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Un’isola avvolta nel degrado, monta la protesta

di Isabella Puca

 

Ischia – «Mi chiamo Giovanni de Angelis […], come sapete, appartengo a una nota famiglia di pittori isolani, ma io mi sento prevalentemente scultore. La lontananza da Ischia (la prima volta a 11 anni in Svizzera) per tanti anni, mi ha permesso di avere uno sguardo più distaccato e quindi più neutrale verso ciò che avviene fra di noi, in termini amministrativi, sociali, paesaggistici, determinanti per gli aspetti qualitativi della vita isolana e turistica. A volte avrei avuto voglia di urlare il mio disappunto davanti a certe realtà, ma poi ha prevalso la mia riservatezza. Le situazioni all’origine del mio sconcerto sono troppe per poterle elencare tutte in questa sede. Ma una domanda antica mi incalza di continuo: gli Ischitani credono di amarla l’isola su cui vivono? Si sono mai chiesti com’era una volta e se fosse proprio inevitabile che diventasse cosi com’é? Amare, nel caso, lo sappiamo tutti, significa accettare e proteggere ciò che ci è stato affidato, ma spesso la percezione dell’operare umano sull’isola mi ricorda più un rapporto utilitaristico e parassitario verso ciò che ci è stato donato, e non quello di una amorevole cura».

É questo uno stralcio dell’accorata lettera scritta dallo scultore Giovanni De Angelis  e affidata al Social Network; in poche ore sono stati tantissimi quelli che l’hanno condivisa  sottolineandone il dissapore in comune: Ischia è un’isola immersa totalmente nel degrado. Dall’abusivismo, all’assenza di una rete fognaria efficiente, ai depuratori che mancano, fino ad arrivare all’assenza di un progetto comune su come gestire il patrimonio culturale ereditato da chi, probabilmente, l’isola l’aveva più a cuore di noi. Basta guardarsi intorno per accorgersene e trovare mancanze, non solo da parte delle amministrazioni, ma anche da parte dei cittadini; nel 2016, infatti, c’è ancora chi di notte, abbandona materassi in strada in pieno centro.

«Non è il turismo il motore economico di Ischia, ma cosa si offre ai turisti? Il mare su cui galleggia di tutto, il modo di interpretare la mobilità al volante è affidato all’anarchia totale, o a un girovagare insensato, (come quello che subisce il pittoresco borgo di Ischia Ponte), ed affrontato in modo del tutto approssimativo. I pedoni maltrattati da traballanti e sconnesse pavimentazioni, lo sviluppo dell’uso delle bici ignorato da una qualsiasi pista ciclabile. La spiaggia del Lido di Ischia abbandonata ai maldestri interventi di presunti tecnici, i cui misfatti, dopo 35 anni, sono ancora riconoscibili nei loro mucchietti di scogli. Il gioiello che era il nostro porto, guardatelo ora cosa è diventato! Pontili realizzati con criteri più che discutibili, sono da anni diventati carcasse ingombranti recintate da pannelli pubblicitari senza soluzione di continuità. E allora, cosa dovrebbe spingere il turista a raggiungerci? Certo il sole ce l’abbiamo, l’acqua termale anche, qualche spiaggia (che nei mesi invernali sono abbandonate a un miserevole degrado) e anche gli alberghi abbiamo, ma basteranno? Da quello che ascolto in giro e in privato da amici cosmopoliti, sembra di no, mi dicono che ci sono sempre più località al mondo che offrono di più e di meglio».

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