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Una condanna oltre la tragedia

 

 

Di Mauro Iovino

Martedì scorso ho assistito alla lettura della sentenza, con rito abbreviato, da parte del GUP Paola Piccirillo, sulla tragica, drammatica, inspiegabile morte di Marianna Di Meglio.

Sui particolari giudiziari abbiamo già scritto e non voglio ripetermi, intendo invece soffermarmi su altri aspetti di questa vicenda. Una vicenda dolorosa per entrambe le famiglie; per quella di Marianna una tragedia immane che ha tolto alla sua mamma ed al suo papà un fiorellino che si stava aprendo alla vita, tranciandolo di netto con un taglio che non ha lasciato scampo!

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Marianna non c’è più e non tornerà più indietro, qualsiasi cosa si faccia. Solo il ricordo e l’Amore legheranno la sua mamma, il suo papà, e il suo fratellino a lei, e consentitecelo, anche a noi che siamo rimasti colpiti ed esterefatti per tale scomparsa, come tutti gli ischitani.

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Alla lettura della sentenza ho avuto modo di assistere e toccare con mano anche un altro dolore: quello del padre del giovane Ippolito, condannato a 4 anni e 4 mesi per omicidio colposo ma assolto per gli aspetti legati alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Ippolito attendeva con bramosia la lettura della sentenza, sperava nel suo intimo più profondo in un provvedimento diverso, anche in un’assoluzione del proprio figlio che avrebbe cercato di evitare l’incidente, frenando, sterzando e prestando i propri soccorsi nell’immediatezza dei fatti. Il giudice però non ha ritenuto fondata la perizia di parte della difesa e ha condannato il giovane.

Ebbene, ricordo ancora il volto di questo padre che alla parola “condanna” è risultato essere gravato da un peso terribile, da un senso di corresponsabilità di quanto accaduto.

Dopo la sentenza ho avuto modo di scambiare poche battute con questo padre colpito e provato che da una parte tentava di evidenziare tutti gli elementi a favore nell’operato del proprio figliolo dall’altra esprimeva tutto il dolore per la tragica scomparsa della ragazzina dicendo testualmente: “Noi abbiamo questo dolore nel cuore, tutti i giorni. La nostra vita da quel momento è cambiata e non potremo mai dimenticare quanto successo”. Il peso di un rimorso che è più gravoso di quello stabilito da una condanna del tribunale, seppur dura e pesante come quella del Giudice Piccirillo.

Questa vicenda ha prodotto solo dolore e sofferenza in due famiglie, sicuramente un dolore inspiegabile come quello di Annarita Ferraro e di Giuseppe Di Meglio ma un dolore immane anche in chi è stato parte integrante di tale tragedia, provocandola. Ma far restare questa vicenda nel privato di queste due famiglie, distrutte dal dolore, non sarebbe giusto, per una tragica storia che ha fortemente colpito la comunità isolana, smuovendo coscienze e sollecitando iniziative di commemorazione e ricordo della piccola Marianna. Infatti quella emessa dal Tribunale di Napoli, è una condanna anche per come in questi anni è stato gestito il tema della sicurezza stradale sulla nostra isola e non solo. Di recente, con un colpevole ritardo che ha aperto nuovamente le tante ferite dei familiari delle “vittime della strada”, l’aula del Senato  ha detto “si'” al voto di fiducia chiesto dal Governo sul disegno di legge per l’omicidio stradale. La modifica principale contenuta nella legge è l’introduzione dei due reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali. Un punto di partenza che al momento inasprisce le pene per chi  si mette alla guida in stato di ebbrezza o dopo avere assunto stupefacenti e uccide qualcuno, o se, anche da “lucido”,  la sua velocità di guida è il doppio del consentito. Un intervento legislativo che arriva dopo anni ed anni di discussione, che però non hanno incentivato nel frattempo a fare altro. L’isola d’Ischia è l’emblema di questo sistema distratto, che nonostante abbia pianto molte, troppe vittime, sente ancora molto lontano questa enorme problematica. Non si è mai realmente e concretamente, infatti, investito sulla prevenzione e sulla sicurezza stradale. Non si sono avviate campagne all’interno delle scuole per far comprendere ai nostri ragazzi che quando si mettono alla guida, la loro auto può essere un’arma pericolosa per se e per gli altri. Non si è provato mai ad avviare attività di sensibilizzazione, anche mostrando ciò che accade, quando ci si mette alla guida ubriachi o drogati. Tutto questo non è avvenuto neanche dopo le tragedie,  dopo le frasi di circostanza dette da tanti all’indomani dell’ennesimo incidente. Così come si continua ad investire molto poco sulla sicurezza delle nostre strade, troppo spesso dissestate e male illuminate. Di grande e meritoria importanza è l’opera di controllo e contrasto messa in campo dalle forze dell’ordine, ma prima della repressione ci deve essere la prevenzione. Per questo, credo che questa condanna, così dura, che ha addirittura superato di gran lunga le richieste del Pubblico Ministero, riguardi l’intero sistema, e valga come un vero e proprio avvertimento. Sperando di non rivivere più momenti di tale drammaticità, posso solo appellarmi ai nostri lettori, affinché quest’opera di sensibilizzazione si realizzi, nell’interesse del bene supremo: la vita!

mauroilgolfo@gmail.com

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