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VECCHIE STORIE DELL’ “ACALA-ACALA” DEL NATALE DI PESCATORI E CONTADINI

Certe usanze paesane che affondano le proprie radici in un passato assai lontano, di alcuni secoli addietro non muoiono mai e finiscono col diventare parte della storia di un popolo e del luogo che ne sono stati protagonisti. Poi accade che noi contemporanei scopriamo come hanno vissuto i nostri antenati  e siamo presi dalla voglia di imitarli, trasformando un antico e  comune atto di vita quotidiana in esempio utile per l’immagine culturale e turistica della nostra isola di oggi. Nello specifico ci riferiamo al vecchio “Acala acala” in uso già dal ‘700 fra i contadini dei casolari del Monte di Campagnano, di Piano Liguori, di San Pancrazio e della Scarrupata. Costoro intrecciavano un rapporto di baratto con i pescatori Torresi, di Pozzuoli, di Mergellina e del Borgo di Celsa che erano soliti pescare al largo del  costone ischitano, nella macchia del Felice. Il baratto tra il pescatore ed il contadino, divenuto col tempo tradizione, consisteva nello scambio di parte del  pescato con i prodotti della terra  che i nostri contadini  calavano in capienti canestri dagli strapiombi della costa, dopo aver ascoltato la dura voce del pescatore che dal proprio gozzo avvicinatosi alla  costa, pronunciava la storica espressone “Acala Acala”. L’usanza è continuata fino agli anni ’30 del secolo scorso. Si racconta che il giorno prima della vigilia di Natale di tanti anni fa (si presume sia stato dicembre 1910) tale Pancrazio Scotti era intento a raccogliere nella  sua  porzione di terreno giù alla Scarrupata insalate, broccoli, cappucce  e patate per sfamare la sua famigliola con casa su all’agglomerato di Piano Liguori. Il contadino Pancrazio Scotti mentre sradicava dal terreno il fabbisogno, rattristato in volto pensava all’indomani vigilia di Natale dove per il primo anno , egli stesso, sua moglie e i suoi due figli avrebbero dovuto rinunciare alla cena della vigilia con i tradizionali vermicelli al sugo di polipetti e di qualche altro pesce adatto a quel tipo di piatto, perché era  nella penosa  condizione di non potersi permettere  di comprarli. Sempre triste guardava il mare all’orizzonte. All’improvviso i suoi  occhi si sgranarono ed il volto si rischiarò. Un gozzo con pescatori a bordo di lontano si avvicinava sempre di più verso il punto dove egli era posizionato. La speranza che covava dentro momenti prima, stava per  mutarsi in certezza. I pescatori a bordo del gozzo  che ormai era sotto lo strapiombo basso del costone, lo chiamano col suo nome: “Pancrà, acala acala, ca diman fai a vigilia che pisc nuost”. Pancrazio Scotti di Piano Liguori non credeva ai suoi occhi, erano due suoi conoscenti della spiaggia dei pescatori alla Mandra  i fratelli Rosario  e Franchino Amalfitano. Questa storia ci fu raccontata alcuni anni fa  da Giacomino Cigliano in San Pedro di California. Ora il passato si fonde col presente. La  storia si intreccia con la passione per la cura ed il rispetto dei prodotti naturali della nostra terra. Sull’isola sbocciano appassionati che volentieri impiegano l loro tempo libero a difendere i valori e la pratica dell’agricoltura. Si inventano formule magiche per ricavare da  questo o quel prodotto lavorato della nostra amata terra isolana, pane saponi, creme liquori, dolci e fanno  nascere, specie fra i giovani “gruppi di lavoro” con sigle che sono tutto un programma, come ad esempio  la “Borsa Verde” ed “Ischia Verticale” degli straordinari fratelli Luciana e Pepito  Morgera di Casamicciola. Luciana esprime a piene mani ed a mente sciolta la passione per i prodotti della terra, mentre il fratello Giuseppe ( Pepito per gli amici) è tutto concentrato per le arrampicate nei boschi di zaro e di Fiaiano. Qui per Luciana rientra in scena  il nuovo “Acala Acala”, come a dire acala o’ canisto , acala o’ panaro, rifacendosi all’antica usanza del baratto di cui abbiamo parlato sopra. Ecco che Luciana si sottopone alla prima prova-esperimento scegliendo la location  di Ischia ponte. Infatti  L’antico Borgo di Celsa lo scorso anno,  è stato teatro di una bella dimostrazione,dell’ Acala Acala, promossa  dalla… sempreverde Luciana Morgera  con la collaborazione di un gruppo di sue amiche/ci e colleghe/i di pari entusiasmo. L’idea, per chi era all’oscuro di tutto,  era di quelle che non ti lasciano indifferenti. Anzi, ti incuriosiscono al punto tale che ti spingono a partecipare, dal momento che l’evento  era coinvolgente. Però è stato necessario in primis  sapere di cosa si trattasse. Luciana aveva  spiegato così la sua idea: “L’idea è di riprendere la tradizione dei canisti, i tradizionali cesti lavorati a mano e appendere ai balconi di Ischia ponte. Partiamo da lì, con uno scambio simbolico e cerchiamo di coinvolgere quante più persone conosciamo e che abitano ai piani alti. Proprio come nel passato pescatori e contadini dalle alture della nostra costa si scambiavano pesci appena pescati con i prodotti della terra compreso il vino”.                                                                                                

                                                                                                      antoniolubrano1941@gmail.com

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