30 ottobre 2016. Inoltre, l’arco di lavoro non consente le dieci ore di riposo minimo giornaliere e quindi neanche il minimo di settanta ore settimanali. Eventuali interruzioni creerebbero tre interruzioni di riposo giornaliero ed il tutto il frode al sopra citato articolo 2 del Dlgs 108/05».

«Si denuncia – scrivono ancora i lavoratori – l’orario su itinerario 2 per quanto esposto ai punti 1,2,3 ed anche perché in violazione al comma 3 dell’articolo 2 del Dlgs 108/05 in quanto l’intervallo fra i due periodi di riposo è maggiore di quattordici ore. Si denuncia orario su itinerario 3 in quanto non si raggiunge il minimo riposo settimanale. Al momento della denuncia tale itinerario è impegnato da unità HSC che non prevede alloggi né luoghi per il confezionamento e il consumo dei pasti né tanto meno la società prende provvedimento per la fornitura di pasti anche precotti, così come previsto dal Ccnl e come evidenziato dal C.V. Pasquetti della Guardia Costiera di Napoli durante l’ispezione del mese di ottobre 2016».

Inoltre, «sulle navi Medmar/Caremar l’ora per la consumazione del pasto viene considerata come ora di riposo, determinando tre interruzioni giornaliere per il raggiungimento del minimo risposo settimanale/giornaliero, violando così il comma 3 dell’art. 3 del sopra citato Dlgs. 108/05. Viene inoltre violata l’ordinanza 09/2010 in materia di soste notturne nel porto di Ischia. Sulle navi Medmar/Caremar è stata effettuata la riduzione delle tabelle di armamento in sfregio alle normative sulla sicurezza della navigazione, in special modo in un’area altamente trafficata, creando stress ed affaticamento ai lavoratori marittimi». Sulle medesime navi, infine, «vengono svolti lavori notturni da ditte esterne con l’assistenza del personale di bordo che in tal guisa non usufruisce del riposo giornaliero».

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